10.05.2025
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Politics

«Rivelava segreti d’ufficio». Tolte le deleghe antimafia


Avrebbe rivelato notizie riservate sulle indagini relative alle infiltrazioni della criminalità organizzata negli appalti per la costruzione del Ponte sullo Stretto. È indagato a Caltanissetta Michele Prestipino Giarritta, già al vertice degli uffici giudiziari romani e attualmente procuratore aggiunto della Direzione nazionale Antimafia con delega al coordinamento delle indagini su ‘ndrangheta e cosa nostra. Ad ottenere dal magistrato le informazioni coperte da segreto Gianni De Gennaro, ex capo della polizia e attualmente presidente del consorzio di imprese “Eurolink”, incaricato della realizzazione del Ponte sullo Stretto, e Francesco Gratteri, consulente della società “We Build”, socio di maggioranza del consorzio. E proprio Gratteri, in base alle prime verifiche, avrebbe a sua volta avvisato dell’inchiesta alcune delle persone interessate. Sono tre le procure che indagano sugli appalti per il Ponte: Reggio Calabria, Messina e Catania. Ieri Prestipino è stato interrogato ma si è avvalso della facoltà di non rispondere, intanto il suo avvocato, Cesare Placanica ha già sollevato dubbi sulla competenza territoriale.

LE ACCUSE

Una conversazione, a tavola dello scorso 2 aprile, durante una cena al ristorante “Vinando” a Roma, a due passi da piazza Venezia, è in questa occasione che Prestipino, in forza alla Dna da un anno, avrebbe rivelato a De Gennaro e Gratteri «rilevanti particolari delle indagini in corso da parte di alcune Dda, anche con riferimenti all’uso delle intercettazioni, nonché della funzione di coordinamento svolta sin dalle prime battute dal procuratore nazionale Antimafia e Antiterrorismo», come sottolinea in una nota il procuratore di Caltanissetta Salvatore De Luca. Il dialogo è stato captato, attraverso cimici piazzate nei pannelli del ristorante, dai carabinieri della sezione Anticrimine del Ros di Caltanissetta nell’ambito dell’inchiesta sui depistaggi successivi alla morte di Paolo Borsellino, sul ruolo avuto dagli uomini delle istituzioni presenti in via D’Amelio. È già emerso il ruolo del questore Arnaldo La Barbera (anche attraverso la gestione di falsi pentiti) strettissimo collaboratore di De Gennaro, all’epoca alla Dia a Palermo, e morto nel 2002. La procura siciliana ha già indagato la moglie e la figlia di La Barbera per ricettazione aggravata dal favoreggiamento alla mafia: sarebbero state in possesso dell’agenda rossa di Borsellino, scomparsa subito dopo la strage. Prestipino, si sottolinea nella nota, «in violazione dei doveri inerenti la funzione e abusando della relativa qualità, rivelava notizie che dovevano rimanere riservate gravemente pregiudizievoli per le indagini di più uffici distrettuali; peraltro, vi sono concreti elementi per ritenere che Gratteri, anche per conto di De Gennaro, avrebbe già avvisato del corso delle indagini medesime alcuni protagonisti della vicenda».

LE DELEGHE

Immediata la scelta del procuratore Antimafia Giovanni Melillo, informato sin dall’inizio delle indagini, che ieri ha revocato tutte le deleghe a Prestipino. «Fermo il rispetto della presunzione di innocenza, nell’esercizio dei miei doveri di garanzia dell’immagine stessa e del buon andamento delle attività della Direzione nazionale antimafia — ha sottolineato in una nota — ho provveduto a revocare con effetto immediato le deleghe di coordinamento investigativo attribuite a Prestipino e ad adottare le ulteriori misure necessarie a tutelare le esigenze di riservatezza ed efficacia delle funzioni della Dna, dando di ciò comunicazione al Comitato di Presidenza del Csm e al procuratore generale presso la Corte di Cassazione. L’Ufficio che dirigo e le procure distrettuali che conducono le indagini relative ad ogni tentativo di condizionamento mafioso delle attività d’impresa collegate alla realizzazione del Ponte sullo Stretto — ha aggiunto — continueranno ad assicurare il loro comune impegno e la loro immutata dedizione per la completezza e la tempestività delle investigazioni e l’effettività del loro coordinamento».

LA DIFESA

Una nota è stata diffusa anche dall’avvocato Placanica, solleva dubbi anche sull’utilizzo delle intercettazioni: «Su mia espressa indicazione, Prestipino si è avvalso, della facoltà di non rispondere poiché come argomentato nella memoria difensiva depositata riteniamo ci siano dubbi sia in ordine alla utilizzabilità del materiale probatorio su cui si fonda la provvisoria incolpazione, sia rispetto alla competenza territoriale del tribunale di Caltanissetta», ha precisato Placanica. Aggiungendo che sarà lo stesso Prestipino, dopo questi passaggi, a chiedere di essere interrogato perché «riteniamo sia agevole chiarire ogni aspetto controverso relativo ad una conversazione intercorsa non con imprenditori o, peggio malavitosi, ma con il prefetto De Gennaro, già capo della Polizia e investigatore di punta nella lotta alla criminalità organizzata ed un suo storico collaboratore. Non servirebbe neppure aggiungere come appaia lunare e privo di ogni aderenza alla realtà anche solo ipotizzare un accostamento di Prestipino a realtà criminali con cui non risulta, difatti, alcun collegamento».

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