25.09.2025
12 Street, Rome City, Italy
Politics

Pontida acclama Vannacci (che nega ambizioni da segretario): «Noi gli eredi di Kirk». Salvini: «Nessuna divisione»


PONTIDA Il Capitano e il Generale. Si è preso Pontida, Roberto Vannacci. O meglio: chi temeva — o sperava — che l’europarlamentare in mimetica trovasse un’accoglienza gelida tra le valli bergamasche si è dovuto ricredere.

Perché sotto il tendone che quest’anno occupa una buona fetta del “sacro prato” del leggendario giuramento della Lega lombarda (c’è chi maligna che lo abbiano piazzato qui per essere sicuri dell’effetto-pienone) il clima è caldissimo. E non solo per il sole che fa sembrare fuori stagione polenta e salamelle. «Un generale, c’è solo un generale!», è il boato dei giovani leghisti quando sul palco sale l’ex parà, al debutto sul sacro suolo in veste di numero due. Perché il generale arriva a Pontida sull’onda di settimane di polemiche sulla “vannaccizzazione” in corso nella Lega, il suo iper-attivismo sulle liste delle regionali (chiedere a Susanna Ceccardi) e i malumori a stento nascosti dalla vecchia guardia del Nord, dal fronte dei governatori in giù. Ma i giovani sul pratone, protagonisti della vigilia dell’adunata leghista, non sembrano curarsene. Anzi. «Vannacci è moderato, noi no, noi no!», gridano in coro i baby-lighisti veneti in t-shirt nera. Tutt’altro che disturbati dalla simbologia che strizza l’occhio al ventennio cara al vicesegretario, tanto che ci scherzano su: «L’acqua solo X lavarsi», recita il cartellone affisso al loro stand, con la X che riecheggia la Decima Mas.

Vannacci superstar

Vannacci superstar, insomma, anche perché fino a sera la presenza di Salvini è appesa a un filo. Il motivo? Di salute: ha avuto una brutta colica renale, il Capitano. «Nulla di preoccupante», tranquillizzano i suoi, ma è comunque finito in pronto soccorso e quindi costretto ad annullare gli impegni. Invece qualche ora dopo eccolo, un po’ acciaccato: «Mi hanno detto di stare a riposo, ma il mio riposo siete voi». Lo ricambia un boato simile a quello che aveva accolto Vannacci: «Un Capitano, c’è solo un Capitano!». Tra i due solo sorrisi e pacche sulle spalle, così come con la compagna del vicepremier Francesca Verdini.

E pazienza se c’è chi tra i big mugugna perché Vannacci avrebbe voluto vederlo anche al mattino a montare le tende, invece che solo a prendersi gli applausi, «ma forse non si è ancora leghizzato abbastanza». Per polemiche e mal di pancia interni, in questa Pontida, non c’è spazio. «Vannaccizzarci? Non so cosa significhi, questo verbo», dribbla il titolare delle Autonomie Calderoli. Ma è Salvini il primo a non voler dare l’immagine di un partito spaccato. «Nonostante quello che scrive qualche retroscenista, la Lega è unita, e questa giornata è l’ennesima prova», il messaggio che il segretario federale voleva consegnare a telecamere e microfoni. «Una cosa unisce la Lega di oggi a quella di trent’anni fa: ce l’hanno con noi», arringa il vicepremier. «Ci vedono come un imprevisto oggi da cancellare. Non ci cancelleranno mai. La Lega è la Lega, se serve soli contro tutti. E all’odio noi rispondiamo con la pietà umana».

IL FASCINO DELLA LEADERSHIP
È anche per questa immagine di unità che sul pratone ha voluto esserci anche ieri, Salvini, nonostante i calcoli. E pure per non lasciare tutti i riflettori al suo vice. Che assicura di non subire il fascino della leadership della Lega: «Voglio fare il mio lavoro, che è quello di europarlamentare». A Pontida l’ex parà sfodera il repertorio consueto, tra provocazioni e affondi contro il suo bersaglio preferito, l’Europa. Che insieme alla Nato, per il generale, rischia di «portarci di fronte al baratro di una distruzione termonucleare». Omaggia Charlie Kirk, l’attivista trumpiano ucciso al quale i giovani di Pontida dedicano un minuto di silenzio. «Dobbiamo diventare i suoi eredi nelle scuole, nelle strade e nelle piazze», esorta Vannacci. Un messaggio non troppo diverso da quello di Giorgia Meloni nel video inviato alla kermesse parigina di Marion Marechal: «Non permetteremo loro di trascinare le nostre nazioni in questa spirale di odio e violenza. Ma dirò anche con la stessa fermezza che non ci lasceremo intimidire e che continueremo a lottare con la forza tranquilla delle nostre idee».

Vannacci però fa presto a dismette i toni concilianti. E un attimo dopo punta il dito contro «la sinistra che fa la vittima»: «È Saviano che gira con la scorta, non il sottoscritto — grida tra gli applausi — anche se ricevo minacce, io la scorta me la faccio da solo».Prima di andare gli portano un libro con la dedica di Simone Leoni, capo dei giovani di Forza Italia, che gli augura di «convertirsi al berlusconismo, all’amore che vince sull’odio», e lui se la ride. Del resto anche da Pontida qualche frecciata ai giovani azzurri parte, «quattro sfigati incamiciati in spiaggia che hanno voluto applaudire quello che diceva Calenda» (quest’ultimo, destinatario di un ripetuto “vaffa”, replica: «Quando i buoi padani muggiscono Calenda dal prato di Pontida, sai di essere nel giusto»). Ma il bersaglio dei giovani leghisti stavolta è «l’islamizzazione» dell’Europa, l’immigrazione illegale a cui far fronte con la «remigrazione», ossia le deportazioni stile trumpiano. Si fa sera e a Pontida comincia la festa, le casse sparano “Coda di lupo” di De Andrè, «quando ero piccolo m’innamoravo di tutto». Il pratone, oltre che del Capitano, s’è innamorato del generale.


© RIPRODUZIONE RISERVATA


Leave feedback about this

  • Quality
  • Price
  • Service
[an error occurred while processing the directive]