06.09.2025
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Politics

regionali, legge di bilancio, sanità e politica estera


Manovra fiscale, regionali, sanità e politica estera: i dossier di settembre per il governo guidato da Giorgia Meloni. Il rientro dalla pausa ferragostana si prospetta pieno di sfide per Meloni. Dopo il rientro fra gli applausi del popolo ciellino, con i suoi 46 minuti di discorso al Meeting di Rimini, la premier  dovrà fare i conti con nodi interni per poi arrivare ai tanti fascicoli aperti e irrisolti della politica internazionale.

LA MANOVRA

I riflettori sono puntati sulla Legge di Bilancio. Anche se la sessione è ancora lontana, il dibattito prende forma tra annunci e smentite. Accontentare tutti i partiti non sarà semplice, soprattutto alla luce delle risorse limitate. Le tensioni nella maggioranza si fanno più accese, in particolare sul cosiddetto “pizzicotto alle banche”, come lo ha definito lo stesso ministro dell’Economia Giancarlo Giorgetti. Le riforme fiscali rappresentano un terreno scivoloso per gli alleati: il vicepremier Antonio Tajani ha frenato con decisione, dichiarando: “Per principio sono contrario a evocare la parola tassa.

Le banche devono fare il loro dovere come tutti i cittadini e le imprese. Accanirsi contro le banche non ha alcun significato”. Una posizione che ha innescato divergenze con la Lega, la quale spinge invece per la rottamazione delle cartelle esattoriali. Forza Italia, dal canto suo, punta soprattutto a un taglio dell’Irpef per il ceto medio. Altro tema cruciale della sessione di bilancio è quello delle pensioni. Il governo Meloni mira a scongiurare l’innalzamento dell’età pensionistica previsto per il 2027.

LE REGIONALI

Sul tavolo della leader di FdI si “gioca” anche la partita delle Regionali. Il nodo più delicato resta il Veneto. L’ipotesi che prende quota è quella di una concessione del territorio da parte di FdI alla Lega. Il Carroccio punta sul segretario della Liga veneta Alberto Stefani, con l’intento di mantenere una continuità con il governatore uscente Luca Zaia. Ma ci sono altri nomi di leghisti che potrebbero essere chiamati in causa, tra cui il presidente della Camera Lorenzo Fontana, che viene visto con maggiore favore da Forza Italia e da Fratelli d’Italia, interessati all’idea di scegliere un profilo istituzionale. Segue la Campania, dove non è ancora stata fissata una data per il voto e la maggioranza non ha trovato la quadra sul candidato. Fratelli d’Italia spinge per Edmondo Cirielli, viceministro degli Esteri, ma l’intesa non è ancora arrivata. In Forza Italia, invece, è stata valutata l’ipotesi di un candidato civico: tra i nomi circolati c’è anche quello dell’ex commissario della Zes, Giosy Romano. Altro dossier aperto è quello della Puglia, anch’essa senza data e senza un candidato definitivo per il centrodestra. Forza Italia ha avanzato diversi nomi, tra cui spicca quello del deputato Mauro D’Attis. Tra gli alleati resta in campo anche l’ipotesi di un civico, mentre continua a circolare il nome del viceministro della Giustizia, Francesco Paolo Sisto. Anche qui, però, manca ancora un accordo.

I VACCINI

Sullo sfondo, la maggioranza di governo deve fare i conti con le polemiche seguite alla revoca delle nomine del Gruppo Tecnico Consultivo Nazionale sulle Vaccinazioni (Nitag), decisa dal ministro della Salute Orazio Schillaci. La decisione, legata alla presenza di due medici che avevano espresso posizioni critiche sui vaccini, è stata contestata da Fratelli d’Italia e Lega, riaprendo il dibattito sull’obbligo vaccinale. Alcuni esponenti del Carroccio hanno attaccato duramente la scelta, prima Matteo Salvini, poi Claudio Borghi, che ha rilanciato la proposta di abolire l’obbligo introdotto dalla legge Lorenzin. Non sono mancate le repliche interne alla maggioranza, soprattutto da parte di Forza Italia. 

POLITICA ESTERA

Le sfide internazionali non si sono fermate ad agosto. Meloni ha interrotto le vacanze per partecipare al vertice di Washington del 18 agosto con i leader europei, dedicato ai negoziati tra Kiev e Mosca. Sullo sfondo anche le tensioni diplomatiche con Parigi, dopo le dichiarazioni di Matteo Salvini contro Emmanuel Macron sull’ipotesi di invio di truppe a Kiev l’Eliseo, irritato, ha convocato l’ambasciatore italiano. Per porre a tacere le tensioni interne sul tema, il ministro degli Esteri Antonio Tajani al termine del Cdm in conferenza stampa ha ribadito la linea del governo italiano sancita anche dalla premier al Meeting di Rimini, «Non invieremo militari in Ucraina» perché per l’esecutivo l’unica via utile è quella di introdurre un sistema automatico di difesa con un meccanismo analogo a quello previsto dall’articolo 5 del trattato Nato.


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