Un Movimento 5 Stelle dilaniato dallo scontro al vertice tra il presidente Giuseppe Conte e il garante Beppe Grillo, le cui conseguenze sono ancora tutte da comprendere. Prima gli scambi sul blog, poi le lettere ai giornali e ora, che la fase deliberativa dell’Assemblea costituente voluta dall’ex premier si avvicina, il rischio di una scissione sembra sempre meno remoto. D’altronde, Grillo l’aveva detto: a ottobre, gli elettori pentastellati si sarebbero trovati davanti a «un bivio»,una scelta di campo obbligata, la stessa che gran parte della base sembra aver già preso. Nonostante gli scontri, Conte tira dritto col suo processo «innovatore», che, con buona pace dell’«Elevato», sta per entrare nel vivo.
L’Assemblea costituente pentastellata passa alla Fase 2
Ieri a mezzanotte si è conclusa la prima fase della costituente voluta da Giuseppe Conte, quella della raccolta delle proposte.
Sono oltre 22 mila e sono state «clusterizzate» sotto 20 titoli che — nella Fase 2 — verranno scremati a 12. Nei prossimi giorni si procederà all’estrazione a sorte degli iscritti/attivisti che parteciperanno alla seconda fase del confronto deliberativo, che approfondiranno i 12 temi di discussione che avranno ricevuto il maggior gradimento.
«Stiamo realizzando un vero processo partecipativo e deliberativo, in cui tutti siamo coinvolti e di cui tutti siamo protagonisti. Un processo che mira ad assicurare la più ampia ed effettiva partecipazione democratica», scrive il Movimento 5 stelle sul suo sito ufficiale. Ma le carte bollate promesse da Beppe Grillo rischiano di modificare il corso degli eventi.
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«Resto ancora in attesa delle risposte alle domande inviate» a «Giuseppe Conte», scriveva il garante tre giorni fa in riferimento ai quesiti che contestavano la regolare costituzione dell’assemblea e il tradimento dei principi identitari e fondativi del M5S, come il nome, il simbolo del partito e l’abolizione del vincolo dei due mandati. Le truppe di contiani sono pronte a dar battaglia anche sul contratto di consulenza da 300 mila euro l’anno che il Movimento corrisponde a Grillo, che è tema ricorrente tra le proposte raccolte nella prima fase della costituente pentastellata.
Le parole di Di Battista e Di Maio
Nello scontro al vertice pentastellato,è stato spesso evocato un ritorno in campo di Alessandro Di Battista, nome capace di smuovere, e tanto, la base. Intercettato un paio di settimane fa a Roma a colloquio con la consigliera e portavoce di Grillo, Nina Monti, il diretto interessato è tornato ad escludere categoricamente ogni coinvolgimento: «Non mi interessano le questioni interne di un partito che ho lasciato tre anni fa per ragioni politiche», la chiude.
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Questioni interne su cui si è espresso anche l’ex capo politico dei 5 stelle, Luigi Di Maio. L’autore della prima grande scissione pentastellata sintetizza così: «Non c’è niente di politico» nello scontro interno al M5S. «E’ solo uno scontro di potere tra Giuseppe Conte e Beppe Grillo. La questione non è politica, ma è tutta legata allo Statuto perché sia Conte sia Grillo la pensano allo stesso modo, per esempio, sull’alleanza con il Pd».
L’assemblea indetta da Conte è infatti, per Di Maio, una resa dei conti «da cui ormai non si può più tornare indietro». Lo scontro sul piano legale — poi — sarà uno «stillicidio quotidiano che farà perdere voti al Movimento», sentenzia prevedendo infine che se Conte e Grillo dovessero separare le loro strade «dimezzeranno i consensi: hanno più voti insieme che da soli e in ogni caso il saldo sarà negativo». E il rischio implosione — man mano che si avvicina la fine del percorso di riforme con la convocazione della plenaria ai primi di novembre — si fa sempre più concreto.
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