C’è la tentazione di montare su un ultimo, grande cavallo di battaglia elettorale: la famiglia. Congedi parentali, incentivi all’occupazione per le donne, quoziente famigliare. E insieme c’è la lista dei “compiti” che restano da fare nell’ultimo anno prima della sfida finale, le elezioni politiche del 2027. Riforme, Pnrr, Zes unica per il Sud. Sono passate poche ore dalla chiusura di Atreju, dal duro botta e risposta sull’economia con Elly Schlein, nelle retrovie Giancarlo Giorgetti e i ministri si accapigliano per chiudere in tempo la Manovra a suon di maratone in Parlamento. Ed ecco che in un documento letto dal Messaggero la premier Giorgia Meloni traccia una roadmap delle priorità per il governo nell’anno che verrà. In cima alla lista, si diceva, ci sono le misure a sostegno delle famiglie. Antica battaglia identitaria della leader di Fratelli d’Italia che però ha trovato solo parzialmente spazio nelle tre leggi di bilancio vidimate da quando è entrata nella stanza dei bottoni. Specie nell’ultima, dove le poche risorse a disposizione sono state concentrate sul taglio delle tasse al ceto medio.
LO SPRINT
Di qui la necessità di un cambio di passo per il 2026, scrive la premier nel documento a sua firma, di fatto anticipando i contenuti delle politiche economiche da mettere a terra prima del redde rationem elettorale. «La strategia nazionale per il 2026 si concretizzerà in un insieme integrato di politiche finalizzate al contrasto alle tendenze demografiche negative, alla promozione della natalità, al sostegno alla genitorialità, all’incremento dell’occupazione femminile e ai caregiver famigliari». Meloni promette di concentrare gli sforzi del governo sulla guerra al declino demografico (sarà contento fra gli altri Elon Musk: il miliardario patron di Tesla è tra i più severi fustigatori della crisi delle culle italiane). Insomma: Family First. Nella strategia scritta per Palazzo Chigi la premier promette allora «il rafforzamento dei congedi parentali e l’espansione dei servizi socioeducativi per la prima infanzia». Ma la lista degli impegni con gli elettori è chilometrica e sarà il tempo a dire se sono solo buoni propositi per l’anno nuovo. «Saranno favorite le azioni per la promozione della parità di genere e dell’occupazione femminile anche tramite investimenti, finanziati con risorse nazionali ed europee, diretti ad agevolare la conciliazione tra i tempi di cura e lavoro — si legge nelle nuove “Linee guida” — a rafforzare il sistema di certificazione della parità di genere per le imprese, a promuovere l’accesso alle discipline Stem e a garantire una tutela più efficace alle donne vittime di violenza». È un pallino fisso della prima donna a varcare il portone di Palazzo Chigi con i galloni da premier. Finito al centro della sfida a distanza con l’arcirivale “Elly” domenica, quando dal palco di Atreju, la kermesse di FdI all’ombra di Castel Sant’Angelo, Meloni ha sciorinato i numeri sull’ “occupazione record” delle donne. Da tempo la premier medita su quale potrà essere la “carta” elettorale da calare nell’ultimo miglio di legislatura, prima di tornare a chiedere la fiducia agli elettori. E da tempo si è convinta che quella carta si chiama famiglia. Lo ha ribadito nelle riunioni fiume sulla Manovra a Palazzo Chigi insieme ai leader della coalizione: bisogna fare di più. Il sogno ha un nome e cognome: quoziente famigliare. Ovvero agganciare le tasse che le famiglie italiane devono pagare al numero dei figli. Per dirla altrimenti: meno tasse per chi fa figli. È il colpo di spugna che Meloni spera di dare all’inverno demografico italiano fotografato senza pietà dai dati Istat e chissà che non sia questo l’anno buono. Ma non è l’unica battaglia a cui si preparano ai piani alti di Palazzo Chigi.
SPINTA SUL PNRR
Il 2026 sarà anche l’ultimo anno del Pnrr — la scadenza è fissata al 31 agosto — e per Meloni un inciampo a un passo dal traguardo è da scongiurare a tutti i costi. È ancora presto per tracciare un bilancio del Recovery italiano. Ma intanto il governo abbozza le pagelle dei programmi Pnrr che si sono distinti, dati alla mano, per la «elevata performance attuativa e la coerenza con gli obiettivi di sostenibilità finanziaria e ambientale, in linea con gli orientamenti europei in materia di cambiamenti climatici, tutela della biodiversità e uso sostenibile delle risorse». In cima ai programmi “promossi” dalla premier svettano «le agevolazioni per la Zes unica nel Mezzogiorno». Cioè la zona economica speciale, estesa a ben otto Regioni del centro-Sud, con un regime fiscale agevolato. E forse non è un caso se proprio ieri il governo, a fronte delle richieste record delle imprese, ha deciso di rifinanziare gli sgravi fiscali per il Mezzogiorno in Manovra. Famiglia, Pnrr, Sud. È lastricata di queste mattonelle la strada che porterà Giorgia Meloni alle urne.
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