16.07.2025
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Politics

prezzi come al bar, ma allo Stato costa il 30% in più


I primi di mare a un euro e 60 sono ormai un lontano ricordo. Così come il pesce spada a 3 euro e 55. È finito il tempo in cui la buvette di Montecitorio era considerata il simbolo dei privilegi della “Casta”, bersaglio dell’indignazione generale per i prezzi poco più che simbolici delle portate offerte agli onorevoli. Dopo i vari adeguamenti ai listini che si sono succeduti negli anni – non senza un certo scorno di molti frequentatori del Palazzo –, infatti, oggi il bar che affaccia sul Transatlantico non è poi molto più economico rispetto a un qualunque altro caffè della Capitale. Eppure, nonostante le tariffe ormai normalizzate, la buvette della Camera dei deputati continua a costare piuttosto cara alle tasche dei contribuenti. Quanto? Più di 3 milioni di euro, l’anno scorso. Con un’impennata della spesa rispetto al 2023 di ben 702mila euro. Quasi il 30% in più in soli dodici mesi.

I CONTI

È una delle sorprese che emergono sfogliando il bilancio consuntivo 2024 della Camera, approvato durante la riunione dell’ufficio di presidenza di martedì scorso e trasmesso venerdì all’assemblea. Bilancio che si chiude – scrivono i questori Paolo Trancassini, Alessandro Manuel Benvenuto e Filippo Scerra – con un avanzo di 45,3 milioni di euro. Che salgono a 52,1 grazie alla cancellazione di un residuo passivo da 6,9 milioni precedentemente iscritto a bilancio. Conti in ordine, dunque, anche grazie alle «maggiori entrate» incassate rispetto alle previsioni per 37,7 milioni e alle «minori spese» registrate per 14,9 milioni.

Eppure c’è una voce che rispetto all’anno precedente ha visto aumentare – e non di poco – i costi. Ed è proprio il capitolo «ristorazione». Che pesava 2.360.000 euro nel consuntivo 2023 ed è schizzata a 3.062.000 euro l’anno scorso. Il 29% in più. Nel dettaglio, per i «servizi di ristorazione» (come appunto la buvette, ma anche il ristorante e la mensa per gli oltre mille dipendenti del Palazzo) si prevedeva di spendere 1 milione e 375mila euro, cifra che nel consuntivo è lievitata di altre 462mila euro. A cui vanno aggiunti 75mila euro di «servizi di supporto alla ristorazione» e un ulteriore milione e 150mila euro di «acquisto derrate alimentari». Solo quest’ultima voce, in particolare, è aumentata rispetto al 2023 di 325mila euro. Chissà se per l’impegno dichiarato di privilegiare, nelle cucine di Montecitorio, i prodotti a chilometro zero e della dieta Mediterranea, sicuramente di qualità più elevata ma spesso anche più costosi.

Numeri che sorprendono anche perché il 2024 è stato l’anno dell’addio alle società esterne, che fino a quel momento avevano in appalto i servizi di ristorazione della Camera, in favore di una società “in house” costituita ad hoc, la Cd Servizi (che si occupa, oltre che della buvette, anche di parcheggi, pulizie e facchinaggio). Un passaggio di consegne che, stando alle previsioni, avrebbe dovuto portare risparmi stimati in un milione e mezzo l’anno. Per ora invece i costi sembrano aumentare, anche se è possibile che i benefici si vedranno solo nel primo anno di gestione totalmente interna, ossia il 2025.

Cresce, intanto, anche la spesa per il personale. Se infatti i dipendenti costano 207 milioni all’anno (più di un quinto del totale delle uscite), ad aumentare è soprattutto la spesa relativa ad «altro personale», che passa da 33 a 45 milioni di euro (possibile, in assenza di indicazioni specifiche sul documento, che si tratti proprio della internalizzazione dei dipendenti prima assunti attraverso società esterne). Mentre crolla la spesa per i collaboratori parlamentari: dai 15 milioni preventivati nel 2023 agli 8 spesi nel 2024. Altra grossa voce di uscita è quella relativa ai vitalizi per gli ex parlamentari e alla loro reversibilità. Che nonostante siano stati aboliti nel 2012, pesano ancora per 89,8 milioni l’anno, facendo schizzare a 148 milioni il costo totale per le pensioni degli ex deputati.

GLI ALTRI AUMENTI

Aumentano di circa 230mila euro, nel frattempo, le spese relative ai trasporti aerei, ferroviari e marittimi degli onorevoli (in tutto 9,8 milioni), mentre si segnala un risparmio di non poco conto sulle utenze di acqua, luce e gas. Segno che anche la Camera nel 2024 ha beneficiato del calo dei prezzi dell’energia: dagli 11 milioni del 2023 agli 8 dell’anno successivo. Stabili i trasferimenti ai gruppi parlamentari (30,87 milioni), così come le spese per la pulizia degli edifici (circa 7 milioni), per la lavanderia (25mila euro) e il facchinaggio (1,8 milioni).

Infine salgono, e non di poco, le spese di funzionamento delle commissioni: da 2,8 a 3,8 milioni in un anno. Un boom dovuto in parte alle attività delle commissioni d’inchiesta, “costate” 490mila euro nel 2023 e oltre un milione l’anno successivo. Troppo? Troppo poco? Difficile dirlo, considerata la delicatissima attività che molte di esse (come l’Antimafia) svolgono. It’s democracy, baby.

© RIPRODUZIONE RISERVATA


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