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Schlein sceglie l’Aventino, Conte fa il nome per il Cda


«Noi coerenti, altri hanno cambiato opinione». Così nell’assemblea lampo serale con i gruppi parlamentari, dove ha parlato solo lei, Elly Schlein schiera il suo partito per la lotta dura senza paura contro il rinnovo dei vertici Rai e tira una bordata agli stellati e ai rosso-verdi che si sono defilati dalla strategia dem. Aventino aveva detto la leader del Pd e Aventino oggi sarà nelle aule parlamentari. In tanti, colleghi di partito, ma soprattutto Conte, Fratoianni e Bonelli, hanno cercato di convincere Schlein lungo tutta la giornata: «Elly, guarda che se facciamo l’Aventino e ci mettiamo fuori dalla Rai, la destra si prende tutto, marcia su Viale Mazzini e Saxa Rubra, anzi è già lì dentro ma non le basta mai, e saremo responsabili di aver dato campo libero a TeleMeloni». Ma la segretaria del Pd non ha ceduto, e all’assemblea ha ribadito: «Niente accordi, niente inciuci». E poi: «Vogliono rinviare la riforma al duemilamai e intanto vogliono solo spartirsi posti». «Ma guarda che così — le aveva detto Conte — a rompere il campo largo non sono io ma sei tu perché è un suicidio lasciare tutto lo spazio alla destra e noi non possiamo seguirti». Ovvero: i rosso-verdi di Bonelli e Fratoianni, per avere il consigliere amico, Roberto Natale, ex segretario dell’Usigrai, non fanno stamane l’Aventino e partecipano al voto e così anche Conte. 

I 5 stelle, per avere in Cda il rappresentante loro, l’avvocato Alessandro Di Majo, che è un uscente rientrante nella governance Rai e di cui Conte si fida moltissimo, prendono parte allo scrutinio. Quello che porterà, con ogni probabilità, il centrodestra a votare per Antonio Marano o, le ultime quotazioni lo danno in risalita, per Alessandro Casarin (quota Lega) e per Valeria Falcone (FdI, ex portavoce di Meloni quando era ministra della Gioventù). Marano o Casarin saranno il probabile presidente ad interim in quanto consiglieri più anziani, nel caso Simona Agnes fortissimamente voluta da Forza Italia non dovesse farcela a farsi votare in Vigilanza Rai (nei prossimi giorni) come presidente a tutti gli effetti: mancano due voti al momento e per legge devono arrivare dalle opposizioni e magari arriveranno prima o poi proprio dagli stellati magari in maniera più o meno nascosta, perché ufficialmente Conte ha fatto intendere che come presidente di garanzia vede qualcun altro e non lei. Ma il suo niet — sono convinti a destra — può essere flessibile, a seconda di che cosa, la direzione di RaiNews 24 o addirittura il Tg3, viene offerto a M5S.

E comunque, Schlein si sente in una botte di ferro, ovvero Pd sull’Aventino da cui può sparare da subito contro TeleMeloni e in nome di una purezza non lottizzatoria, ma tanto Avs vota Roberto Natale, che è più vicino alla cultura combat di Elly rispetto a tanti nomi possibili del Pd (per esempio Antonio Di Bella). E in una botte di ferro si sentono quelli di destra. FdI prende l’ad (il Mef è pronto a designare Giampaolo Rossi per questo ruolo e Agnes per la presidenza ma le servono i voti), la Lega prende il presidente ad interim (conta poco ma è una bandiera) ma allo stesso tempo ha buoni rapporti con Roberto Sergio che da ad diventerà dg e a soffrire al momento è Forza Italia che non molla la Agnes e spera di vederla issata nella poltrona che merita. «Due voti si trovano…», dicono nel centrodestra, «magari non subito ma tra un po’». 

I TENTATIVI
Secondo i ragionamenti che si fanno in ambienti di maggioranza, in caso di bocciatura si farà un secondo tentativo per Simona, come accaduto nel 2018 per la conferma di Marcello Foa al vertice della tv pubblica. Nel caso di un secondo stop, spiegano le stesse fonti, sulla presidenza si dovrà cercare un’intesa con le opposizioni. E Conte si dice prontissimo. A quel punto, il Pd resterà in posizione di lotta dura senza paura oppure scenderà dall’Aventino e cercherà con tutti gli altri il nome giusto al posto giusto? Più probabile la prima che la seconda opzione. 

La solitudine di Schlein e il campo largo che è saltato sono le immagini del momento. Elly in mattinata ha visto i componenti dem in Vigilanza Rai e quelli sono usciti dalla riunione tutti schierati con lei ufficialmente ma più di qualcuno un po’ dubbioso nell’intimo: «Lei non vuole dare la sensazione che legittimiamo l’occupazione meloniana della Rai e vabbé: ubbidiamo alla segretaria e saliamo sull’Aventino». Anche se, ricorda qualcuno di loro, al tempo del fascismo, quello vero, portò immensa sfortuna agli oppositori. Schlein parla con tutti. «Non votare i consiglieri è un regalo alla destra che ha già occupato tutto l’occupabile», le dicono sia Bonelli sia Conte. E lei: «Così state sdoganando TeleMeloni». M5S e Avs sono contenti che la destra sia disponibile a fare la nuova legge secondo il Media Freedom Act Ue, e al Senato l’iter comincerà già il primo ottobre, ma Schlein è scetticissima: «Ci prendono in giro, figuriamoci se mollano il comando del governo sulla Rai, come prescriverebbe il Freedom Act». E poi alla riunione plenaria di mezz’ora all’ora di cena con i suoi: «Ragazzi — ha concluso Schlein, che comunque si è assicurata l’appoggio di Italia Viva, ormai nuovo perno dell’alleanza — è inutile il rinnovo del board, perché la destra la Rai già se l’è abbondantemente presa e noi non possiamo partecipare al loro gioco come comparse». O come utili idioti. Ma non usa questa espressione Elly, sennò farebbe offendere personalmente Conte, Fratoianni e Bonelli. 

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