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Roma, aumenta la tassa di soggiorno. Ma il ministero frena: confronto ancora in corso


Sale l’imposta di soggiorno per Roma, la tassa che ogni turista paga per stare anche solo una notte in Italia, che sia un hotel extralusso o un ostello, una casa vacanze o un bed&breakfast o un campeggio. Nella bozza di decreto omnibus che andrà domani in discussione al Consiglio dei Ministri è previsto che tutti i Comuni possano istituire la tassa di soggiorno. Un costo indiretto che i turisti pagano sul totale del conto del loro soggiorno.

L’IMPOSTA NELLA CAPITALE

A Roma, oggi, per chi soggiorna in hotel, il costo è a persona e varia in relazione al numero delle stelle dell’albergo e al numero di notti trascorse a Roma. Così, in un hotel 1 stella, la tassa è 4 euro al giorno a persona per un massimo di 10 notti. Chi sta in un 5 stelle, paga 10 euro a notte a persona sempre per un totale di 10 notti. Poi ci sono case vacanze, guest house, campeggi, agriturismi, ostelli e così via con costi, da calcolare sempre al giorno per persona e per un massimo di 10 giorni, che varia da 3 euro fino a 7.

I NUOVI COSTI

Come detto, al momento è solo una bozza: il Consiglio dei Ministri dovrà varare il provvedimento che, andando in discussione in Parlamento, potrà cambiare. Ad oggi, però, nel testo la previsione è che i comuni possono istituire «un’imposta di soggiorno da applicare, indipendentemente dal numero degli occupanti, in cifra fissa in relazione al costo, relativo al pernottamento». L’importo della tassa sarà «fino a 5 euro se il prezzo per notte di soggiorno è inferiore a euro 100», poi sarà di 10 euro per un costo/notte da 101 a 400 euro; 15 euro per camere dal costo che varia da 401 a 750 euro e, infine, 25 euro per camere che costano da 751 euro in su.

Mentre il mondo imprenditoriale non pare esultare per questa decisione — Federalberghi e Confindustria Alberghi esprimono entrambe preoccupazioni per questo ritocco dell’imposta — anche in Campidoglio sono molte le perplessità. Spiega l’assessore al Turismo, Alessandro Onorato: «Più che aumentare il contributo di soggiorno sarebbe necessario adottare una strategia di diversificazione e modulazione della tassa in base al territorio dove una struttura ricettiva è ubicata. Chi alloggia a Piazza di Spagna non può pagare la stessa cifra di chi sceglie un hotel lontano dal centro. Così facendo, si incentiverebbero sia i turisti ad andare in zone più decentrata e sia gli imprenditori a investire in quartieri popolari».

MINISTERO

E anche il Ministero del Turismo tira il freno a mano: «A fronte delle notizie di stampa circolate oggi, il Ministero del Turismo rende noto, per quanto di sua competenza, che non si sono ancora concluse le interlocuzioni con le associazioni di categoria e gli altri attori istituzionali in vista di una possibile proposta di modifica della disciplina dell’imposta di soggiorno. Il dialogo proseguirà a settembre».

© RIPRODUZIONE RISERVATA

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