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Sangiuliano capolista di FdI alle Regionali in Campania. De Luca agita l’asse Pd-M5S


L’uomo forte di Forza Italia in Campania, Fulvio Martusciello, assicura: «I sondaggi dimostrano il grande recupero che stiamo facendo e parlano di appena 3 punti di differenza tra il candidato di centrosinistra e il nostro, a dimostrazione che il vantaggio che aveva Fico all’inizio non c’è più. E Cirielli sta crescendo». Il sondaggio che la destra campana ha richiesto a Tecnè arriverà domani ma si respira, dalle parti di Cirielli, di FdI e degli azzurri, un moderato ottimismo del tipo: possiamo giocarcela. E questo è il mood che si respirava ieri sera, a Palma Campana, zona vesuviana, nel primo comizio da capolista per FdI di Gennaro Sangiuliano, ex ministro che torna ai suoi primi amori: la politica territoriale (42 anni fa venne eletto consigliere circoscrizionale nel quartiere di Soccavo a Napoli) e la terra natia, la Campania: «Per la quale ho fatto molto da ministro e farò tanto ancora, se verrò eletto, come consigliere regionale». Ieri sera in attesa del suo arrivo i compagni di partito intonavano in suo onore «Torna a Surriento» («Gennaro adora il bel canto napoletano») per celebrare il suo rientro da Parigi (dove è finora corrispondente per la Rai) in direzione Golfo, l’abbandono del Cafe Flore per il Caffè Gambrinus o comunque il ricongiungimento in salsa campana con le sorelle Meloni che assai lo hanno voluto in lista. «Arianna ha tanto insistito e Giorgia mi ha scritto di essere contenta perché ho fatto questa scelta», osserva Sangiuliano.

Rieccolo, insomma. L’Usigrai polemizza («La Rai non è un taxi») per la sua corsa, come se i giornalisti di sinistra del servizio non avessero sempre fatto questo: lasciare l’azienda radiotelevisiva per candidarsi in politica anche alle Regionali, si vedano i casi di Marrazzo e di Badaloni. Ma Sangiuliano non si scompone: «Ho chiesto il permesso elettorale, quello che prescrive la legge italiana. Se sarò eletto, andrò in aspettativa: ma avendo 63 anni, la mia eventuale elezione sconfinerebbe nella pensione». 

I SUPPORTER

Probabilmente, dopo essere eletto in consiglio regionale, approderà al Senato nelle Politiche del 2027 l’ex ministro dei Beni Culturali. Ma questo, semmai, si vedrà. Adesso, ha ottime chance di riuscita alle Regionali del 23 e 24 novembre. Non solo perché le sorelle Meloni molto lo sostengono, e così FdI sul territorio e anche i ministri in carica: ieri c’era Lollobrigida per l’esordio di Gennaro e gli altri meloniani dell’esecutivo arriveranno a supportarlo nel corso della campagna elettorale. In più, c’è che egli farà coppia sulla scheda con Ira Fele. Chi? E’ la moglie di Michele Schiano di Visconti, deputato FdI e coordinatore napoletano del partito, carico di notorietà e di voti sul territorio. Un’altra donna invece Sangiuliano l’avrà contro, ossia Maria Rosaria Boccia — la celebre pompeiana, i due adesso sono in causa — che gareggia nella lista campana di Bandecchi. Ma di questo Gennaro non vuole parlare. E’ concentrato sulla politica. «Ho creato da ministro — racconta — la più grande infrastruttura culturale d’Europa, ossia la rinascita del settecentesco Albergo dei Poveri a Napoli». 

Il format del politico concreto e fattivo è quello che si è scelto Sangiuliano. Crede assai nella sfida che ha intrapreso: «Non sono un candidato contro, sono un candidato per. Stiamo recuperando alla grande e con Cirielli vinceremo». Anche sfruttando le novità come quelle rappresentate dalla lista di Forza Italia, di cui ieri Martusciello ha presentato i 5 capolista, tre donne e due uomini, tutti provenienti dalla società civile. 

IMPRESA DIFFICILE

A destra, però, c’è chi non nasconde la difficoltà dell’impresa. Non tanto per la forza personale di Fico ma per la forza della sinistra in Campania: do you remember De Luca? Non solo don Vicienz’ è in battaglia con la sua lista A Testa Alta ma intende far ballare tutti, portare in consiglio molti dei suoi, assicurare per uno di loro la vicepresidenza della Regione (il patto con la coalizione di centrosinistra sarebbe questo) e condizionare Fico, di cui ha massima disistima, su tutto. Impedirgli di governare per poi farlo cadere magari dopo un anno o due con l’aiuto dei tanti deluchiani che si stanno candidando con la destra? Chissà. Intanto chi, e non sono pochi, nel centrodestra non è molto ottimista fa questi calcoli (ma il corso della campagna elettorale li potrebbe molto modificare e a sinistra qualche tremore c’è): M5S e la lista Fico al 20 per cento, il Pd un altro 20 per cento, il 10 a De Luca e un altro 5 grazie alle liste collegate (quella di Mastella per esempio che candida il figlio Pellegrino). In totale, il 55 per cento. Riuscirà il centrodestra a fare di più o dovrà accontentarsi di una sconfitta sia pure non più oceanica come avvenne contro De Luca? «Dobbiamo ridurre il più possibile l’astensionismo e poi ce la potremo fare», è la scommessa degli aruspici del melonismo ma solo la Sibilla Cumana, se ci fosse ancora, potrebbe dare qualche certezza.


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