25.11.2025
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Technology

Qubit, nel 2027 a Napoli il nuovo supercomputer per il calcolo quantistico


Per un giorno, l’area archeologica di Pompei non è sembrata un luogo del passato.

Piuttosto, il punto in cui il Paese prova a misurare quanto lontano possa arrivare il proprio futuro. All’Auditorium del Parco Archeologico, si è svolto Quantum Nexus – Timeless Entanglement, convegno che ha riunito cento scienziati e quattro Premi Nobel collegati da remoto. Un incontro che ha dato a Napoli la conferma del ruolo che la comunità scientifica le riconosce da almeno quarant’anni: un laboratorio capace di legare ricerca, imprese e istituzioni in un ecosistema che oggi guarda alla seconda rivoluzione quantistica senza esitazioni.

I TEMI

Berardo Ruggiero, fisico del Cnr e presidente dell’Associazione Eudora, ha offerto la chiave di lettura più immediata. «Pompei ci permette di compiere un passo in più verso l’integrazione tra tecnologie quantistiche e cultura classica», ha detto, ricordando che l’evento chiude l’Anno Unesco dedicato alle tecnologie quantistiche. Un anno in cui l’Italia, e la Campania in particolare, hanno mostrato di saper trasformare la ricerca in infrastruttura. Per Ruggiero, esiste ormai una «Campania Valley quantistica», una rete che collega università, enti di ricerca e imprese che guardano al futuro. Il direttore del Parco archeologico di Pompei, Gabriel Zuchtriegel, ha riportato la discussione su un tema filosofico con una domanda centrale: che cosa intendiamo quando parliamo di tempo. «Il passato non è un colosso stabile — ha detto — la memoria cresce solo se la curiamo». Un’affermazione che, posta davanti a una platea di fisici, ha assunto un peso particolare. Soprattutto in un convegno in cui la percezione del tempo, classico e quantistico, rappresenta la base di ogni applicazione, dal calcolo alle comunicazioni sicure. Tra gli interventi più attesi del convegno, quello di Francesco Tafuri, professore dell’Università Federico II e “papà” del primo computer quantistico a semiconduttori pubblico italiano. «A Napoli abbiamo assemblato la prima e unica piattaforma superconduttiva: in questa macchina convergono conoscenze profonde di ricerca e tutta la nostra storia scientifica. Le macchine le costruiamo e le conosciamo a fondo. Questo ci permette di formare studenti, attirare industrie e creare una vera filiera» ha spiegato. «Il computer quantistico è un oggetto che abbiamo costruito come comunità scientifica che riesce a usare i principi della meccanica quantistica per ragionare come ragiona la natura. Harry Potter è l’ottimo esempio per capire le meraviglie della natura estese a livello macroscopico: un computer quantistico ragiona un poco con la fantasia e la magia di Harry Potter».

LA RICERCA Tafuri ha confermato che entro il 2027 sarà operativo un nuovo computer, più potente e integrato con Cineca, con quattro cryostat e capacità di calcolo ibride destinate alle aziende. «Il nostro ecosistema funziona perché è aperto — ha insistito — E perché a Napoli esiste una storia che ha preparato tutto questo». Questa storia passa per la lunga collaborazione con figure di primo piano della fisica quantistica, molti dei quali oggi Premi Nobel. Tanto dal rapporto personale con l’indimenticato professore Antonio Barone (con cui i Nobel hanno collaborato più volte e che negli anni hanno sempre mantenuto un rapporto di stretta collaborazione con i colleghi napoletani) quanto dai cicli di conferenze MQC2, organizzati a Napoli da Paolo Silvestrini e Ruggiero (organizzatori di Quantum Nexus), nacquero i rapporti con Clarke, Devoret e Martinis, premiati nel 2025 per aver mostrato che circuiti superconduttori macroscopici possono obbedire alle leggi della meccanica quantistica. Un passaggio che ha reso possibile il computer quantistico moderno. Silvestrini ha sintetizzato questa traiettoria: «Le ricadute sono sotto gli occhi di tutti. Il computer quantistico, i sensori per l’analisi del sottosuolo, le piattaforme fotoniche. La nostra comunità ha contribuito a farle crescere». Di grande interesse l’intervento di Stefano Branca, direttore del Dipartimento Vulcani dell’Ingv. Ha descritto l’evoluzione dei gravimetri quantistici installati sull’Etna dal 2020.

LE PROSPETTIVE

«Misurano variazioni del campo gravitazionale in tempo reale — ha spiegato — e rilevano spostamenti di masse di magma anche minuscole». Sul versante nord-est del vulcano, a 2.800 metri, uno di questi strumenti registra ogni movimento della colonna magmatica, a due chilometri dai crateri sommitali. «Previsioni non se ne possono fare ancora ma la prospettiva è enorme» ha aggiunto, ricordando che in Italia ne verranno installati una decina, creando una rete nazionale che servirà a raffinare la conoscenza dei processi sismici e vulcanici. Un gravimetro quantistico è già in funzione anche sul Vesuvio. Sul fronte della sicurezza delle comunicazioni, Francesco Saverio Cataliotti dell’Università di Firenze ha illustrato il potenziale della Quantum Key Distribution. «Si inviano fotoni uno alla volta — ha detto — se qualcuno prova a intercettarli, li distrugge». Il limite attuale è la distanza, ma i quantum repeater in sviluppo potrebbero estenderne l’uso. Le prime sperimentazioni italiane sono partite proprio da Napoli, con una rete tra Pozzuoli, Meditec e Leonardo di Pomigliano. Quantum Nexus ha segnato l’ultimo appuntamento dell’Anno Internazionale della Tecnologia Quantistica, ma non ha dato l’impressione di una chiusura. Sembrava, piuttosto, l’inizio di una stagione in cui l’Italia, partendo da Napoli, continuerà a essere punto di confronto per i Nobel e luogo in cui la ricerca non deve più dimostrare di valere. Deve solo continuare a crescere, con la naturalezza con cui qui, da quarant’anni, si intrecciano memoria e futuro.

© RIPRODUZIONE RISERVATA


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