Buone notizie per i dipendenti pubblici che chiedono l’anticipo del Tfs in banca. Il rendistato generale, l’indice che fotografa l’andamento di un paniere di titoli di Stato, sulla base del quale gli istituti di credito calcolano il tasso di interesse da applicare su questo tipo di finanziamenti, si mantiene stabile sotto il 3% da ormai tre mesi. A luglio, secondo l’ultimo bollettino di Bankitalia, l’asticella si è attestata al 2,969%, dal 2,929% di giugno. A maggio il rendistato si posizionava una spanna più in alto, al 2,997%.
LA SPESA
Considerato che il tasso di interesse viene determinato sommando lo spread (0,5%) al rendistato, oggi per un anticipo di 45mila euro – questa la somma massima richiedibile in banca da parte degli statali – si pagano in media circa 1.500 euro di interessi. L’anno scorso, per la medesima somma, la spesa per gli interessi si aggirava attorno ai duemila euro.
Il rendistato varia a seconda delle fasce di vita. L’ultima rilevazione della Banca d’Italia, riferita al mese di luglio, vede all’1,94% il rendistato per la fascia di vita compresa tra 1 anno e 1 anno e 6 mesi, quella più breve. L’asticella sale al 2,77% per la fascia di vita compresa tra 4 anni e 7 mesi e 6 anni e 6 mesi e arriva al 4,22% per quella che parte da 20 anni e 7 mesi.
All’Inps, nel frattempo, sono arrivate in questi mesi centinaia di diffide di dipendenti pubblici che, richiamando all’attenzione la sentenza n. 130 del 2023 della Corte Costituzionale, reclamano uniformità di trattamento con i colleghi del privato e invocano lo stop al pagamento rateizzato e differito del Tfs, introdotto nel 2011 dal governo Monti per salvare il Paese dalla crisi dello spread.
La Consulta due anni fa ha chiesto al Parlamento di intervenire per ristabilire la parità di trattamento tra pubblico e privato. Da allora sono state avanzate alcune proposte di legge che però si sono subito inabissate per assenza di coperture. Anche il Consiglio di indirizzo e vigilanza dell’Inps spinge affinché venga trovata una soluzione al più presto. «Va data attuazione ai dettati della Corte Costituzionale che con sentenza n. 130/2023 ha invitato il legislatore a superare la disciplina sul differimento della liquidazione del Tfs ai dipendenti della Pubblica amministrazione, la quale seppur giustificabile temporaneamente a fini di contenimento della spesa pubblica risulterebbe contraria all’art. 3 della Costituzione nel caso in cui diventasse permanente», si legge nella relazione programmatica 2026-2028 del Civ.
I DIPENDENTI
L’anticipo del Tfs è un finanziamento rivolto ai dipendenti della Pubblica amministrazione che hanno raggiunto la pensione o cessato il rapporto di lavoro e che desiderano ricevere la liquidazione in un’unica soluzione. La richiesta di anticipo può essere fatta, come detto, fino a un importo massimo di 45.000 euro. L’elenco degli istituti di credito che aderiscono all’accordo quadro per l’anticipo del Tfs a un tasso agevolato ai dipendenti pubblici è consultabile online sul sito del ministero del Lavoro. Fanno parte della lista diverse banche di credito cooperativo. Per richiedere il prestito in banca è necessario presentare in filiale la certificazione dell’anticipo Tfs rilasciato dall’ente erogatore, l’autodichiarazione dello stato di famiglia e, in caso di Tfs ordinario, un documento di reddito.
Quando le banche hanno iniziato a prestare i soldi della liquidazione ai dipendenti pubblici in convenzione con lo Stato, il rendistato si posizionava sotto l’un per cento. Risultato? Cinque anni fa per un prestito di 45mila euro i dipendenti pubblici pagavano in media circa 500 euro di interessi, un terzo rispetto a oggi.
L’IMPORTO
Nel pubblico il versamento rateizzato della liquidazione parte dopo un anno nel caso dei dipendenti cessati dal servizio per raggiunti limiti di età. La prima rata può coprire al massimo 50mila euro. La seconda, che scatta dopo altri dodici mesi, arriva fino a un massimo di 100 mila euro. La terza, infine, copre la parte restante. Ma ci sono dipendenti pubblici che hanno aspettato anche più di 5 anni prima di ricevere tutti i soldi della liquidazione. L’importo medio lordo del Tfs maturato dai dipendenti cessati per vecchiaia o limiti di servizio è pari a circa 82mila euro, secondo i calcoli dell’Inps. Quello per dimissioni è di 74.000 euro, mentre quello per decesso è superiore a 66.000 euro.
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