ROMA Piazza contro piazza a Genova, venerdì 25 ottobre, e sarà più piena quella del centrosinistra anche detto ex campo largo (Renzi è fuori per il niet di Conte) o quella del centro destra in versione quartetto (Meloni, Tajani, Salvini, Lupi, Cesa) e comunque guai a dimenticare il motto di Pietro Nenni «piazze piene urne vuote»? Da una parte il tre volte ministro Andrea Orlando e dall’altra parte il sindaco di Genova Marco Bucci. Chi la spunterà in questo derby della lanterna che in verità è un derby Italia perché se la sinistra perde il primo round delle Regionali, il 27 e 28 ottobre, sfuma lo sperato 3 a zero e se lo perde il centrodestra il campo largo, anzi morto, si rianima e affronta in volata le consultazioni di novembre in Emilia Romagna (vittoria quasi sicura) e in Umbria (vittoria sempre più in bilico)?
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GLI SCHIERAMENTI
Tutti i leader del centrosinistra (Schlein, Conte, Bonelli, Fratoianni, Calenda, e Renzi no) daranno prova di unità, almeno di facciata, in centro a Genova, mentre il quartetto avversario (Beatles contro Rolling Stones? Oasis contro Blur?) in contemporanea andrà sul palco a qualche centinaia di metri di distanza al Magazzini del cotone del porto antico della capitale ligure. Schlein contro Meloni, ecco, e Elly contro Giorgia e viceversa. Loro e i loro emissari (sfilata di vicepremier, ministri e viceministri e sottosegretari in questi giorni a Genova e dintorni) stanno molto concentrando l’attenzione sulla regione diventata strategica per gli equilibri nazionali.
Giorgia ai suoi: «Pancia a terra, e ognuno ce la metta tutta. Io per prima». Elly a suoi: «Ma davvero Bucci sta rimontando su Orlando? Giochiamo questa partita con tutte le nostre energie, va scatenato l’effetto bandwagon, si vince in Liguria e si fa filotto». Il triplete del centrosinistra è l’obiettivo del Nazareno: il tre a zero. Ma se poi finisce due a uno per la destra, con Liguria e Umbria a Meloni e la sola Emilia a Schlein?
Inutile chiedersi chi ha più da perdere tra centrodestra e centrosinistra. Perché una mazzata per gli uni o per gli altri, nella prima prova del campionato d’autunno sui campi regionali (e in Umbria l’alleanza della destra con il sindaco Bandecchi è un vantaggio ma lo sono ancora di più le dichiarazioni anti-abortiste della candidata civica del centrosinistra e sindaca di Assisi, Proietti, per nulla gradite al popolo della sinistra), significherebbe per Meloni che la luna di miele con gli elettori si è appannata, che la questione morale (caso Toti) penalizza chi la minimizza (e comunque si sta chiedendo al governatore uscente e che ha patteggiato nella sua vicenda giudiziaria di tenersi lontano dai riflettori, cosa che lui non fa anche perché ha un libro fresco di stampa da lanciare e che racconta il suo «calvario») e che in fondo le varie diatribe nazionali oltre che locali interne alla maggioranza qualche conseguenza possono averla nell’umore dell’elettorato di riferimento.
PRIMARIE
Per Schlein la partita è ancora più insidiosa. Il sondaggi davano la sinistra di dieci punti avanti alla destra all’inizio della gara. Ora Orlando le previsioni parlano di un testa a testa. Con leggero vantaggio di Bucci su Orlando. Grave problema. Perdere il primo test autunnale per la segretaria del Pd significa una serie di complicazioni.
La prima: Renzi, che si è autoescluso dalla coalizione a causa dei veti M5S, avrà in quel cado buon gioco per dire: senza i miei piccoli decimali aggiuntivi al fu campo largo, il Pd non vince. La seconda: non è che la sinistra a trazione sinistra, e poco moderata, cioè quella di Schlein, è destinata a non toccare palla a livello nazionale se addirittura perde in Liguria dove la vittoria pareva assicurata (e viene da pensare che se in America dovesse farcela la moderata Kamala su Trump non sarebbe un buon segno per Elly che invece moderata non vuole essere)? La terza: nel Pd si riaprirebbe non la lotta per la segreteria, ma il tiro a bersaglio contro Schlein. La quarta: Conte, che comunque le previsioni danno molto basso, e lontano dal 10 per cento in Liguria, avrebbe buon gioco nell’eventualità della sconfitta d’infierire sulla leader dem.
E oltretutto, più andrà male M5S, e bene non si prevede che vada, e più Conte imputerà la sconfitta alla troppa vicinanza con il Pd e infatti già sta tentando in tutti i modi di distaccarsene. Al netto, ma neanche tanto del risultato ligure, la strategia di Conte (eternamente orfano di Palazzo Chigi) prevederebbe questo: farsi leader del conglomerato giallo-rosso-verde comprendente Fratoianni e Bonelli e avviarsi verso questa proposta in vista delle elezioni politiche 2027: facciamo le primarie del centrosinistra, io contro Schlein, e vinca il migliore.
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