11.05.2025
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«Pronti a schierare missili nucleari»



Aereo caduto, Azerbaijan: Mosca ammetta colpa e punisca i colpevoli

Mosca dovrebbe «ammettere la propria colpa, punire i colpevoli e pagare un risarcimento» dopo lo schianto dell’aereo dell’Azerbaigian Airlines avvenuto 4 giorni fa. Lo afferma il presidente azero, Ilham Aliyev, scrive la Tass. Il velivolo con 67 persone a bordo è precipitato nel Kazakhstan provocando la morte di 38 persone.

Azerbaijan: contro l’aereo caduto colpi partiti da territorio russo

L’aereo dell’Azerbaijan Airlines, precipitato nel Kazakhstan occidentale 4 giorni fa, è stato danneggiato «dai colpiti sparati dal territorio russo». Lo ha detto il presidente dell’Azerbaigian, Ilham Aliyev, in un’intervista al canale statale AzTV ripresa dalla Tass.

«Conosceremo la versione finale dopo aver aperto le scatole nere. Ma le prime versioni sono sufficientemente giustificate e basate sui fatti. L’aereo civile azero è stato danneggiato dall’esterno sul territorio della Russia, vicino a Grozny, e ha quasi perso il controllo», ha detto Aliyev che accusa Mosca di voler nascondere le prove di quanto accaduto. 

Crosetto: proposta Putin? Prima interrompa i bombardamenti

«Dico ormai da due anni che il primo segnale della volontà di pace o di tregua sarà interrompere i bombardamenti, e non sono stati interrotti per una sola ora o un solo giorno in 1.050 giorni di guerra. Il giorno in cui passeranno 24 ore senza bombardamenti, inizierò a credere che la Russia è disposta a cercare prima la tregua e poi la pace». Così il ministro della Difesa, Guido Crosetto, rispondendo all’Ansa sulla proposta della Russia di organizzare un tavolo di pace in Slovacchia.

Il ministro ha visitato oggi il Villaggio Italia di Abu Dhabi, in occasione della 31/a tappa del tour mondiale Vespucci. Prima, invece, ha partecipato alla messa a bordo insieme con il presidente della Camera, Lorenzo Fontana, e la sottosegretaria alla Difesa Isabella Rauti.

Lavrov: «Pronti a schierare missili nucleari a corto e medio raggio»

Mosca eliminerà la proposta di moratoria sullo spiegamento di missili a corto e medio raggio. Lo ha detto il ministro degli Esteri russo, Serghei Lavrov, a Ria Novosti. «Stiamo valutando la situazione sulla base di un’analisi delle azioni destabilizzanti di Usa e Nato nella sfera strategica e, di conseguenza, dell’evoluzione delle minacce che ne derivano», ha detto.

«Oggi è chiaro che la nostra moratoria sullo spiegamento di missili a corto e medio raggio non è più praticabile e dovrà essere abbandonata poiché gli Usa hanno schierato tali armi in varie regioni del mondo, ignorando con arroganza gli avvertimenti di Russia e Cina».



Una svolta imminente in Ucraina al momento non appare realistica. A gelare le speranze di un negoziato per un cessate il fuoco ci ha pensato il Cremlino, chiarendo che Vladimir Putin non ha in programma contatti diplomatici all’inizio del nuovo anno. Mosca tra l’altro ha alzato nuovamente il tiro nei confronti dell’Europa con una delle sue armi a disposizione, quella del gas, annunciando l’interruzione delle forniture alla Moldavia, candidata all’adesione all’Ue. Ufficialmente, perché non ha onorato i suoi debiti.

Nell’ultimo mese e mezzo l’ipotesi di un avvio di trattativa per l’Ucraina ha iniziato ad affacciarsi, seppur timidamente, nei ragionamenti delle cancellerie. Qualcosa si è mosso con una telefonata tra Putin e Olaf Scholz a metà novembre, e soprattutto con il primo colloquio informale tra il presidente russo e Donald Trump, ma la realtà è che non c’è ancora nulla di concreto, ed anzi gli occidentali temono che Putin miri a prendere altro tempo per consolidare le vittorie sul terreno.

L’ambiguità del Cremlino è emersa anche dalle ultime dichiarazioni di Dmitry Peskov.

Il portavoce di Putin, interpellato dai giornalisti a Mosca, ha fatto sapere che il presidente non ha in programma contatti con leader stranieri a breve, «né per il primo, né per il 2 né per il 3 gennaio». E soprattutto, ha puntualizzato, «per ora nessuna traiettoria» per un processo di pace «è in vista a causa della posizione del regime di Kiev». Che secondo Mosca avanzerebbe richieste irricevibili.

Nei giorni scorsi ci ha provato Robert Fico a rompere il fronte pro-Kiev dell’Ue, volando a Mosca per un faccia a faccia con Putin, con l’offerta di ospitare i colloqui di pace. Il premier slovacco si è allo stesso tempo scagliato contro Zelensky, accusandolo di non essere interessato a un cessate il fuoco. E minacciando poi di interrompere il flusso di elettricità verso Kiev, o altre azioni, se l’Ucraina bloccherà la fornitura di gas russo alla Slovacchia a partire dal primo gennaio. Dura la replica del leader ucraino: Fico fa una «politica miope agli ordini di Mosca, che tra l’altro danneggerà il popolo slovacco» e allontanerà il suo Paese dall’Ue. Quello dell’energia è un tema sensibile di questa guerra e la Russia ha già dimostrato di utilizzare le sue inesauribili risorse di gas per mettere pressione sugli europei. Non a caso, da Mosca è arrivata la notizia che Gazprom ha deciso di azzerare le forniture alla Moldavia dal primo gennaio. Con la motivazione che le autorità di Chisinau «si rifiutano di saldare i propri debiti». Il gruppo russo, inoltre, «si riserva il diritto» di intraprendere ulteriori azioni, tra cui rescindere il contratto del gas con la Moldavia.

Immediata la protesta del premier moldavo Dorin Recean: «Il governo condanna questa tattica repressiva e ribadisce di non riconoscere alcun presunto debito, che è stato dichiarato non valido da una verifica internazionale». Il contenzioso sul gas tra Mosca e Chisinau risale a prima dell’inizio della guerra in Ucraina, ma i rapporti sono ai minimi termini da quando le autorità moldave hanno accelerato nel percorso di integrazione verso l’Ue, culminato con un referendum che ha sancito il sì all’adesione (seppur con uno scarto minimo). Inoltre la presidente moldava Maia Sandu, fervente europeista, è stata appena confermata per un secondo mandato al termine di un’elezione offuscata dalle accuse di ingerenza del Cremlino nell’ex repubblica sovietica.

Sul fronte militare in Ucraina, intanto, il capo delle forze armate di Kiev Oleksandr Syrskyi ha fatto un bilancio del 2024 ammettendo che sia stato un anno «difficile», ma rivendicando allo stesso tempo che «i russi hanno pagato il prezzo più alto dall’inizio dell’invasione in termini di perdite: 421.000 tra morti e feriti». A Mosca invece l’Fsb ha reso noto di aver sventato un complotto per uccidere un ufficiale russo di alto rango e un blogger di guerra con una bomba nascosta in un altoparlante portatile. Un’azione analoga a quella che il 17 dicembre era costata la vita al generale Igor Kirillov, comandante delle truppe di difesa nucleare, chimica e biologica.

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