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Giorgia Meloni ad Assisi per la festa di San Francesco, patrono d’Italia, si dice fiera del contributo che l’Italia ha dato in Medio Oriente. «Il nostor Paese è in prima linea nell’aiuto umanitari e come interlocutore credibile, senza cadere nella trappola della contrapposizione frontale che molti invocano. Il piano di Trump è una luce di pace che squarcia le tenebre, abbiamo il dovere di fare quanto è nelle nostre possibilità. E quel piano, grazie alla mediazione del presidente Usa, potrebbe essere accolto anche da Hamas: questo potrebbe voler dire tornare alla pace». Quando la presidente del Consiglio ha cominciato a parlare dalla loggia del Sacro Convento qualche fischio è partito dalla folla. Poche persone sulle tante in piazza. Meloni è stata accolta anche da tanti applausi. Poi il suo intervento è proseguito in un clima di calma.
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Meloni: la pace non arriva invocandola ma costruendola
Quello di San Francesco è «un messaggio oggi attualissimo. San Francesco ha vissuto tempi tormentati come i nostri. La terza guerra mondiale a pezzi» come l’ha definita Papa Francesco «si sta consumando in modo spaventoso.
Sono 56 i conflitti nel mondo. La pace e la diplomazia non sembrano più convincere e vincere, l’uso della forza prevale».
«Ricordo che San Francesco insegnava anche il rispetto nell’ascolto, nel comprendersi, nel capire le ragioni degli altri. San Francesco insegna che la pace non si materializza quando la si invoca, ma quando si costruisce con impegno, pazienza e coraggio con la forza della responsabilità e l’efficacia della ragionevolezza. San Francesco è stato uomo di pace, dialogo e confronto. Ha suscitato pace. Ha portato il suo messaggio dove altri non avevano osato. San Francesco ci insegna che si deve tentare di parlare con tutti, avversari e nemici. Dove si esaurisce il dialogo e si esaurisce la pazienza della relazione col diverso, con chi non ti piace o non la pensa come te, è lì che germoglia il virus della guerra».
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