Notizie Nel Mondo - Notizie, affari, cultura Blog Technology «Per colpa di un contratto non ho più potuto pubblicare la mia musica». Lo sfogo dell’ex X Factor
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«Per colpa di un contratto non ho più potuto pubblicare la mia musica». Lo sfogo dell’ex X Factor


Il suo nome (d’arte) è Nuela, ha 21 anni e viene da Roma. Segni particolari? Qualche anno fa la sua canzone “Carote” divenne un tormentone: il brano, dal testo no-sense, viene presentato alle audizioni di X Factor 2019 ed al primo ascolto entra immediatamente nella testa di milioni di italiani. Pur non accedendo alla fase finale del talent, agli occhi di tutti Nuela (all’epoca 16enne) sembra destinato a grandi cose, grazie all’originalità dei suoi testi e al loro potenziale virale. Ma qualcosa, a un certo punto, si inceppa.

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La sua musica rimane ingabbiata nelle infinite clausole dei contratti che le etichette fanno firmare ai giovani artisti in rampa da lancio.

L’impossibilità di esprimere la propria arte liberamente, oltre alle pressioni derivanti dall’improvvisa popolarità, diventano un fardello difficile da gestire, soprattutto per un teenager alla prima esperienza nel mondo della musica.

Di recente un suo sfogo sui social ha fatto tornare di attualità il tema: quello delle carriere artistiche danneggiate, o in qualche modo rallentate, dalle sempre più spietate logiche del mercato discografico. Con conseguenti ricadute sulla salute mentale dei giovanissimi cantanti che ci sono dietro.

Come mai hai deciso di pubblicare quello sfogo sui social?

«Tutto nasce da un’esperienza personale. In questi 4 anni di carriera è stato molto difficile per me pubblicare musica e continuare a fare il mio lavoro da artista. Vedere questa libertà limitata è stato molto pesante, anche psicologicamente. Non è un’esperienza che vivo solo io, molti giovani si affacciano al mondo della musica e molti hanno anche successo. Il problema è quello che c’è intorno, che lavora per estrarre più profitto da loro e poi, appena non sono più funzionali al servizio, vengono buttati nel cestino. Così gli artisti perdono la propria personalità e non riescono più a portare avanti un progetto. Dall’altra parte le etichette non sono più in grado di avere obiettivi a lungo termine. Creano un valore che è solo effimero, penso che ne abbiamo visti tanti negli ultimi anni».

@nuelaofficial 🧡 #trend #fyp ♬ suono originale — nuela

Andiamo con ordine: cosa hai fatto dopo X Factor?

«Subito dopo il talent è scoppiata la pandemia, quindi ci sono stati un po’ di problemi di percorso. Ho preso quel tempo per scrivere un libro, poi sono uscito con altri pezzi. La cosa più recente che ho fatto è stata partire per la Corea, sono stato sei mesi via, a raccontare questo percorso in un mondo completamente diverso e devo dire che è stata un’esperienza fantastica che mi ha cambiato. Ora sto cercando di capire cosa mi si addice di più, cosa mi piace di più. Il mondo cambia così velocemente che devo capire quali opportunità posso sfruttare».

Credi che il sistema dell’industria musicale stia danneggiando degli artisti in Italia?

«Probabilmente una carriera duratura e sempre al top adesso è molto complicato averla. C’è un costante riciclo della nuova stella, del nuovo giovane che esce dal talent. È molto difficile anche per cantanti affermati continuare a lavorare senza sentire queste grandi pressioni che vengono da dietro».

A scoperchiare il vaso di Pandora è stato Sangiovanni dopo Sanremo, come giudichi la sua scelta?

«È stata una decisione molto comprensibile. Arrivato a quel livello pensi di poter avere il controllo totale della tua esperienza e di quello che vuoi fare, ma purtroppo non è così. Onore a lui per essersi messo lui come persona davanti a tutto. Se le etichette non fanno altro che sfruttare il tuo successo e promuoverti solo quando sei al top, allora che supporto ti danno? Puoi crearti tutto da solo».

Hai vissuto anche tu esperienze del genere?

«Sì, ho vissuto molto queste dinamiche. Ma anche artisti di successo continuano a vivere certe pressioni. Le persone che lavorano con gli artisti non dovrebbero curarne solo l’immagine, perché noi lavoriamo con i nostri sentimenti, mostrandoli al pubblico. Tutto ciò può metterti davvero in difficoltà. Per questo chiunque esca da un talent dovrebbe sempre fare un percorso di terapia. Questo non lo dico solo io, ma in tanti. Perché è un percorso che ti cambia la vita e tu devi essere in grado di saperti gestire, rimparare a camminare».

Progetti per il futuro?

«Andare in Corea è stato un momento di distacco completo dal mondo musicale italiano. Ero arrivato all’orlo della sopportazione perché avevo un album pronto, tutto prodotto, e poi non mi è stato permesso di pubblicarlo. Il problema è che, essendo legato a un contratto di esclusiva, non potevo pubblicarlo con nessun altro. Il mio album era bloccato lì ed io ero incatenato. Questo non è un problema solo mio, ma di tantissimi altri artisti. Il mio primo consiglio è “leggete bene i vostri contratti”. Dopo questo periodo di pausa in cui ho avuto modo di ampliare le mie conoscenze è il momento di tornare con la musica. Ma con una diversa consapevolezza. Il senso del mio sfogo era quello di far capire a chiunque voglia cominciare questa carriera che questo è un gioco complicato e sei tu a dover tenere in mano le redini, se non lo fai diventa tutto molto difficile».

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