Notizie Nel Mondo - Notizie, affari, cultura Blog Politics sarà il test decisivo. Pressing dem per il ritiro, Kamala Harris “si scalda”
Politics

sarà il test decisivo. Pressing dem per il ritiro, Kamala Harris “si scalda”


Non sarà l’ennesima celebrazione. Al summit della Nato che si apre domani a Washington la posta in gioco è altissima, per l’America e l’Europa intera. Anche per Giorgia Meloni. La premier italiana torna oggi all’ombra della Casa Bianca, accompagnata dai ministri di Esteri e Difesa Antonio Tajani e Guido Crosetto. L’occasione è il ritrovo dell’Alleanza atlantica nel suo 75esimo anniversario. Agenda piena. Gli aiuti all’Ucraina, «almeno altri 40 miliardi di dollari» preannuncia il segretario uscente Jens Stoltenberg, che qui darà il cambio al suo successore, l’olandese Mark Rutte. L’ingresso ufficiale della Svezia, E poi gli investimenti in Difesa, l’obiettivo di spesa del 2 per cento del Pil che l’Italia proverá a centrare entro il 2028 ma resta ancora una chimera. Fino al fronte Sud, la minaccia russa in Africa e i traffici di esseri umani su cui Meloni chiederà un segnale nel comunicato finale. Ma come spesso succede è la cornice il vero quadro.

Biden non si tira indietro e va avanti ma nel partito esplode l’ansia: «Siamo spacciati». Si torna a parlare di Kamala Harris e anche di Nancy Pelosi

L’AGENDA

E l’elefante nella stanza è Joe Biden, in questa tre giorni di ritrovo americano. Il padrone di casa sarà ancora padrone, dal 5 novembre in poi? L’ombra di Donald Trump si staglia su Pennsylvania Avenue e un presidente stanco, fiaccato dal disastroso dibattito tv, in crisi fra gli stessi democratici. Farà un passo indietro? I diplomatici europei sono convinti di sì – anche chi consiglia la premier a Palazzo Chigi guarda già a Kamala Harris o a Michelle Obama come probabili rimpiazzi – lui nega, «lotterò e batterò Trump» prometteva ancora sabato. Riflettori puntati sulla conferenza stampa di giovedì e sui vis-a-vis con gli alleati. Basterà un cenno – una distrazione, una frase pasticciata – per creare scompiglio nelle cancellerie europee. E, secondo “Politico”, anche i leader mondiali cominciano ad essere preoccupati. Mentre Kamala Harris “scalda” i motori: attacca Trum senza parlare di Biden, dice «ce la faremo», corteggia l’elettorato dei neri. E oggi il leader dei democratici alla Camera, Hakeem Jeffries, farà una riunione con la leadership democratica alla Camera per capire come procedere con Biden tra i democratici. Tornando alla Nato, la cornice, si diceva, conta più del quadro. Vale anche per Meloni, che in questa settimana americana deciderà, paradossalmente, il suo destino europeo. Oggi nascerà a Bruxelles il gruppo dei “Patrioti” con la benedizione di Le Pen, Salvini e dei suoi ex alleati spagnoli di Vox, musica per le orecchie di Putin. Nel frattempo, l’onda delle urne francesi, può incidere sugli equilibri a Bruxelles. La premier italiana tratta con Ursula von der Leyen per i voti di Fratelli d’Italia in Europarlamento, vuole un ruolo di peso nella prossima Commissione. Probabile che trovi il tempo per discutere di top jobs con i leader europei in America, tra un ritaglio e l’altro. Farà della scelta atlantista, rinnovata qui a Washington, un punto di forza. Fatti e non solo parole. In dote porta il nono pacchetto di aiuti militari a Kiev – dentro una batteria Samp-T e anche missili a lungo raggio – e ha firmato un accordo di sostegno militare decennale a Zelensky che pone l’Italia nel gruppo di testa degli amici ucraini. Alla Nato la premier chiede però un segnale concreto per il fronte Sud, il Mediterraneo e l’Africa dove molto si gioca della sicurezza Italiana. Qualcosa si muove. Non solo il comando militare all’Ammiraglio Giuseppe Cavo Dragone, a partire dal 2025, ma anche l’inaugurazione del Comando Nato a Reazione Rapida (Nrdc-Ita) a Solbiate Olona, vicino Varese, di cui l’Italia è al timone dal primo luglio. Sarà il quartier generale della Forza di intervento rapido – 300mila soldati alleati – pronta a scendere in campo in caso di minacce immediate all’Alleanza. Un altro messaggio a Putin.

LE MOSSE ITALIANE

Il fianco Sud è il vero cruccio di Meloni. L’Africa subsahariana ribolle, in Sahel Russia e Cina dettano legge, l’instabilità si propaga. Serve un segnale di attenzione e potrebbe concretizzarsi in un inviato speciale della NATO per il Sud che l’Italia reclamerà al tavolo con gli alleati. Si gioca molto la premier a Washington. Ha tenuto la barra dritta sulla linea atlantista e il sostegno a Kiev, nonostante i crescenti mal di pancia in maggioranza. Sull’impegno finanziario della Nato gli americani chiederanno di fare molto di più- l’Italia è tra gli ultimi Paesi per quota di PIL spesa in Difesa — la premier ha già messo al lavoro Crosetto, Giorgetti e Mantovano per studiare come accelerare la marcia verso il target del 2 per cento. Accortezze utili a preparare il terreno per il possibile ritorno di Trump alla Casa Bianca. Non ha mai fatto sconti agli europei il Tycoon e non li farà neanche all’Italia, nonostante il feeling con Meloni e la destra al timone. È lui il vero convitato di pietra di questa settimana americana.

© RIPRODUZIONE RISERVATA

Exit mobile version