Arrivano dal poliziotto Marco Malerba le prime ammissioni, con risposte davanti al gip, nell’inchiesta milanese sui presunti dossieraggi. «Sì, facevo gli accessi abusivi per i dati, nell’ambito di un rapporto di scambio di favori»: è quanto avrebbe detto l’indagato al giudice. Favori che, a suo dire, gli venivano richiesti «dal suo capo», ossia Carmine Gallo.
In sostanza, Malerba, che era in servizio al commissariato di Rho-Pero, nel Milanese, prima di essere sospeso il 25 ottobre con misura cautelare, ha ammesso, rispondendo alle domande del giudice Fabrizio Filice, alla presenza anche del pm Francesco De Tommasi e difeso dal legale Pietro Romano, gli accessi abusivi alle banche dati, in particolare allo Sdi delle forze dell’ordine. E ha spiegato che Gallo, l’ex super poliziotto, «era il suo ex capo» e che quindi non sarebbe «riuscito a dire di no, nell’ambito di un rapporto di scambio di favori». Gallo, invece, con le sue dichiarazioni spontanee, ha chiarito di aver «sempre rispettato la legge» e che lo farà anche ora, collaborando coi magistrati, perché è sempre stato ed è «un servitore dello Stato». Si difenderà dalle accuse davanti al pm dopo aver letto la mole di atti imponente. Massimiliano Camponovo, invece, sempre con dichiarazioni al gip, ha detto di essere «preoccupato, perché avevo percepito che dietro a questo sistema c’era qualcosa di oscuro». Per questo «teme per la sua incolumità, per la sua famiglia». Avrebbe riferito in sostanza che a un certo punto sarebbe dovuto stare al suo posto: » mi passavano i dati e io facevo i report, eseguivo». Calamucci, invece, la mente tecnologica del gruppo, ai domiciliari come Gallo, Camponovo e Giulio Cornelli, invece, si sarebbe difeso con dichiarazioni. «Da quello che ho letto — ha detto, in sostanza — ci sono delle esagerazioni, perché si rappresentano dei fatti che sono impossibili dal punto di vista empirico». E ha aggiunto di aver bisogno, comunque, di leggere tutti gli atti dell’indagine prima di chiedere di essere interrogato. Anche il militare della Gdf della Dia di Lecce, Giuliano Schiano, anche lui sospeso dal servizio con misura cautelare perché avrebbe passato dati riservati, si è avvalso della facoltà di non rispondere. Verosimilmente alcuni arrestati e indagati si faranno interrogare nelle prossime settimane dal pm della Dda, guidata da Marcello Viola e Alessandra Dolci. Non ancora fissate, poi, le udienze al Tribunale del Riesame, al quale la Procura ha fatto ricorso per chiedere tredici custodie cautelari in carcere (anche per Gallo e Calamucci) e tre domiciliari, anche per Enrico Pazzali, l’autosospeso presidente di Fondazione Fiera Milano.