06.08.2025
12 Street, Rome City, Italy
Politics

punibilità solo in caso di colpa grave


Obiettivo: fermare la fuga del personale dagli ospedali pubblici. Lo scudo penale per difendere i medici dalle denunce non di rado immotivate non sarà più provvisorio. Oggi al Consiglio dei ministri arriverà il Ddl delega, voluto con forza dal ministro della Salute, Orazio Schillaci, che fisserà un principio già in vigore, ma in forma non stabile: all’articolo 7 si dispone che la punibilità per morte o lesioni in ambito sanitario è limitata ai soli casi di colpa grave. Secondo il governo questo porrà un freno non solo a un eccesso di denunce contro il personale sanitario, ma anche al ricorso alla medicina difensiva che comporta numerosi effetti indesiderati. Il medico per tutelarsi da future cause da parte del paziente o dei suoi familiari prescrive un numero eccessivo di esami e analisi, anche inutili, che finiscono per ingrossare le liste di attesa.

FASCICOLI

Ci sono alcuni dati che fanno riflettere rilanciati in più occasioni dalle associazioni del personale sanitario: ogni anno vengono presentate circa 20.000 denunce penali nei confronti dei medici, ma solo una minima parte porta a una condanna. Dunque, spesso questi fascicoli contribuiscono a ingolfare il lavoro delle procure. Il provvedimento interviene anche sulla parte che riguarda le cause civili, le richieste di risarcimento danni. Al comma 3-bis dell’articolo 8 recita: «La responsabilità civile della struttura sanitaria, pubblica o privata, e dell’esercente la professione sanitaria è esclusa se la prestazione sanitaria è stata eseguita in conformità alle raccomandazioni previste dalle linee guida pubblicate ai sensi dell’articolo 5, comma 3, o alle buone pratiche clinico-assistenziali, sempre che le predette raccomandazioni o buone pratiche risultino adeguate alle specificità del caso concreto».

CONDIZIONI

In sintesi: se si dimostra che l’operato del medico è stato in linea con quanto previsto dalle buone pratiche e dalle linee guida, non ci può essere responsabilità civile. Non solo. Si legge nel comma 3-ter dell’articolo 8: «Si tiene conto anche della scarsità delle risorse umane e materiali disponibili, nonché delle eventuali carenze organizzative, quando la scarsità e le carenze non sono evitabili da parte dell’esercente l’attività sanitaria, della mancanza, limitatezza o contraddittorietà delle conoscenze scientifiche sulla patologia o sulla terapia, della concreta disponibilità di terapie adeguate, della complessità della patologia o della concreta difficoltà dell’attività sanitaria, dello specifico ruolo svolto in caso di cooperazione multidisciplinare, nonché della presenza di situazioni di urgenza o emergenza». Dunque: se ad esempio il medico si trova a curare il paziente in un ospedale in cui manca il personale e i macchinari sono obsoleti, non può essere chiamato a rispondere civilmente di un eventuale errore.

Il provvedimento che arriva oggi al Consiglio dei ministri nella sua interezza è definito «Disegno di legge recante la delega al Governo in materia di professioni sanitarie e disposizioni relative alla responsabilità professionale degli esercenti le professioni sanitarie». In sintesi è una «riforma delle professioni sanitarie». Dunque, va oltre il semplice tema dello scudo penale e prevede incentivi e migliori condizioni di lavoro con l’obiettivo di fermare la fuga dei medici dagli ospedali pubblici. L’articolo 1 delega il Governo «ad adottare entro il 31 dicembre 2026, uno o più decreti legislativi» in materia di professioni sanitarie. Per fare cosa? Incrementare il numero di medici e infermieri, «valorizzare la professionalità, le competenze e la formazione specialistica». Il testo punta anche sulla riforma della scuola di specializzazione per i medici di medicina generale. Per colmare le lacune negli organici, specialmente in alcuni reparti, l’articolo 3 prevede il «ricorso a forme di lavoro flessibile per l’impiego degli specializzandi nel Servizio sanitario nazionale». Dunque, sarà chiesto aiuto anche a giovani medici, già laureati, ma ancora impegnati nei corsi di specializzazione. Saranno previsti incentivi per chi «opera in particolari condizioni di lavoro o che presta servizio in aree disagiate». Un esempio per tutti: bisogna convincere i giovani medici a scegliere di lavorare in pronto soccorso, prevedendo migliori stipendi e possibilità di carriera. All’articolo 4, si parla anche di Intelligenza artificiale, per costruire un sistema di governance che ne favorisca l’utilizzo. Una volta approvato il testo della riforma delle professioni mediche, saranno necessari altri passi: il governo, entro la fine del prossimo anno dovrà varare i provvedimenti attuativi. Insomma, si dovrà passare dai buoni propositi elencati nel provvedimento, che Schillaci porterà all’esame del Consiglio del ministri, all’applicazione reale: una cosa è scrivere che si andranno a colmare le lacune degli organici, a migliorare la qualità delle condizioni di lavoro per gli operatori sanitari, un’altra è definire il modo in cui tutto questo sarà fatto.

© RIPRODUZIONE RISERVATA


© RIPRODUZIONE RISERVATA


Leave feedback about this

  • Quality
  • Price
  • Service
[an error occurred while processing the directive]