24.05.2025
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Politics

perché Fratelli d’Italia fa muro contro la proposta di dare la cittadinanza ai nuovi italiani


Nonostante la premier Giorgia Meloni non abbia ancora preso una posizione chiara e ufficiale sulla riforma dello Ius Scholae, la sua linea politica comincia a emergere attraverso le dichiarazioni dei suoi più stretti collaboratori, come Nicola Procaccini, il presidente del Gruppo dei conservatori e dei riformisti europei e Francesco Lollobrigida, ministro dell’Agricoltura.

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Le loro parole lasciano intravedere con crescente chiarezza la direzione che Meloni sembra intenzionata a seguire. 

Le dichiarazioni di Nicola Procaccini

«Io non credo che Forza Italia spinga. Ognuno ha il diritto di esprimersi su questo tema. Non credo che sia giusto per il Parlamento occuparsi di un tema come la cittadinanza, perché credo che il Parlamento sia impegnato nella realizzazione di un programma elettorale approvato dai cittadini. Una legge sulla cittadinanza c’è». Così Nicola Procaccini, al punto stampa del Meeting di Rimini, ha risposto oggi a una domanda sullo Ius Scholae. A chi fa notare che in Italia non c’è il vincolo di mandato, ribatte: «non dico che non sia legittimo, da un punto di vista politico credo che sia più appropriato per una coalizione di governo occuparsi del programma elettorale. Di altri temi si può discutere, si può iniziare un iter parlamentare ma credo non sia prioritario». 

Le dichiarazione di Francesco Lollobrigida

Secondo Francesco Lollobrigida ha diritto a «diventare cittadino italiano chi affronta un percorso in cui possa dimostrare l’amore per questa terra». Lo ha detto ieri al Meeting di Rimini rispondendo a chi gli chiedeva che cosa ne pensi dello ius scholae. «Non c’è niente di male — dice Lollobrigida — nel diventare cittadini e italiani con delle leggi e delle regole che sono comuni a gran parte dei Paesi del mondo; le contaminazioni culturali ci devono essere, dobbiamo solamente avere la capacità di non immaginare che per essere contaminati bisogna rinunciare alla propria identità». Del resto, avverte, «noi siamo un’identità forte, costruita nei secoli; siamo consapevoli di quello che vogliamo, ci apriamo al mondo e ci confrontiamo con il mondo in un quadro di universalismo che riconosciamo nella nostra religione portante». In altre parole, conclude, «anche chi non crede deve sapere che il cristianesimo è alla base di ciò che noi siamo e del rispetto che dobbiamo agli altri e che, al tempo stesso, dobbiamo pretendere dagli altri». 

Posizione traballante

La posizione di Giorgia Meloni sullo Ius Scholae è senza dubbio delicata e strategicamente complessa. Se la premier decidesse di sostenere la riforma, rischierebbe di allinearsi con una proposta largamente sostenuta dall’opposizione, esponendosi a critiche interne e mettendo in discussione la coerenza ideologica del suo partito. Dall’altro lato, un rifiuto netto le consentirebbe di restare fedele all’anima conservatrice di Fratelli d’Italia, rafforzando la sua immagine di baluardo della destra tradizionale. 

Ragioni strategiche 

La possibile strategia di Meloni nel fare muro contro la riforma dello Ius Scholae potrebbe essere dettata anche da ragioni politiche precise e ben calcolate. Il primo obiettivo potrebbe essere quello di evitare di essere superata a destra dalla Lega, un partito che condivide molte delle stesse posizioni sul fronte dell’immigrazione e dell’identità nazionale. La premier è consapevole che, cedendo su un tema così delicato, rischierebbe di perdere terreno rispetto a Matteo Salvini.

Gli elettori tradizionali

Inoltre, c’è il rischio concreto di alienare gli elettori tradizionali di Fratelli d’Italia, che vedono in Meloni una garante dei valori conservatori e della difesa dell’identità italiana. La premier sa bene che mantenere il sostegno di questa base elettorale è cruciale per il suo successo politico a lungo termine. Rinunciare alla fermezza su questo fronte potrebbe portare a una perdita di consenso all’interno del suo stesso partito, aprendo la porta a contestazioni interne e mettendo a rischio la sua leadership.

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