19.05.2025
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Roma e Dybala, futuro da scrivere


ROMA Quando c’è di mezzo il mercato non esistono né buoni né cattivi. Sono gli interessi a farla da padrone. E anche nell’affaire Roma-Dybala la situazione non si discosta. Il tutto è deflagrato con il no di Paulo alla proposta ultramilionaria dell’Al-Qadsiah, ricevuta dalla società giallorossa il 1 agosto. Un rifiuto che ha spiazzato il club. Ghisolfi — che ha invitato Paulo a prendersi qualche giorno per rivalutare l’offerta proveniente dall’Arabia nel ritiro inglese — lo ha fatto presente all’agente Novel, punto di riferimento dell’argentino, prima del match con l’Everton, culminato poi nell’ennesima esclusione estiva della Joya, entrato soltanto negli ultimi 15 minuti di gara. Tecnicamente Dybala non si può discutere. È il più forte calciatore della rosa di De Rossi ma il peso finanziario di un ingaggio che quest’anno (e presumibilmente anche la prossima stagione, visto che per il rinnovo automatico, che si calcola sulla media delle presenze nel triennio, bastano 8-9 gare) potrebbe toccare quota 9 milioni per un calciatore di quasi 31 anni, è rilevante. Una situazione della quale Paulo era ed è consapevole. Per questo motivo si aspettava, bypassato il 31 luglio, una chiamata della Roma non per proporgli una squadra dove trasferirsi ma per mettersi seduto a tavolino e discutere eventualmente di una spalmatura dell’ingaggio (con aumento) allungando il contratto. Queste sono le verità di Paulo che al di là delle smentite sa che ci sono almeno due intermediari che da un paio di giorni stanno cercando per lui una soluzione in Europa negli ultimi 18 giorni di mercato. Situazione a dir poco in salita, proprio per lo stipendio che il calciatore si porta dietro. Ci sono poi le verità della Roma. Che ad esempio non si aspettava che Dybala, concluso il campionato in sordina (assente per infortunio nelle due partite fondamentali della stagione, il ritorno della semifinale di Europa League contro il Leverkusen e il dentro o fuori per la Champions contro l’Atalanta), prendesse tempo per capire se un club con appeal in Champions potesse bussare alla sua porta entro il 31 luglio. Quando ciò non è accaduto, Paulo si è messo l’anima in pace senza sapere quello che sarebbe accaduto da lì a poche ore. Ma è un atteggiamento che a Trigoria non è passato inosservato. Senza contare che i dubbi sull’Al-Qadsiah vengono attribuiti al ragazzo e al suo staff. In realtà la destinazione-Arabia il calciatore l’ha sempre esclusa per due motivi: il primo è calcistico. Dopo aver parlato con il ct dell’Argentina Scaloni, gli è stato fatto presente che non c’è preclusione per un suo rientro in Nazionale con vista Mondiale, a patto però che giochi in un campionato top. Il secondo è familiare: il matrimonio ha cambiato gli equilibri. Dybala non decide più da solo e la moglie Oriana — eufemismo — non è propensa a questo trasferimento. 
EQUILIBRI
La necessità di abbassare i costi, dopo una campagna acquisti nella quale a livello di cartellini sono stati investiti 90 milioni, è un fattore da non trascurare nella vicenda. Non possono essere i prestiti di Solbakken all’Empoli o di Darboe al Frosinone a riequilibrare i conti economici del club. Che a livello di cessioni sta faticando oltremodo. Servono partenze eccellenti: Smalling, Abraham o appunto Dybala, per intenderci. Sono infatti i risparmi sugli ingaggi ad aver permesso (in parte) gli acquisti di Le Fée, Soulé e Dovbyk. E Paulo, suo malgrado, pesa quanto vale. Una situazione che non sta agevolando il lavoro di De Rossi. Daniele è stato calciatore, sa quanto queste storie possono pesare in uno spogliatoio che per quanto unito possa essere, è sempre composto da gruppi. Tuttavia è anche consapevole che tra poco più di due settimane tutto sarà finito. In un modo o nell’altro. La certezza, ad oggi, è che Paulo per Cagliari rincorre un posto da titolare. I motivi che si possono addurre possono essere molteplici: non è al massimo, Soulé sta meglio di lui, serve maggior equilibrio, nel 4-3-3 sul quale Daniele ha virato con l’Everton, prova di campionato, fa fatica. La Roma si fa forte che nessuno metterà in dubbio le scelte dell’allenatore. Che trascorrono le settimane e inizia a somigliare sempre di più a Mourinho. Anche José spesso e volentieri era molto più di un tecnico. A livello mediatico, di rappresentanza, di appeal del club verso i calciatori da acquisire. E DDR, che amerebbe soltanto allenare, è su questa strada.
Stefano Carina

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