21.09.2025
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Politics

Schlein sprona il campo largo: «Uniti battiamo la destra». E Conte: no alleati, né cespugli


Doveva essere una festa. La celebrazione del Pd e del fronte progressista pronto, dopo mesi di trattative complicate su e giù per lo Stivale, a fare incetta di governatori alle urne d’autunno e assestare la spallata al governo della destra. E, almeno in parte, lo è stata. «Dico a Meloni: abituatevi, non vi faremo più il favore di dividerci», suona la carica Elly Schlein dal palco del gran finale della festa dell’Unità di Reggio Emilia: «Uniti e compatti vi batteremo, prima alle regionali e poi alle politiche». Un clima da gioiosa macchina da guerra raffreddato almeno un po’ dall’uscita di Giuseppe Conte. Che dalla festa del Fatto quotidiano sembra di nuovo tirare il freno sull’asse con i dem. «Col Pd non siamo alleati», le parole dell’avvocato. «Stiamo creando un progetto politico per mandare a casa Meloni». Come alle regionali, dove «abbiamo lavorato regione per regione costruendo un progetto». Ma a priori «non ci possiamo dichiarare alleati, noi siamo una forza diversa» e «abbiamo una storia diversa dalla Quercia coi cespugli intorno», insiste il presidente pentastellato. Il centrosinistra, in altre parole, non può essere la riedizione dei Ds egemoni sui partner più piccoli.

IL PROGETTO
Frasi che bastano a far alzare più di un sopracciglio tra i dem. Dove le reazioni vanno dal gelo all’irritazione, fino alle alzate di spalle dell’area riformista: «Il solito Conte», la liquida qualcuno. Così come non passa inosservato il fatto che l’apparente stop arrivi proprio mentre l’avvocato si trova di fronte alla platea del Fatto, e quindi a un pubblico talvolta critico sulle nozze tra Pd e Cinquestelle. Mentre solo 24 ore prima, dal palco della festa dell’Unità di Reggio, Conte era parso pronto a tuffarsi il progetto del campo largo. Cos’è cambiato? Nessuna retromarcia, si affretta a precisare l’ex premier: «Ogni giorno lavoriamo per costruire un progetto per contrastare questa destra estremista. Ma alleati saremo quando convergeremo sul progetto progressista, nero su bianco». Del resto gli iscritti col voto online avevano battezzato il Movimento come forza progressista sì, ma indipendente. E quindi insieme a prescindere no, spiegano gli stellati: «Prima scriviamo il programma per battere Meloni. Poi cerchiamo l’interprete più credibile, come alle regionali. A quel punto avremo l’alleanza, ma sul progetto». Ed è un percorso sul quale, assicurano, indietro non si torna.

Chissà se a Schlein la rassicurazione basterà. In oltre un’ora di intervento, la segretaria non fa cenno al calcetto assestatole dall’alleato. A Conte però recapita un messaggio, fedele alla linea del «testardamente unitari». «Non perdiamo tempo in competizioni fra di noi – invita la segretaria – ogni minuto passato in polemiche al nostro interno è un minuto in meno a pungolare il governo». Poi il grido di battaglia: «Andiamo a vincere insieme le regionali e continuiamo a lavorare insieme sui temi concreti». Il resto seguirà. «La gente ci chiede unità e coerenza del progetto. Diamoci il tempo giusto per farlo maturare», avverte Schlein ancora rivolta all’avvocato, ma «non facciamo l’errore di arrivare all’ultimo». A Reggio, dicono dal Pd, sono in più di duemila ad ascoltare la segretaria. Lei si collega con la Global Sumud Flotilla, a cui hanno preso parte pure alcuni esponenti dem. Annuncia il congresso unitario dei Giovani democratici, in stallo da mesi perché anche loro alle prese con le spaccature interne. E abbraccia sul palco Stefano Bonaccini in nome della pax con la minoranza riformista. Uniti e compatti per vincere, è il mantra. Al quale poco dopo replica la premier via social: «La differenza è semplice – punge Meloni – noi siamo uniti da valori comuni e da una visione, loro solo dall’ossessione di battere noi».

© RIPRODUZIONE RISERVATA


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