19.05.2025
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Sports

«Saremo la squadra che l’Italia si aspetta, giovane, solida e compatta»


Piscina, mare, lago, Greg nuota ovunque. Ma a fiume? Ma la Senna?

«Ci ho gareggiato due anni fa, magari non era nel tratto previsto per le Olimpiadi, dentro Parigi; era un canale, un affluente. Era una 10 chilometri di Coppa del Mondo e l’ho pure vinta».

Cosa non ha vinto Gregorio Paltrinieri? Ora verso i suoi quarti Giochi…

«L’avvicinamento alle Olimpiadi è sempre bello, sempre diverso, uno dall’altro, e diverso da tutti gli avvicinamenti a tutte le gare. Ogni volta è come la prima, e dura quattro anni sempre nuovi».

Stavolta sono stati solo 3.

«Ma sono stati lunghi ugualmente, e con mille situazioni in mezzo».

Cominciamo da Londra 2012.

«Era una scoperta, ero un ragazzino nel paese dei balocchi».

Rio 2016?

«Sono stati i Giochi della pressione e della responsabilità. La pressione mi piace, la responsabilità pure».

Tokyo 2020?

«Miracoloso. Non stavo bene, è stata una delle gare più belle della mia vita». Parigi 2024? «Ve lo dico ad agosto…».

Los Angeles 2028?

«Ne parliamo dopo Parigi».

Hanno modificato il calendario in California: prima l’atletica, poi il nuoto, una settimana dopo.

«Una settimana in più per me è uno svantaggio…».

Che sa della Senna?

«Niente e questa incertezza non fa bene; si gareggerà lì? Altrove? E dove? E in che giorno?».

Intanto ministra e sindaca hanno fatto il bagnetto… Lei poi deve studiare anche come seguire Rossella Fiamingo, la spadista sua fidanzata…

«Il suo torneo individuale non posso vederlo: sarà il primo giorno ed io sarò ancora in altura a Livigno, arrivo dopo, scenderò all’ultimo momento».

Però la gara a squadre…

«Quella potrò vederla».

Magari con un finale alla Zatopek-Zatopekova, che si baciarono settant’anni fa sul podio, tutti e due con l’oro.

«Chissà, magari la rifacciamo dopo».

Piscina e fondo, un duetto sempre più frequentato…

«Ho imparato molto nel fondo da quando lo faccio e quel che ho imparato mi serve pure in piscina. Certo sono gare diverse, anche se l’allenamento è sempre, alla fine, andare avanti e indietro. Ma basterebbe un dato a sottolineare la diversità: gli 800 durano 7 minuti, la 10 chilometri due ore, non è una differenza da poco».

In vasca i soliti nomi.

«Wiffen, l’irlandese, per me è il favorito. E’ il campione del mondo in carica di 800 e 1500, dunque… Non guarderei troppo ai suoi 400 nel ‘Sette Colli’. Noi mezzofondisti i 400 li facciamo e non li facciamo, anche a me è successo certe volte. E poi andare troppo forte al ‘Sette Colli’ sarebbe stata una preoccupazione, non ci sarebbero stati margini di miglioramento, significherebbe il top già raggiunto. Fossi un velocista vorrei fare sempre il mio personale, ma io, una volta, ho fatto 15.15 sui 1500 e un mese dopo ho vinto il mondiale negli 800 e fatto 14.38 bei 1500. Al ‘Sette Colli’ si va per gareggiare, non per fare i tempi: le Olimpiadi sono troppo vicine…».

A Belgrado una strambata geniale le ha portato l’oro nella 10 chilometri…

«Bella gara, non la vincevo da un paio d’anni; avevo vinto la 5 e la staffetta, avevo fatto belle 10, ma vinte solo due anni fa. Nel fondo l’Italia è fortissima da tanto tempo, ci invidiano in Europa e nel mondo».

E in vasca?

«E’ una nazionale solida e compatta. Siamo cambiati da quando Battistelli vinse, primo uomo italiano, una medaglia a Seul ’88. Ora siamo un bel mix di giovani e meno. C’è pressione ma meglio sentirla che no. Vuol dire che il movimento sta facendo bene. Io preferisco la pressione».

E l’andare bene. Promesse per Parigi?

«Portare a casa tante medaglie può essere un sogno, quindi irreale; prometterlo anche peggio. La cosa che possiamo promettere, gli azzurri ed io, è l’impegno. Saremo la squadra che l’Italia si aspetta, giovane, e, ripeto, solida e compatta».

Dicono che la variazione fondo-piscina faccia di lei un vero fantasista, un numero 10 del calcio…

«Mi sento più un 8».

Alla Tardelli?

La risposta è solo un sorriso.

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