20.07.2025
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Politics

«Poteri a Roma, le opposizioni votino la riforma. Porterà investimenti»


Andrea De Priamo, senatore di Fratelli d’Italia nella Commissione Affari Costituzionali, è un veterano del partito di Giorgia Meloni e una delle prime file nella Capitale. Ha seguito da vicino i lavori per la riforma dei poteri speciali per Roma pronta ad approdare in Cdm.

È la volta buona?

«Penso davvero sia la volta buona per dare alla Capitale le funzioni che le spettano. Ci sono tutte le condizioni: un dibattito parlamentare già avviato alla Camera, un provvedimento del governo fortemente voluto dalla presidente del Consiglio Giorgia Meloni — che fu prima firmataria di un odg sui poteri di Roma approvato in Campidoglio — ma frutto di un lavoro che ha coinvolto i ministri Casellati e Calderoli, e un percorso sostanzialmente condiviso con Pisana e comune».

La Capitale avrà i poteri di una Regione?

«Roma non sarà la ventunesima regione italiana, sarà qualcosa di nuovo e di diverso rispetto alle Regioni. Attraverso l’inserimento dell’articolo 114 della Costituzione entrerà tra i soggetti che costituiscono la Repubblica, insieme allo Stato, le province, le Regioni, i comuni e le città metropolitane. Un ente a sé con poteri legislativi che le altre città non hanno».

Cosa cambia in sostanza per la vita dei cittadini romani?

«Cambierà molto. L’amministrazione non avrà scuse perché sarà dotata di poteri per autodeterminarsi. Penso al trasporto pubblico locale. O anche alla pianificazione territoriale e l’urbanistica: si salteranno passaggi che fino ad oggi hanno reso complicata la trasformazione della città».

A Milano i pm indagano proprio su questo. Più poteri sull’urbanistica significa meno controlli?

«Niente affatto. Le vicende di corruzione legate all’urbanistica nascono spesso dalla volontà di trovare scorciatoie, creare soggezione nel decisore pubblico, a Roma per fortuna ci sono norme che tutelano la città. Qui si tratta semmai di sburocratizzare e semplificare senza far venire meno i controlli».

Una Roma così forte piace alla Lega autonomista?

«La Lega, avendo un ministro come Calderoli che ha lavorato a lungo alla riforma, sicuramente la condividerà. Rientra in una stagione di riorganizzazione complessiva di avvicinamento dello Stato ai territori e di decentramento. Insieme però al rafforzamento della coesione nazionale grazie alla riforma del premierato».

Con i poteri torneranno anche le risorse sottratte alla Capitale negli ultimi anni?

«Essendo una riforma costituzionale non è una legge di finanziamento. Nei fatti però prevede che — nei limiti del bilancio dello Stato — le funzioni trasferite abbiano risorse corrispondenti. Senza contare che una Capitale capace di prendere decisioni e di attuarle avrà una maggiore attrattività di investimenti».

Cosa manca oggi a Roma per competere con le grandi capitali europee?

«Manca molto e per questo la riforma è cruciale. I poteri di un qualsiasi comune non sono sufficienti per governare la Capitale d’Italia e far fronte a responsabilità come il turismo, il flusso di pendolari, le funzioni statali che gravano sul comune. Fenomeni cresciuti negli anni senza che ci fosse un corrispondente aumento della capacità decisionale».

Il Lazio rischia di diventare una Regione di serie B?

«Assolutamente no. Conserverà diverse funzioni importanti, a partire dalla Sanità e dalla visione d’insieme del territorio. Va riconosciuto poi al governatore Francesco Rocca di aver difeso con grande coerenza e generosità, nelle audizioni in Parlamento, la necessità di dotare Roma di nuovi poteri».

La riforma vedrà la luce prima delle prossime elezioni comunali?

«Auspichiamo un iter parlamentare veloce e condiviso. E ci aspettiamo il voto a favore da buona parte delle opposizioni. Se lavoriamo tutti con il massimo impegno la prossima amministrazione di Roma avrà i poteri speciali».

Prima dovete scegliere un candidato sindaco. L’identikit?

«Non spetta a me tracciarlo. Posso dire che Fratelli d’Italia sta lavorando intensamente con il coordinamento romano guidato da Marco Perissa e con tutti i parlamentari e i consiglieri romani per costruire un programma che parta dai territori. Il nostro sarà un candidato in grado non solo di proporre quel programma agli elettori ma anche di realizzarlo».


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