Dal Senato è arrivato l’ok al ddl contro la maternità surrogata, che è diventata legge. L’approvazione del disegno di legge contro la «gestazione per altri», anche se compiuta all’estero da cittadini italiani, è arrivata nell’Aula di Palazzo Madama con 84 sì, 58 no e nessun astenuto. Il provvedimento, che ha come prima firmataria la deputata di FdI, Carolina Varchi e che aveva ricevuto il via libera dalla Camera il 26 luglio 2023, diventa così definitivo. Le opposizioni, che hanno votato contro, parlano di testo «inutile», «incostituzionale», «da Medioevo» e «contro i bambini e le famiglie arcobaleno».
Con il via libera del Senato, la «gestazione per altri» diventa di fatto un reato universale nel senso che le coppie italiane che faranno ricorso alla pratica nei Paesi in cui è consentita, saranno puniti comunque. Il disegno di legge nasce dalla proposta della capogruppo di Fratelli d’Italia in Commissione Giustizia della Camera, Carolina Varchi, che venne approvata a Montecitorio nel luglio del 2023 con 166 sì, 109 no e 4 astenuti. Il testo Varchi, in realtà riprendeva quello presentato da Giorgia Meloni «nella precedente legislatura», come ha ricordato in Aula anche la senatrice di FdI, Domenica Spinelli. In Italia, la maternità surrogata è vietata già dal 2004. Ma ora, con questo ddl che diventa legge, i genitori che torneranno in Italia, dopo aver fatto ricorso alla pratica della «gestazione per altri», potranno essere incriminati e finire in carcere dai tre mesi ai due anni. Per non parlare della sanzione pecuniaria che potrà arrivare sino ad un milione di euro. «Con questo provvedimento — ha sottolineato il capogruppo della Lega Massimiliano Romeo — vogliamo infatti evitare che il divieto previsto in Italia venga aggirato, andando all’estero per commissionare un bambino che poi viene riconosciuto nel nostro Paese». Il testo appena approvato è formato da un solo articolo che modifica la legge 40 del 2004 estendendo il reato all’estero. Durante la discussione in Commissione al Senato, mesi fa, la Lega tentò di proporre una stretta ulteriore presentando un emendamento che raddoppiava la multa e portava il carcere fino a 10 anni. Ma ci fu un dietrofront per l’obiezione del resto del centrodestra. La Lega inizialmente difese l’emendamento spiegando che era in linea con una sua proposta di legge che aveva presentato nella scorsa legislatura. Ma poi dovette rinunciare. L’opposizione compatta ha attaccato duramente, dentro e fuori l’Aula, il disegno di legge definendolo, come ha fatto la senatrice Elena Cattaneo, «un manifesto ideologico» a «danno delle famiglie» e dei «bambini». Il centrodestra, infatti, si sottolinea in Italia Viva, ha respinto anche l’emendamento presentato da Ivan Scalfarotto con il quale si chiedeva che «dall’attuazione» della legge non derivasse «un pregiudizio per i diritti e gli interessi del minore» garantendo «gli adempimenti previsti» per il «riconoscimento del rapporto filiale instauratosi con i genitori di fatto», ai quali «è attribuita la responsabilità genitoriale».
Roccella: «Per rete mondiale femminismo noi esempio su Gpa»
«Chi si trincera dietro la retorica dei «diritti» per giustificare la pratica dell’utero in affitto dovrebbe chiedersi perché invece ci sia una rete mondiale del femminismo che sostiene l’iniziativa dell’Italia e considera il nostro Paese un esempio da seguire dappertutto. Oggi con il voto del Parlamento italiano i diritti non sono stati negati, ma al contrario sono stati riaffermati e resi finalmente effettivi», ha detto la ministra per la Famiglia, la Natalità e le Pari Opportunità Eugenia Roccella interpellata dall’Ansa dopo l’approvazione da parte del Senato del reato universale per la maternità surrogata.
