Notizie Nel Mondo - Notizie, affari, cultura Blog Business Economy Ragioneria, il Pd va all’attacco: grave caso di spoils system. Giorgetti: «Siete voi gli esperti»
Economy

Ragioneria, il Pd va all’attacco: grave caso di spoils system. Giorgetti: «Siete voi gli esperti»


Il Pd parte all’attacco contro la nomina di Daria Perrotta alla Ragioneria generale dello Stato. Dopo le dimissioni di Biagio Mazzotta, da tempo nel mirino per il buco nei conti creato dal superbonus, e ora approdato alla presidenza di Fincantieri, il governo sembra deciso a nominare l’attuale capo dell’ufficio legislativo del ministero dell’Economia, forse già al prossimo Consiglio dei ministri in calendario il 7 agosto. Perrotta sarebbe la prima donna a ricoprire l’incarico. Una decisione che però scatena la protesta dei dem.

GLI SCENARI

«La notizia delle dimissioni da Ragioniere generale dello Stato apre scenari che ci preoccupano. Non vorremmo che fosse il primo passo per una opera di spoils system da parte del governo Meloni. La Ragioneria non è una struttura di staff alle dipendenze del governo ma un pilastro insostituibile del nostro apparato pubblico», affermano in una nota i senatori del Partito democratico, sottolineando che da tempo, del resto, anche Anac e Agenzia delle entrate sono finite sotto il tiro del governo e del ministro dell’Economia, Giancarlo Giorgetti. Secondo i dem infati i capi di queste strutture non hanno «paura di dire la verità sui conti e sulle scelte di un governo incapace di far quadrare i conti e di varare provvedimenti utili all’economia e alla tenuta sociale del Paese». Da qui l’annuncio del deposito di un disegno di legge per tutelare e difendere, anche alla luce dei nuovi vincoli imposti dal Patto di stabilità, la trasparenza delle procedure di nomina, l’autonomia e l’indipendenza del Ragioniere generale dello Stato.

Perrotta, 47 anni, nata a Napoli, laureata in Scienze politiche alla Luiss, funzionaria esperta della Camera dove è entrata per concorso a 22 anni, magistrato della Corte dei conti, aveva già lavorato con Giorgetti quando il titolare del Tesoro era presidente della commissione Bilancio della Camera. E questa vicinanza spinge ora i critici a dubitare che da Ragioniere possa poi dire no al ministro leghista che l’ha voluta in quell’incarico. Finora infatti il capo della Ragioneria era stato quasi sempre scelto con una promozione dall’interno della strutturatecnica che sorveglia i conti pubblici e verifica le coperture. 

«Ci sono oltre 1200 persone — insistono i dem — che lavorano con rigore, competenza e abnegazione per assicurare la massima trasparenza sui conti dello Stato così come accade su ogni territorio con gli oltre 5mila appartenenti alla Ragioneria generale dello Stato in tutta Italia. Non c’è tra le oltre 5mila persone dipendenti della Rgs una in grado di fare il Ragioniere generale?», si chiedono ancora i senatori Pd. 

LA SOSTITUZIONE

«Pressioni per le dimissioni del Ragioniere generale dello Stato? Assolutamente no, magari gli esperti sono loro in questo, certamente non noi», è stata la replica di Giorgetti alle accuse. «È una libera scelta del dottor Mazzotta — ha proseguito il ministro -. Lo conosco da tanti anni, probabilmente da più anni di molti di quelli che commentano. È una persona di grande qualità, ha fatto una scelta. La scelta per la sostituzione risponderà a requisiti di alta professionalità, capacità e intelligenza».

Anche il vice premier e ministro delle Infrastrutture Matteo Salvini ha dato la sua benedizione a Perrotta. «Sceglierà il ministro Giorgetti, però io ci ho sempre lavorato positivamente», ha detto il leader leghista.

Tornando alla proposta del Pd, il senatore Antonio Misiani, responsabile economico dei dem, spiega: «Le dimissioni di Mazzotta arrivano dopo mesi di polemiche e pressioni senza precedenti. Sul super bonus, in particolare, si è scatenato uno scaricabarile indecoroso. La destra ha attaccato a testa bassa la Ragioneria generale dello Stato, come se i partiti — tutti, quelli di maggioranza ma anche chi era all’opposizione — che il 110 lo hanno voluto e votato, fossero dei passanti».

L’INDIPENDENZA

Insomma alla Ragioneria «non serve un fedelissimo del ministro dell’Economia di turno, ma una figura caratterizzata dalla massima autorevolezza e indipendenza possibile». E per questo le regole di nomina vanno cambiate, dice ancora il Pd, e serve una procedura simile a quella stabilita per il presidente dell’Istat: l’incarico deve essere confermato, con parere vincolante, dalle commissioni parlamentari competenti, e la scelta deve ricadere su personalità che non abbiano ricoperto incarichi di governo o di diretta collaborazione, e che abbiano una elevata esperienza professionale maturata per almeno 5 anni alla Ragioneria, alla Corte dei Conti, alla Banca d’Italia, alla Bce o all’Ufficio parlamentare di bilancio. 

© RIPRODUZIONE RISERVATA

Exit mobile version