«La soluzione è la “terza via” italiana, un nuovo Ulivo che parta dall’apertura alla gente, alla società civile, nella costruzione di un blocco sociale largo». Per Dario Nardella, ex sindaco di Firenze appena eletto eurodeputato per il Pd, alle forze del centrosinistra non basta, «e sarebbe sbagliato», limitarsi a fare blocco per fermare le destre com’è accaduto in Francia. «Bisogna offrire un’alternativa di governo lontana dalle solite operazioni di ceto politico».
Nardella, il Nuovo fronte popolare ha fermato Le Pen. Qual è l’insegnamento per la sinistra italiana?
«Con tutta sincerità non vedo una lezione per il nostro centrosinistra che ha più sostanza ed è più maturo rispetto alla coalizione di sinistra francese, nata dall’esigenza esclusiva di non far vincere le destre. In più, in Francia non c’è una cultura di coalizione, che invece noi abbiamo».
Mélenchon & C. però sono riusciti a fermare la destra, voi nel 2022 no.
«È vero. Ma anche noi abbiamo dimostrato di saper crescere, come provano le ultime elezioni europee. E poi, tornando alla Francia, il Patto popolare ha vinto ed è riuscito a bloccare Le Pen, ma è molto difficile che possa governare assieme. Noi siamo molto più avanti. Il nostro centrosinistra ha più omogeneità e solidità. Insomma, fermare le destre è necessario, ma non basta: serve un progetto politico riformista o progressista di alternativa di governo».
Il modello da seguire è quello del laburista Starmer che ha appena sbancato alle elezioni britanniche?
«Il progetto inglese è più proiettato al futuro e ha già dentro di sé un progetto di governo. Ma credo che ci sia una Terza via, una via italiana, tra quella francese e quella di Starmer, che deve tenere assieme una sinistra che superi il massimalismo ideologico e un centro moderato che vada oltre un neoliberismo inattuale».
Era la via indicata da Prodi con l’Ulivo. Ma allora non c’erano i grillini…
«Sì bisogna ripartire dal modello dell’Ulivo di Prodi: seppe tenere insieme una sinistra che aveva abbandonato le posizioni massimaliste, con un’area moderata cattolica. A distanza di vent’anni, con i dovuti cambiamenti, l’intuizione dell’Ulivo di Prodi resta valida. Validissima. E lo è perché è un modello che non si limita a fermare l’ondata sovranista, ma offre una credibile alternativa di governo. Non è sufficiente costruire coalizioni fondate sulla paura delle destre».
Però Prodi venne fatto cadere da Turigliatto e da Rossi, massimalisti di sinistra.
«Ma è l’unica formula vincente a sinistra nella storia italiana. Quello che non mi convince del Nuovo fronte popolare è la centralità di Mélenchon E la grande distanza da socialisti e centristi: difficile governare con un radicale antieuropeo. E noi in Italia possiamo andare oltre la costruzione di una coalizione contro qualcuno o qualcosa, noi abbiamo già i semi di una proposta di un’alternativa di governo. Ce l’ha insegnato Prodi che non si limitò a fare argine contro Berlusconi e incarnò un progetto positivo di prospettiva. Perciò ora non possiamo limitarci a cercare ciò che ci unisce nella contrapposizione alle destre».
Però è quello che state facendo con il referendum “contro” l’autonomia differenziata, non crede?
«Già essere uniti nel fare opposizione è una condizione necessaria. Però, ripeto, non sufficiente. Una volta che avremo demolito il progetto scellerato dello ‘”pacca Italia”, dovremo costruire una coalizione fondata su un’idea di Paese che riguardi l’assetto istituzionale, il modello economico e quello sociale. Penso che siamo sulla buona strada. Ma attenzione: sarebbe sbagliato fare operazioni di ceto politico, va costruito un nuovo blocco sociale aperto. Dobbiamo parlare ai cittadini, non ai politici».
È da molto tempo che la sinistra non ci riesce.
«Schlein però ha dimostrato che è possibile. L’ha fatto riaprendo il dialogo con il Paese su sanità, lavoro, salario minino. Questa è la strada e bisogna andare avanti».
Crede davvero che Conte sia un interlocutore credibile? Sembra stia a sinistra per caso.
«Ora ha fatto aderire i 5Stelle al gruppo politico Left, mi sembra un segnale chiaro nella giusta direzione. Adesso Conte va sollecitato sulla costruzione di un progetto per e non solo contro».
Alberto Gentili
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