13.07.2025
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Politics

Pd, il mancato sì a Giani in Toscana mette in stallo anche la Festa dell’Unità


Si chiama festa dell’Unità. Ma rischia di andare in scena tra le divisioni e i veleni. Specie se il rebus sulla ricandidatura di Eugenio Giani in Toscana non verrà sciolto in fretta dal Nazareno. Tanto che ora tra i dem c’è chi si chiede se non sarebbe il caso di rivedere i piani, e restare alla larga da Firenze. «Se continuano così – è lo sfogo che viaggia in una chat di militanti toscani – rischiamo di mettere in piazza una guerra fratricida. E di restare a corto di volontari per la festa».

Bei tempi, per la sinistra, quelli in cui bastava la presenza del leader a garantire il pienone tra il palco e gli stand di salamelle alla tradizionale kermesse nazionale di fine estate. A Firenze ancora ricordano il milione di militanti comunisti assiepati nel parco delle Cascine per ascoltare il comizio di Enrico Berlinguer, nel 1975. Ed è un po’ con questo spirito che la scelta della location per la festa nazionale dell’Unità, quest’anno, pareva indirizzata proprio sul capoluogo toscano, forte delle percentuali bulgare che il Pd come i suoi “antenati” ha sempre incassato in città. Tanto più che proprio a Firenze il 3 settembre partirà la mostra fotografica sull’ex segretario del Pci che ha già fatto tappa a Roma, dove fu visitata tra gli altri anche da Elly Schlein. Non solo: l’idea era quella di offrire un traino alle regionali d’autunno, che coinvolgeranno anche la Toscana, e di rispondere allo “smacco” dello stop per mancanza di volontari (per la prima volta in 73 anni) alla festa dell’Unità di Fiesole, sulle colline appena fuori città. Insomma: dopo Reggio Emilia l’anno scorso, Firenze sembrava la location perfetta per l’appuntamento. Tanto che nei giorni scorsi il numero uno dell’Organizzazione dem, Igor Taruffi, ha passato in ricognizione le varie location della città (il Mandela Forum, le Cascine, il teatro Tenda), scortato dal segretario regionale Emiliano Fossi.

Ma tutto ciò avveniva prima dello stallo sulla riconferma di Giani. Prima cioè delle decine di appelli dei sindaci della regione diretti al Nazareno per chiedere di ufficializzare subito la ricandidatura del governatore uscente. Via libera che dal Pd nazionale non è ancora arrivato – nonostante i sondaggi che lo danno quasi senza rivali – perché il nome di Giani non va a genio a Cinquestelle e Avs, coi quali Schlein vuole stringere accordi in tutte le regioni. E così, in attesa di sbloccare la partita campana (con l’incognita sulla candidatura di Roberto Fico, che Vincenzo De Luca non vuole) si attende, nonostante alle urne manchino solo 94 giorni.

Un’attesa che però sta facendo venire l’orticaria ai supporter del governatore. E che ha messo in stand-by pure l’organizzazione della Festa, per la quale a meno di sette settimane dal via cominciano a circolare altre ipotesi di location: le Marche, forse l’Emilia. E a tifare perché l’evento si faccia altrove sono in prima battuta proprio alcuni tra i sindaci, gli amministratori e i dirigenti locali che sostengono Giani. Con uno sfogo che suona più o meno così: «Ci stanno costringendo a partire in ritardo con la campagna elettorale, stanno complicando una sfida vinta in partenza, e pensano di venire a prendersi gli applausi?».

Senza contare che la Festa cadrà nella fase più concitata della corsa, negli stessi giorni in cui andranno formalizzate le candidature per il consiglio regionale. Che come mai prima si annunciano una lotta all’ultima preferenza tra le correnti, tra “schleiniani” e “gianiani”. «Una guerra fratricida che rischiamo di portare alla ribalta nazionale», la riassume un dem toscano. E poi ci sono i nodi organizzativi: a Firenze le ultime feste in grande stile furono quelle di Matteo Renzi premier. Dieci anni dopo, per un evento nazionale in città secondo gli stessi dem locali agli stand «rischiano di mancare i volontari». Tanto più che gli aspiranti consiglieri saranno tutti impegnati in campagna elettorale. Mugugni, che potrebbero di diventare boatos se l’impasse non si sbloccherà in fretta.

I NODI
Una partita che però è legata a quella delle altre regioni al voto. Dove non mancano matasse da sbrogliare. In Campania i dem attendono che Conte faccia un passo avanti e formalizzi la richiesta di puntare su Roberto Fico (o su Sergio Costa). Mentre in Puglia, il candidato dem in pectore Antonio Decaro vorrebbe evitare di trovarsi in consiglio regionale due ex presidenti “ingombranti” come Michele Emiliano e Nichi Vendola, mentre i 5S chiedono «discontinuità». E così lo stallo prosegue.

© RIPRODUZIONE RISERVATA

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