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Nuovi, vecchi, problemi per Raffaele Fitto. I veti sull’esponente dei conservatori di Ecr, nominato vicepresidente esecutivo della Commissione Ue con responsabilità sulle politiche di coesione e sul PNRR, sembravano superati. Ma perplessità recenti — che hanno il volto del leader dei socialisti francesi Raphael Glucksmann — rischiano ora di metterne in dicussione la nomina. Che comunque continua a sembrare abbastanza forte, anche perché se cade Fitto, è il ragionamento dei sostenitori, cade anche la socialista Ribera. Tutti calcoli leciti, visto che il 4 novembre in Europa è iniziata la prova del fuoco, la settimana decisiva per la presidente della Commissione europea Ursula von der Leyen. Che dopo aver trovato, a fatica, la quadra sui nomi di commissari e vicepresidenti esecutivi, adesso non può che attendere l’esito delle audizioni degli stessi presso le commissioni dell’Eurocamera competenti. E il 12 novembre tocca a Fitto.
Il no dei socialisti di Glucksmann a Fitto
La designazione di Fitto come vicepresidente della Commissione Ue era stata sventolata da Meloni, e a ragione, come una vittoria strategica non indifferente, per due motivi: il «no» a Von der Leyen e l’assenza in maggioranza dei Conservatori di Ecr.
Fitto era comunque riuscito ad incassare il sì, a mettere d’accordo — merito della sua moderazione e capacità di dialogo — anche le famiglie politiche lontane da Ecr. Ma oggi i socialisti tornano a fare muro con il francese Glucksmann, che ha dichiarato che il suo gruppo politico dirà no all’italiano per non aver votato von der Leyen.
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Per quello stop, dice Glucksmann, «non c’è motivo di dargli una vicepresidenza». D’altronde la decisione di chiudere all’italiano era già stata assunta al summit del Pse che ha preceduto il Consiglio Ue di ottobre. E oggi è stata confermata daI francese, che è pure passato alle insinuazioni: «Se poi von der Leyen e Meloni hanno fatto un negoziato parallelo, allora che ce lo dicano — ha detto Glucksmann — ma se vuole contare sulla maggioranza che l’ha sostenuta a luglio, gli accordi sono quelli».
Martusciello (FI): «Polemiche sterili»
«Simul stabunt, simul cadent», il laconico il commento di Fulvio Martusciello, capogruppo di FI al Parlamento Ue, alla nuova chiusura dei socialisti a Fitto. Secondo l’azzurro, che come tutto il Ppe sostiene l’esponente di Ecr, Glucksmann e i suoi «continuano a minacciare Fitto con una pistola scarica, dimenticando che l’audizione di Ribera è fissata dopo quella di Fitto», il riferimento alla socialista spagnola, anche lei vicepresidente.
Poi, il dato politico: «E’ evidente — dice Martusciello — che i socialisti stanno giocando una partita pericolosa, fatta di attacchi privi di reale fondamento». Motivo per cui, aggiunge l’esponente di FI, ogni tentativo di delegittimazione «cadrà nel vuoto e non ci faremo intimidire da pressioni politiche sterili».
Mattarella in Cina
Il copresidente del gruppo Ecr Nicola Procaccini spiega che le parole di Glucksmann sono «sgradevoli nel tono e nel contenuto, perché Fitto, prima di essere l’indicazione di un governo di centrodestra, rappresenta l’Italia, con la sua storia e la sua dignità». L’eurodeputato di Fdi aggiunge che «politicizzare le audizioni dei commissari, senza tener conto del contenuto delle loro affermazioni, rischia di creare un meccanismo perverso di sgambetti reciproci senza lieto fine per nessuno».
Gli ha fatto eco il vicepremier e ministro degli Esteri Antonio Tajani che da Pechino osserva che non bisogna «mettere i bastoni tra le ruote» a Fitto, né creare problemi «con posizioni pregiudiziali». In quel caso, aggiunge, «significherebbe fare un danno all’Unione europea e alla nuova Commissione». Per Tajani Fitto rappresenta «la miglior soluzione che l’Italia poteva proporre, è un europeista ed è equilibrato, siamo ottimisti e convinti che Fitto supererà la prova».
In Europa, arriva per l’italiano l’appoggio del lettone Valdis Dombrovskis, anche lui vicepresidente, che — dopo aver elogiato il nostro Paese per la buona gestione del Pnrr — ha detto: «Lavorerei insieme al vicepresidente esecutivo Fitto, così come in questo momento lavoro come vicepresidente esecutivo insieme al commissario Gentiloni». Veti ed endorsement a parte, gli occhi di tutti in Europa sono ora puntati al 12 novembre. Nella consapevolezza che oggi, per l’Italia, la strada sembra un po’ più in salita.
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