Dai tribunali al Consiglio superiore della magistratura. Si allarga lo scontro tra toghe e governo. Ieri i consiglieri togati del Csm, ad esclusione della corrente Magistratura indipendente, hanno scritto una lettera di fuoco in direzione del vicepresidente Fabio Pinelli. Chiedendo di riferire e in fretta sulle ragioni dietro l’incontro con la premer Giorgia Meloni lunedì pomeriggio a Palazzo Chigi, mentre fuori infuriava la bufera tra maggioranza e giudici sull’espulsione dei migranti illegali.
LA LETTERA
I togati di Palazzo dei Marescialli tagliano le parole con l’accetta. Vogliono essere «edotti, nel plenum di domani (oggi, ndr) o nella sede meglio ritenuta, dei contenuti» del vis a vis con la presidente del Consiglio. Che è stato accolto con stupore, se non irritazione, da parte del Quirinale che non era stato informato in tempo dell’incontro fra Meloni e Pinelli. Un faccia a faccia «irrituale» accusano ora le opposizioni, puntando il dito contro il vicepresidente eletto su spinta del centrodestra lo scorso anno.
Mentre da Palazzo Chigi parlano di un colloquio programmato da settimane, nell’ambito di una serie di incontri che «Pinelli sta avendo con le massime istituzioni dello Stato» e soprattutto pensato per «lanciare un messaggio distensivo» verso la magistratura. L’effetto per ora è un altro. Dure le opposizioni in Parlamento. «Mi sbaglierò ma a memoria non ricordo di una convocazione del vicepresidente del Csm da parte del presidente del Consiglio» annota l’ex Guardasigilli dem Andrea Orlando. «La destra gioca allo sfascio», sostiene Filiberto Zaratti di Avs.
Da Forza Italia risponde Enrico Costa: «Non c’è nulla di scandaloso se si incontrano alla luce del sole». Né accenna a placarsi la polemica sulle decisioni delle sezioni immigrazione dei tribunali di Roma e Catania che hanno bocciato il respingimento di migranti irregolari così come dei giudici di Bologna che hanno chiesto l’intervento della Corte di Giustizia europea per rivedere il decreto “paesi sicuri” stilato dal governo. Tutto si tiene e si muove in queste ore di tensione.
Con il centrodestra a Palazzo Chigi deciso ad andare fino in fondo, sfidare i giudici “di sinistra” (copyright Salvini) con un fiume di ricorsi. «Sono loro che non applicano la legge», si sfoga una fonte di vertice del governo che preferisce restare anonima, «la Corte di Giustizia Ue ci dà ragione, abbiamo fatto una legge che elenca la lista dei Paesi sicuri e a quella i giudici si devono attenere». In ballo c’è il patto sui riconoscimenti extraterritoriali dei migranti in Albania stretto un anno fa tra Meloni ed Edi Rama.
I TIMORI
Al governo non nascondono la crescente preoccupazione verso la sfilza di provvedimenti di espulsione impugnati dalle sezioni immigrazione dei tribunali. «Così rischia di saltare tutta l’architettura normativa dei rimpatri». E intanto procede a fatica il secondo viaggio della nave Libra della Marina italiana per i trasferimenti in Albania. Ieri sera il pattugliatore, a bordo del quale deve avvenire un primo screening dei migranti diretti in Est Europa, risultava fermo al largo di Lampedusa.
L’isola sicula tornata epicentro degli sbarchi nelle ultime ore, nonostante la stagione invernale. Sono 253 i migranti arrivati con cinque barconi salpati da Zuara, Zawiah e Sabratha in Libia e da Chebba in Tunisia. Di fronte alle partenze che riprendono dal Nord Africa il governo considera «inaccettabile» la pioggia di dinieghi di espulsione arrivata negli ultimi giorni dai tribunali italiani.
E prepara la guerra legale in aula: ricorso su ricorso. Occhi puntati sulla Cassazione che il 4 dicembre dovrà esprimersi sia sui ricorsi del Viminale contro le decisioni dei tribunali sui respingimenti in Albania, sia su un quesito pregiudiziale sollevato dal tribunale di Roma che in sostanza si può riassumere così: un giudice ha discrezionalità nel valutare se un Paese di provenienza è “sicuro” o deve attenersi senza batter ciglio alla normativa? È un crocevia decisivo. Chi è vicino alla premier intanto sfoga tutta l’irritazione contro i giudici accusati di «politicizzare» la questione migranti. «Chi scrive questi provvedimenti, il giorno prima partecipa a convegni per attaccare il decreto sui Paesi sicuri. Andremo fino in fondo».
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