«Servono più risorse e poteri per Roma, tanto più ora che siamo di fronte a grandi cambiamenti legati alle riforme messe in campo e alla forte accelerazione su quella dell’autonomia differenziate». Va dritto al punto Angelo Camilli, presidente di Unindustria, l’associazione che raggruppa le imprese della Capitale e del Lazio aderenti a Confindustria, che da sempre chiede una attenzione maggiore per la città eterna.
Presidente, sono state avviate due riforme cruciali da parte del governo, quella del premierato e quello che riguarda l’autonomia, qual è la sua valutazione dall’osservatorio privilegiato del mondo delle imprese?
«Siamo di fronte ad uno scenario in evoluzione, mentre resta ferma la riforma di Roma Capitale. L’iter appare bloccato mentre questo sarebbe il momento giusto per affrontare e sciogliere il nodo. E’ infatti necessario definire, anche alla luce dell’autonomia differenziata, le competenze, i poteri e le risorse che devono essere messe a disposizione della Capitale. Perché occorre fare chiarezza e bisogna farlo in tempi rapidi vista l’importanza della nostra città nel contesto nazionale e internazionale. Perdere altro tempo sarebbe un errore».
L’autonomia differenziata non è infatti una riforma a saldo zero per Roma visto che prevede il trasferimento di funzioni, personale e fondi.
«Proprio per questo motivo occorre avere una visione d’insieme dei problemi da affrontare, difendendo le prerogative della Capitale, il suo ruolo trainante per la crescita del Paese e non solo del territorio circostante. Devo dire poi che non si risolve il problema dell’attratività della nostra città con una norma, ma dando poteri concreti per gestirla al meglio, aumentando gli investimenti pubblici, individuando una strategia per far crescere il tessuto produttivo, evitando una situazione di confusione».
Ma c’è il rischio concreto di un impoverimento?
«Devo dire di sì. Lo spostamento di risorse da Roma è un rischio concreto. A meno che non si definiscano, ed questo è il momento giusto per affrontare una questione che è certamente complessa, le competenze e le funzioni da attribuire alla Capitale. Accanto al problema e alla necessità di trovare delle compensazioni sul fronte delle risorse finanziarie».
La decentralizzazione potrebbe innescare criticità pericolose?
«Dipende dalle funzioni. Trasporti, rifiuti e turismo possono rimanere al Comune, mentre per le politiche industriali, l’energia e l’ambiente per lo sviluppo economico ci deve essere un interlocutore unico che oggi è la Regione. Si tratta di un tema complesso ma decisivo perché le competenze incidono sulle scelte strategiche, sul futuro. L’autonomia differenziata non deve creare un peggioramento delle differenze. Anzi, bisogna trovare un meccanismo, per non far impoverire alcune aeree, per non lasciare indietro nessuno. E’ auspicabile avere una visione d’insieme e responsabile. Roma, ripeto, deve avere un ruolo centrale, trainante per il Paese, di certo non deve perdere risorse. La Capitale rappresenta un pezzo fondamentale nell’organizzazione dello Stato e deve avere in mano le leve dello sviluppo. Questo è possibile non scindendo poteri, funzioni e risorse, partendo proprio dalle politiche industriali. Altrimenti si rischia di fare un pericoloso passo indietro».
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