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più bebè grazie a incentivi e servizi


In Italia ci sono una Regione e due Province che nell’inverno demografico, sembrano soffrire meno il gelo delle culle. Due di queste sono normalmente in cima alla classifica delle nascite, le Province autonome di Trento e Bolzano, la terza è una new entry, la Val D’Aosta. In tutti e tre i territori, nei primi sette mesi di quest’anno sono nati più bambini che nei primi sette mesi del 2024. Cosa accomuna queste tre Regioni? Certo, sono tutte zone di montagna, come qualcuno ha fatto notare. E dalla pandemia in poi, grazie allo smart working, un certo tipo di lavoratori (soprattutto quelli impegnati nelle nuove tecnologie), ha scelto di spostarsi in zone magari meno popolate ma fornite di servizi. Il Trentino è sicuramente una di queste. Ma il vero minimo comune denominatore tra la Valle D’Aosta e le due Province è che sono a statuto autonomo. E sono, tra l’altro, territori abbastanza ricchi. Questo ha permesso di mettere in campo una serie di misure a favore della natalità che in altre zone del Paese sono precluse. Trento concede una “dote finanziaria” per la nascita di un figlio, un prestito banca che poi può essere estinto con un contributo della stessa Provincia. Assegna un bonus da 5 mila euro per il terzo figlio, dei buoni famiglia di valore compreso tra 900 e 1.500 euro per la conciliazione tra la vita e il lavoro. Soldi che servono per accudire i bambini al di fuori dell’orario del nido. E di asili ce ne sono in abbondanza, tra i 33 e i 40 posti ogni 100 bambini tra 0 e 2 anni, mentre per il resto del Paese, soprattutto al Mezzogiorno, l’obiettivo di un posto ogni tre bimbi sotto i due anni, sembra ancora lontano. Discorso analogo vale per la Provincia di Bolzano. Non appena viene messo al mondo un figlio, consegna ai genitori una sorta di vademecum, un “pacchetto bebé”. Alle famiglie con figli minorenni, viene pagato un assegno provinciale che si aggiunge all’assegno unico nazionale. Tra l’altro dal prossimo primo gennaio gli importi saranno aumentati fino ad un massimo di 76 euro mensili.

LA RICETTA

E anche qui fanno poi premio i servizi, come il “family support”, con dei volontari che per alcune ore a settimana aiutano le neo mamme. Insomma, non è un caso che Trento, Bolzano, Aosta, siano costantemente in cima alle classifiche di qualità della vita. C’è forse, però, da fare anche un altro ragionamento. Più generale. In Italia è in corso da tempo, e sottotraccia, una sorta di “sfida” tra le Regioni a rendersi attrattive nei confronti dei giovani, proprio per convincerli a trasferirsi nei propri territori e provare in qualche modo ad invertire il calo demografico. Questa tendenza emerge in qualche modo anche dagli ultimi dati dell’Istat. Nel Mezzogiorno, ma anche nelle aree interne del Centro, la natalità cala più che al Nord. È il frutto, probabilmente, anche della migrazione interna di giovani avvenuta negli anni passati soprattutto a vantaggio delle Regioni settentrionali. Ma c’è anche una “sfida” interna allo stesso Nord del Paese. Il Trentino, proprio per i maggiori servizi che la sua autonomia permette di erogare ai cittadini, è da tempo diventato una sorta di “calamita” per i comuni Lombardi e Veneti confinanti. Non a caso le due Regioni che con più insistenza chiedono di poter accedere ad una autonomia differenziata che permetta in qualche modo di fermare queste pulsioni separatiste dei propri comuni limitrofi. La lezione che se ne potrebbe trarre, insomma, è che la denatalità non è un destino ineluttabile, nonostante si sia arrivati ormai ad una soglia critica di meno di 1,2 figli per donna. Dalla casa, agli asili, al sostegno finanziario, i giovani sembrano chiedere di essere messi nelle condizioni di poter mettere su famiglia.


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