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quale futuro per il centrosinistra?


Il Partito democratico si impone come la prima forza politica in Liguria: alle elezioni per il rinnovo del Consiglio regionale ligure il partito dei dem ha incassato il 28,7 per cento dei voti, distanziandosi nettamente dal 14% raggiunto da Fratelli d’Italia. Un risultato che segna una crescita di due punti rispetto alle elezioni europee, ma che non è bastato: la crisi del M5S trascina verso il fondo il centrosinistra, con Andrea Orlando candidato. La delusione brucia, soprattutto alla luce dello scandalo Toti, che sembrava preannunciare un tracollo del centrodestra.

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Le condizioni per un trionfo del centrosinistra c’erano tutte: Orlando, condiviso candidato senza esitazioni da tutta la coalizione, contro una destra divisa e incerta sul nome da schierare. Prima la candidatura di Enrico Rixi (Lega), poi Ilaria Cavo (Nm), infine, soltanto a settembre inoltrato, arriva l’investitura di Marco Bucci. Ma è anche una sconfitta che rivela fratture mai risolte e falle profonde nel progetto del campo largo, da cui il centrosinistra dovrà ora ripartire consapevole delle prove imminenti. Con le elezioni Regionali in Emilia-Romagna e in Umbria fissate per il 17 e 18 novembre, quale sarà il destino del centrosinistra? Quale ruolo conferire al Movimento 5 Stelle?

«Serve assetto coalizionale stabile»

Il messaggio è chiaro a tutti: il centrosinistra ha urgente bisogno di consolidare la propria posizione. «Il tema fondamentale — ha commentato ieri Orlando durante la conferenza stampa —  è che il centrosinistra deve darsi un assetto coalizionale stabile, perché non è possibile determinare il format di volta in volta. Questo dà un vantaggio enorme a una coalizione come quella dei nostri avversari». Orlando non ha risparmiato critiche a Giuseppe Conte: «Non si può che uno l’ultima settimana dica «no tu no»», in riferimento all’espulsione dei renziani dal «campo largo» voluta dal leader del M5S. «Siamo stati una cavia — aggiunge il candidato — Abbiamo provato sulla nostra pelle quel che può accadere senza una coalizione ben strutturata alle proprie spalle». Una posizione condivisa dalla segretaria dem Elly Schlein, che spera che «questo risultato faccia riflettere tutte le forze alternative alla destra». Con il Pd al 28,5%, Schlein ha rimarcato: «Abbiamo dato il massimo. Siamo consapevoli che non basta, ma scontiamo anche le difficoltà degli altri». 

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Il ruolo di Schlein

Anche se il Pd ha dimostrato di essere in buona salute, iniziare con una sconfitta quella che per Schlein doveva essere la prima vittoria di una triplete autunnale — con le elezioni imminenti in Emilia e Umbria — è uno smacco. Ma mentre il M5s fa a pezzi il campo largo, la segretaria dem resta il collante della coalizione. Spetterà a lei capire che direzione dare all’alleanza, consapevole però che nessuna decisione potrà soddisfare tutte le anime della coalizione: Renzi si o no? Conte come alleato o fuori dai giochi?. Dall’altro lato, Alleanza Verdi e Sinistra (Avs) si conferma stabile, consolidandosi come la seconda forza all’opposizione, raggiungendo il 6,17% dei voti. Un partito che si presenta come un valido alleato, avendo portato a casa oltre 34 mila voti. Ma solo Avs non basta. Sarà un’autentica missione per Schlein risollevare il morale e trovare l’elisir di lunga vita per il centrosinistra.

«La politica dei veti»

Per il leader di Iv Ieri «ha perso soprattutto chi concepisce la politica come uno scontro personale, come un insieme di antipatie e vendetta», scrive l’ex premier su X. «Ha perso chi mette i veti. Ha perso chi non si preoccupa di vincere ma vuole solo escludere e odiare. Ha perso Giuseppe Conte, certo, e tutti quelli che con lui hanno alzato veti contro Italia Viva». Perché? Basta guardare i numeri dell’elezione, nota Renzi. «Solo le mie preferenze personali delle Europee sarebbero bastate a cambiare l’esito della sfida, solo quelle. Aver messo un veto sulla comunità di Italia Viva ha portato il centrosinistra alla sconfitta. Senza il centro non si vince: lo ha dimostrato la Basilicata qualche mese fa, lo conferma la Liguria oggi. Vedremo se qualcuno vorrà far tesoro di questa lezione».

Emilia-Romagna e Umbria

Ora gli occhi sono puntati su Emilia Romagna e Umbria, dove la coalizione di centrosinistra si presenta nella formazione extralarge (i renziani hanno rinunciato a presentare il simbolo di Italia Viva ma sono candidati nelle liste civiche a sostegno del presidente). Se il risultato dovesse essere favorevole al centrosinistra non solo a Bologna, roccaforte della sinistra, ma anche a Perugia, sarà il chiaro segno che solo tutte assieme le opposizioni (Renzi compreso) possono essere competitive. E che forse avrebbero potuto evitare la debacle e cogliere una vittoria significativa anche in Liguria.

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