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Roma accende la fiamma delle Olimpiadi invernali: «Spinta al sistema Italia»


«Arriva, arriva!». È arrivata davvero, la fiamma olimpica. A Roma, la città che per Carlo Azeglio Ciampi – che venti anni fa esatti fu l’ultimo presidente ad accoglierla al Quirinale prima di Sergio Mattarella – incarnava «la sua seconda Patria dopo la Grecia». E a guardare la folla di curiosi che nonostante il clima gelido alle 18 in punto si assiepa sotto il palazzo del Colle, viene il sospetto che qualcosa di «sacro» ci sia davvero, nel fuoco di quella lanterna. È la forza dei simboli. Specie di quelli che, come la fiamma di Prometeo, da quasi tremila anni rivestono un significato universale. Per Ciampi era «la nascita della civiltà», la «volontà del progresso», la «fratellanza profonda degli uomini tra loro». E allora non poteva che partire dalla Capitale il viaggio della fiaccola che nei prossimi 63 giorni – tanti ne mancano al fischio d’inizio di Milano-Cortina 2026 – toccherà tutte le province italiane, isole comprese. Trecento comuni, 60 città tappa per un percorso lungo 12mila chilometri su e giù per lo Stivale che coinvolgerà diecimila e uno tedofori: volti dello sport, della musica e dello spettacolo.

LA CONSEGNA
A consegnare al capo dello Stato la lanterna con cui questa mattina Mattarella accenderà il braciere olimpico in piazza del Quirinale è una sorridente Jasmine Paolini, che l’aveva ricevuta qualche ora prima allo stadio Panathinaiko di Atene insieme al due volte medagliato a Parigi Filippo Ganna. Il presidente, che della tennista azzurra è il fan numero uno, le fa l’in bocca al lupo per i match alle porte, si informa sul campionato di Perth di gennaio e la saluta così: «Penso di venire a vederla alla prossima finale degli Internazionali al Foro Italico». E lei: «Speriamo!».

E che la cerimonia alla Vetrata che dà sul cortile d’onore abbia il sapore del momento «storico», ma pure «romantico» e «iconico», lo sottolinea anche il presidente della fondazione Milano-Cortina Giovanni Malagò. Che con Paolini aveva scortato la lanterna a Roma, sul volo Ita simbolicamente siglato «Ciro Ferrara». Con loro anche i sindaci delle due città ospitanti, Giuseppe Sala e Gianluca Lorenzi, e poi il numero uno del Coni Luciano Buonfiglio, il segretario generale Carlo Mornati, la vicepresidente Diana Bianchedi e l’ad di Milano-Cortina Andrea Varnier. E tutti concordano: dalle olimpiadi invernali ci si aspetta un’enorme «spinta al sistema Italia». E non solo per i due milioni e mezzo di visitatori attesi, e il prevedibile boom del turismo nei mesi e forse negli anni a venire tra Veneto, Lombardia e Trentino Alto Adige, considerata la platea di 2-3 miliardi di spettatori globali dell’evento. No: l’obiettivo più alto, ragionano gli ospiti del Quirinale, è dimostrare ancora una volta che è quando si fa squadra che il Paese dà il meglio di sé. Governo e regioni, pubblico e privato, Nord e Sud. Il modello Giubileo esteso allo Stivale e applicato alle Olimpiadi. Una scommessa, quella dei Giochi, che nel 2016 l’allora amministrazione capitolina guidata dalla pentastellata Raggi non ebbe il coraggio di accettare. Ma per la quale stavolta il Paese vuol farsi trovare pronto. E il peso della responsabilità si sente. «Le aspettative sono molto alte, bisogna tenerne conto», ammette lasciando il Colle Malagò. «Mancano due mesi, abbiamo bisogno di ogni giorno perché l’organizzazione è molto complessa». Ma «non c’è nulla di più sacro di portare la fiamma olimpica. Qualcosa che ti ripaga di tutta la fatica».

IL VIAGGIO
E il viaggio è appena cominciato. Almeno quello della fiamma olimpica. Oggi, dopo la cerimonia con l’accensione del braciere in piazza del Quirinale, la fiaccola arriverà allo Stadio dei marmi al Foro italico. Il primo tedoforo? Il nuotatore Gregorio Paltrinieri. Seguito da altri tre campioni: Gimbo Tamberi, Elisa Di Francisca e Achille Polonora. Domani sarà la volta del tour attraverso la Capitale, dal Cupolone al Gazometro fino a Piazza del Popolo, che vedrà protagonisti (tra gli altri) Matteo Berrettini, Max Biaggi, il regista Giuseppe Tornatore e i cantanti Achille Lauro e Noemi.Poi via al viaggio lungo la Penisola. Metafora perfetta di un fuoco che – almeno per una volta – metterà da parte le divisioni unendo tutta l’Italia.

© RIPRODUZIONE RISERVATA


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