Roccella sottolinea «il diritto delle persone fragili, delle donne povere a non essere ricattate dal bisogno, dei bambini a non essere trattati come merce da catalogo». «L’auspicio è che questa consapevolezza sia contagiosa nel mondo e possa portare alla messa al bando universale di questa pratica orribile — aggiunge — E a chi invoca la libertà di fare del proprio corpo ciò che si vuole, rispondo che non a caso la legge italiana vieta di vendere parti di sé: non si può vendere un rene o vendere un occhio, allo stesso modo non si può mettere sul mercato una parte di sé, con l’evidente rischio di pesanti forme di sfruttamento. In Italia abbiamo leggi fondamentali che impediscono lo sfruttamento dei lavoratori, sarebbe assurdo e incivile — conclude la ministra — consentirlo per quanto riguarda un evento così ricco di emozioni profonde e intime come la maternità».
La tensione in aula durante il voto
È scontro frontale sulla norma di legge che vieta agli italiani di praticare la maternità surrogata non solo nel nostro Paese, dove è già illegale, ma anche all’estero nei paesi dove invece la pratica è possibile. Il voto che porta alla nuova legge, arriva dopo una giornata in Senato dove non sono mancati i momenti di tensione, tra maggioranza e opposizione. Con l’Aula più volte richiamata all’ordine dai presidenti di turno, visti i continui battibecchi tra chi era a favore del testo, presentato alla Camera dalla meloniana Carolina Varchi, e i contrari. Più volte i presidenti di turno, come capitato a Mariolina Castellone, hanno minacciato di sospendere l’Aula, per le continue interruzioni degli interventi, visti i continui battibecchi tra i senatori. Così come successo mentre parlava la senatrice del M5S, Elisa Pirro. «I colleghi maschi di maggioranza stanno dicendo che l’utero non è il mio? I miei organi sono miei e ne faccio quello che voglio», ha detto mentre dai banchi della maggioranza non sono mancate parole di dissenso, che hanno più volte interrotto la pentastellata. «Siamo al comunismo degli organi -replicava lei -. Io posso dare il rene, ma non posso prestare il mio utero, da donna libera, italiana», rivolta al senatore di Fdi, Luca De Carlo. «I miei organi sono miei e ne faccio quello che voglio», insiste mentre viene contestata dai banchi della maggioranza. Tra un botta e risposta e un altro l’Aula vota le questioni pregiudiziali, che erano tre, tutte respinte con 87 voti contrari. Poi si torna a discutere. Per il senatore della Lega, Massimiliano Romeo siamo di fronte a «ricchi committenti che pagano le donne per soddisfare il proprio desiderio, soprattuto immigrate, questo sì che è un ritorno al Medioevo». «Dove sono le femministe, dov’è la sinistra? — si domanda il capogruppo della Lega, mentre dai banchi della sinistra non mancano brusii -. Come è possibile che il diritto della donna non venga tutelato nella sua dignità?. Adesso difendete solo i diritti dei ricchi committenti…».
Dal M5S replica Alessandra Maiorino: «Con questo obbrobrio giuridico equiparate la surrogazione di maternità, che già in Italia è reato, a reati universali come i crimini di guerra, la tortura, la pirateria e il genocidio, ma allo stesso tempo prevedete una punibilità pressoché bagatellare. Questo dimostra come la vostra sia una volgare speculazione per realizzare uno spot di pura propaganda sulla pelle delle bambine e dei bambini, che nascono come tutti gli altri bambini per via di un progetto d’amore e di famiglia. Tutto questo mette a nudo la vostra cattiva coscienza», attacca. Dal Pd Anna Rossomando critica lo stesso concetto di reato universale: «Oggi non stiamo discutendo dell’introduzione di un ennesimo reato, considerato che in Italia è già previsto, ma di rendere universale il reato di Gpa» una norma «viziata dall’irragionevolezza e totalmente disallineata rispetto alle pronunce della Corte Costituzionale, della Corte Europea dei diritti dell’uomo e della Corte di Cassazione sezioni unite civili». Per il meloniano Gianni Berrino invece «il legame che si instaura durante la gravidanza tra madre e figlio non abbraccia aspetti esclusivamente emozionali, ma ha un fondamento scientifico». Per cui «i sostenitori della maternità surrogata dimostrano di ignorare o di calpestare il fenomeno chiamato microchimerismo fetale, per mezzo del quale le cellule del feto migrano nel sangue materno, negli organi e nel cervello», dice anche lui tra le proteste dell’opposizione.
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