23.07.2025
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Politics

Roma Capitale, nodo risorse. «Servirebbe il doppio dei fondi». Per bus e metro stessi finanziamenti di Milano (ma è 7 volte più grande)


Da grandi poteri derivano grandi responsabilità. Ma anche la necessità di fondi e quelli Roma li reclama da tempo. Per i trasporti, la Capitale riceve ogni anno grosso modo lo stesso ammontare di risorse di Milano, pur dovendo coprire una zona sette volte più grande (1.200 km quadrati contro 181 del capoluogo lombardo).

Roma si vanta, a ragione, di essere «il più grande comune agricolo d’Europa», la città italiana più verde e ha pure un lungomare bello e complicato come quello di Ostia. Insomma, ha esigenze diverse da città più “compatte” come Parigi (grande 105 km quadri ma con 2,1 milioni di abitanti contro i 2,7 di Roma). Eppure per bus, metro e tram la Capitale d’Italia quest’anno ha ricevuto dal Lazio — che incassa e ripartisce al suo interno i fondi nazionali — 252 milioni di euro, una dozzina in più dell’anno precedente. Milano invece ha preso dalla Lombardia 230 milioni di euro, oltre ai 50 milioni che la Regione mette di tasca propria. Questo perché i criteri di calcolo sono basati principalmente sulla spesa storica, più altri “algoritmi” barocchi aggiunti negli anni.

L’esempio

Per capire come si traduce tutto questo, basta fare un salto a Vigna Clara, quartiere bene a nord della Capitale. Qui nel 2022, dopo 32 anni di attesa, è stata riaperta la stazione ferroviaria. Fatto l’investimento, non sono aumentati però i fondi per l’ordinaria amministrazione: pagare i macchinisti, aumentare il numero delle corse e così via. L’effetto è che oggi da Vigna Clara «passa un treno ogni due ore, meno di quelli che partono ogni giorno da Roma per Parigi» spiega l’assessore alla Mobilità della Capitale, il dem Eugenio Patanè. Infatti, continua Patané, «se non ho la possibilità di migliorare il contratto di servizio con Trenitalia, aumentando la frequenza, ottengo una tratta più lunga di nove minuti e per percorrerla devo diradare le corse».

Il confronto

La differenza con le altre capitali europee è evidente: Londra ha incassato nel biennio 2021-2022, solo per i trasporti, 7,5 miliardi. L’ultimo accordo sul finanziamento di Berlino, valido dal 2018 al dicembre 2027, prevede due miliardi di euro complessivi per gli oneri connessi al suo status di capitale, ossia 200 milioni di euro all’anno, con un aumento di 50 milioni annui rispetto al precedente finanziamento. In Italia accade il contrario: se il federalismo fiscale fosse applicato per davvero, Roma incasserebbe 108 milioni in più da qui al 2030 (quando dovrebbe entrare a pieno regime la riforma) secondo le stime del Campidoglio. Sempre secondo il comune di Roma, malgrado la Capitale sia già sottodotata di risorse, il valore complessivo dei tagli derivanti dalle ultime leggi di bilancio ammonta dal 2025 in poi a 50 milioni di euro annui. Mancati incassi solo in parte mitigati dai 20 milioni di fondi Covid che Roma può trattenere dal 2024 al 2027.

In questi anni, le turbolenze geopolitiche si sono poi tradotte in un aumento dei prezzi (tra energia e materie prime) dei contratti in corso – quelli per realizzare le opere pubbliche e quelli per i servizi – con un costo aggiuntivo di 60 milioni di euro all’anno per Roma. «La mancanza di risorse adeguate per Roma si traduce anche in una pressione fiscale più elevata che altrove» sottolinea Silvia Scozzese, vice del sindaco Roberto Gualtieri con delega al bilancio. Insomma, una buona legge, senza un adeguato incremento dei fondi, rischierà di rimanere zoppa.


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