23.05.2025
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Economy

pronti i dazi su brandy e auto di lusso europee


È solo il primo atto, ma i contorni della rappresaglia commerciale ci sono già tutti. Pechino non ha perso tempo a rispondere all’istituzione di dazi Ue sull’importazione di auto elettriche “made in China” che, meno di una settimana fa, hanno incassato il disco verde dei governi Ue. E, ieri, il ministero del Commercio della Repubblica popolare ha annunciato l’istituzione di prelievi «temporanei» sul brandy europeo. Scatteranno venerdì prossimo ma hanno già mandato in rosso i titoli del lusso e contribuito a fiaccare le Borse europee.

IL SEGMENTO
La Cina ha già segnalato il successivo target: le auto di grossa cilindrata, segmento di mercato su cui è allo studio la prossima offensiva, mentre degli sviluppi potrebbero arrivare anche sul fronte dalle altre due indagini sull’export agroalimentare Ue, di carne di maiale e di prodotti lattiero-caseari. Nulla è lasciato al caso: i dazi anti-dumping sul brandy colpiscono principalmente la Francia, che ha votato sì (come l’Italia e la Polonia) all’applicazione definitiva di nuove tariffe fino al 35,3% (ulteriori rispetto all’esistente 10%) sulle e-car del Dragone.

Oltralpe si trovano i quattro maggiori produttori al mondo per cui le autorità cinesi hanno anche definito le aliquote: 39% per Hennessy, 38,1% per Remy Martin (entrambe proprietà del Gruppo Lvmh), 30,6% per Martell e 34,8% per Courvoisier (che da poco mesi è diventata “italiana”, dopo l’acquisizione da parte del Gruppo Campari). Sono questi i marchi che rappresentano anche la quasi totalità (99%) del mercato cinese, il più profittevole al mondo, che vede nel brandy il distillato più popolare, percepito come uno status symbol. Tutti gli altri produttori Ue sono destinatari di dazi al 34,8%. La reazione di Bruxelles non si è fatta attendere. «Riteniamo che queste misure siano infondate e siamo determinati a difendere l’industria dell’Ue dall’abuso degli strumenti di difesa commerciale», ha reagito la Commissione, annunciando «un adeguato sostegno ai produttori dell’Ue che si trovano a fronteggiare l’impatto negativo di questa decisione ingiustificata del governo cinese».

LA CONCORRENZA
Da Strasburgo è stato il vicepresidente esecutivo e titolare del Commercio Valdis Dombrovskis a predicare cautela: l’obiettivo dell’iniziativa Ue sulle auto elettriche «non è chiudere i mercati, ma ripristinare una concorrenza leale» tra aziende cinesi ed europee.

Con la scelta se trasformare i prelievi temporanei in definitivi ormai nelle mani dell’esecutivo Ue, i dazi sono in predicato di entrare in vigore entro fine ottobre; anche dopo quella data, tuttavia, chiariscono a Bruxelles, continueranno le trattative con Pechino alla ricerca di una soluzione negoziale.

Le rinnovate tensioni commerciali, però, sembrano dare segnali in controtendenza. Oltre all’annuncio sulle tariffe temporanee sul distillato, il gigante asiatico ha infatti ufficializzato che sta valutando l’aumento dei dazi sull’import di veicoli di grossa cilindrata “made in Europe”. Una misura che colpirebbe stavolta, in maniera preponderante, l’industria automotive tedesca già in crisi nera, con Porsche, Bmw, Mercedes e Volkswagen,tra le case più esposte al mercato cinese. Pechino, insomma, sembra fare sul serio e manda un segnale anche a Berlino, che pure nel voto sui dazi anti-cinesi del 4 ottobre aveva rotto gli indugi (e le alleanze con gli altri “big” Ue) schierandosi apertamente con lo sparuto fronte dei contrari.

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