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Patente a crediti e sospensione per infortuni mortali, adeguamento al parere del Consiglio Stato


Sulla questione della patente a crediti e della sospensione in caso di infortuni mortali «obbligatoria, fatta salva la diversa valutazione dell’Ispettorato adeguatamente motivata», fonti del ministero del Lavoro fanno notare che si tratta di un doveroso adeguamento al parere del Consiglio di Stato, che nulla vuole togliere alla volontà di sospendere la patente in caso di infortuni mortali purché, come si legge nel parere, «non venga del tutto eliso il carattere discrezionale del provvedimento (ad es., facendosi comunque salva una diversa motivata valutazione dell’amministrazione fondata sulla assoluta esclusione di rischi per la sicurezza dei lavoratori)». La Uil ha sollevato la questione sostenendo che il punto è stato modificato dopo il confronto con le parti sociali.

La nota della Uil

«Un impercettibile cavillo» nel testo del decreto ministeriale sulla patente a crediti fa saltare l’obbligo di sospensione (fino a 12 mesi) della patente a crediti in caso di infortunio mortale. Questa la denuncia della segretaria confederale della Uil, Ivana Veronese, sostenendo che si tratta di un punto modificato dopo il confronto con le parti sociali e parlando del «solito gioco delle tre carte». «Un’apparente lieve modifica alla bozza presentataci all’ultimo tavolo ha di fatto completamente sovvertito quello che era stato concordato insieme. Ci riferiamo alla questione della sospensione obbligatoria della patente in caso di morte di uno o più lavoratori la cui colpa, grave, sia imputabile al datore di lavoro o al suo delegato o al dirigente. Nel testo del decreto l’obbligo di sospensione decade in caso di diversa valutazione, adeguatamente motivata, dell’Ispettorato del lavoro territorialmente competente», spiega Veronese. Dunque, prosegue, «rientra in campo una discrezionalità dell’Ispettorato seppur l’evento è grave e merita la sospensione della patente». «Insomma, chissà quando e se mai vedremo il governo mantenere la parola e soprattutto le aziende pagare per le proprie colpe», conclude Veronese

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