«Sono caduta… perdonami… aiutami ad alzarmi… con questo mi salvi». È stata preceduta da una lunga agonia e da ripetute richieste d’aiuto, delle suppliche rimaste inascoltate, la morte di Marta Maria Ohryzko, ucraina di 32 anni trovata senza vita domenica mattina a Ischia dai carabinieri di Barano, nella zona del Vatoliere. La scarpata si trova vicino alla roulotte in cui abitava con il convivente, che poi ha avvisato le forze dell’ordine. È stato convalidato poco fa il fermo nei confronti del 41enne russo accusato di maltrattamenti nei confronti della donna. Il 41enne si era difeso oggi dinanzi al gip del tribunale di Napoli Fabio Provvisier, che ha deciso di convalidare il fermo emesso d’urgenza dalla Procura partenopea nel corso delle indagini condotte dai carabinieri dell’isola verde. L’uomo sarà trasferito in carcere, come disposto dal giudice.
Marta Maria Ohryzko, ucraina morta nel dirupo a Ischia: fermato il compagno russo che ha ignorato le richieste di aiuto. «Litigavano anche per la guerra»