Commenti e retroscena del panorama politico
Iscriviti e ricevi le notizie via email
È rimasto dietro le quinte, un passo indietro alla premier Giorgia Meloni che consiglia da inamovibile braccio destro. A Washington però Giovanbattista Fazzolari c’era sempre, nelle stanze che contano. E ha preso appunti. Un diario di bordo su una giornata — la missione americana dei sette leader europei a sostegno di Zelensky, le aperture di Trump sulla sicurezza dell’Ucraina — che ha il sapore della svolta. «Ad oggi Mosca è in difficoltà: non è riuscita a prendere il controllo totale neanche delle regioni di cui ha proclamato l’annessione nel settembre 2022, è impantanata in una guerra di logoramento che sta decimando soldati e mezzi a fronte di modestissimi risultati».
Il bilancio
È il bilancio tracciato in un dossier riservato distribuito questa mattina a tutti i parlamentari di Fratelli d’Italia.
Scritto dall’ufficio studi del partito e supervisionato, come sempre accade, dal potente sottosegretario. Insomma Putin è in difficoltà sul campo, per questo vuole trattare e si sta aprendo uno spiraglio, spiegano dai vertici del partito di via della Scrofa sciorinando la linea ufficiale della presidente del Consiglio. Che non si fida — mette in guardia il dispaccio — delle vere intenzioni di Putin. Neanche dopo il vertice in Alaska, o la telefonata di ieri sera in cui lo zar russo si sarebbe detto disposto a incontrare Zelensky per chiuderla qui.
Il dietrofront di Trump
Del resto in queste ore è lo stesso Trump a frenare: «Non so se Putin vuole un accordo», ha detto a Fox News. Attenzione, è il monito scandito nel documento riservato letto dal Messaggero: «Non sarebbe una novità per la Russia disattendere gli accordi a scapito dell’integrità territoriale dell’Ucraina (si veda il fallimento del memorandum di Budapest). Come a dire: le parole di Putin, se parole restano, non valgono nulla. Ecco che allora le «garanzie di sicurezza» per Kiev chieste a gran voce da Meloni e promesse ieri da Trump, da delineare sulla scia dell’articolo 5 della Nato, sono necessarie a vincolare l’autocrate russo alla sua parola. «Siamo consapevoli che assicurare che ciò che e accaduto in Ucraina non accadrà di nuovo è la precondizione di ogni tipo di pace» prosegue il documento. Che conferma la linea del partito «convintamente al fianco dell’Ucraina» ed elogia l’ «unità dell’Occidente», nelle stesse ore in cui Salvini e i leghisti punzecchiano Bruxelles e Parigi sperando che la pace «non sia sabotata».
Fra le righe una stoccata alle opposizioni critiche in questi giorni verso le passerelle europee da Trump e i tappeti rossi stesi dal presidente americano in Alaska per l’arrivo di Putin. «Sarebbe semplicistico ritenere che questo sia un processo facile e immediato ma sarebbe ipocrita non riconoscere i passi avanti che vengono compiuti» riprende il testo che dà la linea a deputati e senatori di FdI. «Spiace constatare, ancora una volta, che le mire elettorali prevalgano addirittura su questioni così importanti che vedono in gioco la vita di milioni di persone e la sicurezza di un intero continente» l’affondo contro Schlein, Conte e il centrosinistra. «nel cuore dell’Europa. Coloro che oggi riducono l’entità dei passi avanti nel negoziato sono gli stessi che attaccavano Trump per aver sostenuto di poter porre fine al conflitto rapidamente: insomma, prima erano consapevoli che si trattasse di un processo lento, ora si aspettano la pace nel giro di qualche ora?»
© RIPRODUZIONE RISERVATA