31.05.2025
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requisiti, come fare domanda e quando arriva


Dopo mesi di attesa si sblocca la nuova “Prestazione universale” per gli anziani ultra ottantenni fragili e con redditi bassi, le cui domande erano partite lo scorso 2 gennaio. Da giugno, come spiegano a Il Messaggero fonti dell’Inps, le famiglie interessate cominceranno a ricevere i pagamenti da 850 euro al mese, con tanto di arretrati da gennaio, per integrare l’indennità di accompagnamento. Il sostegno è utile per pagare i servizi di cura e assistenza, a partire da colf e badanti, privilegiando le persone sole e in condizioni di salute gravissime. Le erogazioni non erano partite perché mancava l’apposito decreto attuativo della riforma sulla terza età (varata a inizio 2024) da parte del ministero del Lavoro. Ma ora il provvedimento è stato pubblicato in Gazzetta Ufficiale. Il testo era indispensabile per disciplinare il monitoraggio sulla spesa e i controlli sul riconoscimento del contributo. L’Inps ha quindi potuto predisporre le apposite circolari e messaggi, pubblicati sul proprio sito, e ora è partita l’ultima fase, quella delle verifiche sanitarie. I pagamenti per chi ha già fatto domanda arriveranno quindi scaglionati tra giugno, luglio e, forse, anche agosto.

Il bonus, come detto, è un’integrazione all’indennità di accompagnamento da 531,76 euro. Con questo nuovo contributo da 850 euro, che assorbe però gli aiuti regionali o di altri enti pubblici per l’assistenza, chi lo riceverà avrà a disposizione un totale mensile di circa 1.381 euro. I pagamenti dei due sostegni, in ogni caso, restano separati. Sono molto stringenti i requisiti richiesti per ottenere il contributo. Quattro i requisiti fondamentali per averlo: oltre a ricevere l’indennità di accompagnamento (o rispettare i criteri per ottenerla) e avere un Isee sociosanitario inferiore a 6mila euro (rispetto all’Isee normale si considerano nel nucleo familiare solo eventuali coniugi e figli fiscalmente a carico), bisogna avere almeno 80 anni ed essere in uno stato di «bisogno assistenziale gravissimo».

Le domande si possono inviare man mano che si raggiungono i requisiti (in particolare aver compiuto 80 anni) fino alla fine del 2026, quando scadrà questa misura, considerata dal governo «sperimentale». La richiesta si può inviare solo in modalità telematica sul sito dell’Inps. In campo ci sono 500 milioni per il biennio 2025-2026 (250 milioni l’anno) e quindi il contributo potrebbe essere ridotto se faranno richiesta in più di 25mila, visto che non è previsto un limite alle richieste, ma solo un tetto ai fondi a disposizione. Per ora, però, secondo fonti della stessa Inps, i numeri delle domande sarebbero molto contenuti. Non ci sarebbe pericolo, insomma, di una riduzione delle somme da erogare agli anziani e alle loro famiglie.

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I CONTROLLI

In ogni caso, per evitare che in futuro il contributo per ogni persona si riduca, l’Inps ha predisposto un meccanismo rigido per il riconoscimento del «bisogno assistenziale gravissimo». Innanzitutto si deve rientrare nelle casistiche previste dal decreto ministeriale 26 settembre 2016. In pratica è coinvolto chi ha bisogno di assistenza 24 ore su 24: si va dai casi di demenza profonda, a chi è in coma o usa gli autorespiratori tutto il giorno, passando per le gravi disabilità, le forti lesioni spinali o l’invalidità totale.

Per ognuna di queste patologie o condizioni e le relative cure o prestazioni sociali serve avere l’apposita documentazione sanitaria. Non solo: a chi fa domanda viene chiesto di compilare un questionario che vale come autodichiarazione, valutando la composizione del nucleo familiare, la presenza di altri anziani o disabili in famiglia e la frequenza dell’assistenza domiciliare da parte di strutture pubbliche o dei ricoveri in ospedale. Proprio per la quantità di requisiti stringenti l’Inps invita a verificare bene di rientrare nei casi coperti dalla misura prima di inviare la richiesta. Se poi l’istituto dovesse accertare che l’assegno non è stato utilizzato per i servizi di assistenza e cura o sono state fornite dichiarazioni false, il beneficiario sarà tenuto a restituire gli importi concessi. Ma verificarlo con esattezza, secondo gli esperti, potrebbe non essere sempre semplice.

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