10.05.2025
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Politics

Romania, Salvini: «Stop interferenze su un Paese democratico». Tajani: «Vediamo il ballottaggio»


Boom. La vittoria del candidato dell’ultradestra George Simion nel primo turno delle presidenziali in Romania deflagra “in casa”- mettendo alla porta il premier Marcel Ciolacu — e fa rumore in tutta Europa. Dove il vento sovranista non smette di spirare, ma al contrario sembra soffiare più forte. Gongola per la vittoria del leader del partito Aur — fan euroscettico di Donald Trump con il sogno nel cassetto di essere il «presidente Maga» — Marine Le Pen, che vede nel voto dei rumeni «un boomerang molto bello» servito «alla signora Von der Leyen». «Il popolo romeno è sempre più vicino a recuperare libertà e sovranità», le parole del leader degli ultraconservatori spagnoli di Vox, Santiago Abascal, che prende la palla al balzo per tornare a puntare il dito contro «l’ondata liberticida che colpisce l’Europa, condotta dalla Commissione europea di popolari e socialisti».

LA LEGA

In scia, ça va sans dire, il vicepremier e leader della Lega Matteo Salvini. «Spero che nessuno osi più interferire con la democrazia in un Paese membro dell’Ue. Fermare le elezioni a urne aperte e arrestare un candidato è roba da regime, non da Europa». Tra Salvini e Simion uno scambio di messaggi via Whatsapp. «Spero diventi presidente della repubblica e che nessuno torni a intervenire su un processo democratico in un paese membro dell’Ue», rincara la dose il ministro alle Infrastrutture tornando a criticare l’annullamento del primo turno delle elezioni per presunte ingerenze russe. «Quello che sta accadendo in Francia ai danni della Le Pen o quello che si paventa in Germania ai danni dell’Afp è tutto fuorché democratico — dice ancora Salvini, un fiume in piena -, quindi è una bella giornata perché in Romania hanno votato liberamente». Anche Fdi è dalla parte di Simion, che è riuscito a sbaragliare gli altri candidati grazie a una campagna fortemente anti-establishment, all’insegna di messaggi di stampo sovranista e carichi di simboli patriottici che hanno fatto breccia in un paese che si conferma stanco dei partiti tradizionali. Di tutt’altro avviso l’eurodeputato romeno Siegfried Muresan (Ppe), tra i vicepresidenti del gruppo dei popolari: «George Simion non è un politico conservatore. È un estremista antieuropeo. La sua elezione metterebbe in pericolo la Romania, minaccerebbe la stabilità europea e rappresenterebbe una vittoria strategica per la Russia».

FORZA ITALIA

Il vicepremier e ministro agli Affari esteri Antonio Tajani, complice il ruolo alla Farnesina, sceglie di tenere un profilo basso. La Romania è un «Paese libero, rispetto sempre il voto degli elettori. Vedremo come andrà il ballottaggio». Nelle file del suo partito è Maurizio Gasparri a mostrare pragmatismo. Il voto di Bucarest, «che ha vissuto decenni sotto la cappa comunista, dimostra che politiche troppo deboli in Europa su temi cruciali come la sicurezza o l’immigrazione possono alimentare il consenso verso forze estremiste». Da qui l’avviso ai naviganti: «L’Europa deve cambiare passo».

Ile

© RIPRODUZIONE RISERVATA

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