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Peppe Quintale di nome, non più di fatto. Si esattamente. Peppe ha perso peso. L’ha voluto fortemente e ci è riuscito. «Ero arrivato a 126 kg per 182 cm di altezza: ora oscillo tra gli 84 e gli 86 — racconta al Corriere della Sera — Solo chi è “ciccio”, obeso, può capire che cosa si prova. Che cosa si nasconde dietro a tutti quei chili di troppo».
Dietro a questo aumento di peso dell’attore e conduttore c’è un problema alimentare. «E il disturbo alimentare spesso ha un motivo sottostante».
Tutto è cominciato, racconta nel 2019 quando il telefono ha cominciato a squillare di meno. «C’è chi ne fa una malattia — racconta ancora al Corsera — Io ho colto l’occasione per dare concretezza al mio piano b: allevare cavalli in Normandia. (…) Quando ho avuto l’opportunità di trasformare una passione radicata, quella per i purosangue da galoppo, in una professione tutta mia, mi ci sono buttato con le energie e le finanze che avevo. Ho acquistato proprietà e animali, poi è arrivato il Covid…».
La depressione
Così racconta di aver «svenduto tutto, proprietà e cavalli: mi sono ritrovato in brache di tela. Ho cominciato a non dormire la notte, ci stavo male, ho sviluppato una forma di depressione. Il cibo è diventato un rifugio prima, un’ossessione poi. Ho imbarcato chili e subìto umiliazioni». Umiliazioni anche da quelli che lui credeva amici. «Uno di loro mi rispose: “Tu si’ tropp’ chiatt’” (“tu sei troppo grasso”). Mi toccava il petto per farmi notare quanto peso avessi imbarcato, mi strizzava i fianchi severo. Rimasi malissimo. Anche questa è una forma di violenza, ma al maschile non se ne parla».
Il ritorno in tv
Per fortuna a settembre sarà nel cast di Tale e Quale Show di Carlo Conti. «Quando si va tanto alla deriva, serve tempo per recuperare. Ero andato avanti a lungo, chilo dopo chilo. Arrivai a indossare una taglia 58. Da grasso mi ero imposto di accettarmi». Poi ancora: «Non esiste dieta che possa rimetterci in sesto senza un percorso personale profondo associato a uno stile di vita equilibrato. Quando ho deciso, è stato definitivo». Ad aiutarlo in questo cambiamento «mia sorella Teresa e mio figlio Giacomo. E poi la mia compagna Nicoletta, la persona che più di altre ha saputo capire. Mi è rimasta accanto nei momenti bui: mai una parola fuori posto, solo tanta comprensione».
Quello che ha capito Peppe di tutta questa vicenda è che «noi obesi non siamo presi sul serio. Si viene liquidati con frasi del tipo: «Mangia di meno» oppure «Fai più attività fisica». Fosse così semplice! L’obesità è una malattia. Le implicazioni genetiche, da squilibri del sistema endocrino e ormonale, o le motivazioni indotte che affliggono una persona XXL e ne impediscono un dimagrimento duraturo vanno affrontate con attenzione, insieme a medici specialisti. Siamo in ambito patologico».
Dai dolci è passato alla zucca. «Ne ho mangiata a quintali: ipocalorica, zuccherina, sempre buonissima. Al supermercato ero conosciuto per essere “l’uomo della zucca”». E poi: «Ci ho messo impegno e fatica. I primi tre mesi sono stati durissimi, soprattutto a tavola». Ma ci è riuscito. Ce l’ha fatta. E per non dimenticare la tanta sofferenza ha deciso di tenersi qualche ricordo nell’armadio: tutti i vestiti taglia 58! «Verissimo. Mi ricordano da dove sono partito dopo avere toccato il fondo. Non rinnego il Quintale di ieri. Al contrario, è proprio quando lo rivedo in quei completi che apprezzo il Quintale di oggi che quintale non è più, ma solo nel peso».
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