19.05.2025
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Economy

Partite Iva, nuova spinta al concordato biennale. Faro su chi non aderisce


Il concordato biennale preventivo per le Partite Iva è considerato un tassello fondamentale dal governo in vista della prossima manovra finanziaria. Dal “patto” proposto dal Fisco a commercianti e autonomi, sono attese le risorse per ridurre dal 35 al 33 per cento l’Irpef per la classe media. Insomma, è vietato fallire. Le adesione per ora starebbero andando al rilento. Ma c’è tempo e mancano ancora alcune indicazioni operative. Nei prossimi giorni l’Agenzia delle Entrate emanerà una circolare con tutte le istruzioni per spiegare bene come si decade o si viene esclusi dal concordato. Ma il governo sarebbe pronto a introdurre nuove misure per agevolare la misura. Il veicolo potrebbe essere il decreto omnibus in discussione in Senato. Il relatore del provvedimento, Giorgio Salvitti di Fratelli d’Italia, ha spiegato che qualsiasi emendamento per agevolare la misura sarà il «benvenuto». E un emendamento firmato da tre senatori della maggioranza, Fausto Orsomarso per Fratelli d’Italia, Massimo Garavaglia per la Lega e Dario Damiani di Forza Italia, andrebbe in questa direzione. L’idea di fondo è di introdurre una sanatoria che garantisca a chi “emerge” con il concordato biennale preventivo, di poter chiudere i conti con il Fisco anche per gli anni passati.

Un incentivo non da poco all’adesione delle Partite Iva. Già nei mesi scorsi il governo, accogliendo le proposte del Consiglio dell’Ordine dei Commercialisti, aveva rivisto la tassazione sui redditi emersi, introducendo una flat tax tra il 10 e il 15 per cento a seconda del voto nella pagella fiscale. Per le Partite Iva con un voto inferiore a 6 negli indici di affidabilità, la tassa da pagare per due anni sui maggiori redditi dichiarati sarà del 15 per cento, che scende al 12 per cento per chi ha un voto tra 6 e 8 e al 10 per cento per chi ha i voti più alti. Per chi aderisce al concordato biennale c’è un chiaro vantaggio: per due anni non potrà ricevere nessun accertamento da parte dell’Agenzia delle Entrate. Non solo. Se fatturerà più di quanto “previsto” dal Fisco, sugli incassi extra (entro un certo limite) non dovrà versare nessuna tassa aggiuntiva. E per chi non aderisce? Avrà un’elevata probabilità di finire nelle liste selettive degli accertamenti fiscali dell’Agenzia delle Entrate. La scadenza per accettare questo patto con il Fisco è stata fissata al prossimo 31 ottobre. Nei giorni scorsi si era parlato di una possibile proroga, ma al momento non si tratterebbe di un’ipotesi sul tappeto.

Intanto ieri all’Ecofin, il ministro dell’Economia Giancarlo Giorgetti è tornato a parlare della crisi demografica e della necessità di misure a favore della natalità. «È importante», ha deto, «che l’emergenza demografica diventi argomento nell’agenda europea. Come Italia sosteniamo questa iniziativa», ha aggiunto il ministro. L’auspicio di Giorgetti èc he il dibattito «non si esaurisca con la denuncia di una condizione comune a molti paesi, compresa l’Italia, ma diventi oggetto di riflessioni e proposte della commissione».

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IL PASSAGGIO

Il ministro ha anche ricordato che «prudentemente la Commissione in questi anni non si è mai occupata di dare raccomandazioni su un tema ritenuto delicato, ma è anche vero che il Pnrr affronta diversi aspetti non secondari, come la necessità di implementare gli asili nido per rendere possibile la coesistenza della maternità con la partecipazione al lavoro. Il fattore demografico, non dimentichiamolo», ha detto ancora Giorgetti, «ha implicazioni su moltissimi aspetti comprese produttività e crescita». Come spiegato nei giorni scorsi, l’idea di Giorgetti è quella di parametrare le detrazioni fiscali non solo al reddito ma anche al numero dei figli.

Una sorta di “quoziente familiare” negli sconti d’imposta. Una misura da 5-6 miliardi da attuare attraverso la revisione delle tax expenditures. La potatura delle spese fiscali ha messo in allarme i contribuenti. Assoutenti ha segnalato come il settore edilizio e della casa rischia di essere quello più interessato dai tagli. Il timore è che non vengano rinnovati alcuni incentivi in scadenza quest’anno. Tra queste figurano l’Ecobonus, l’agevolazione fiscale attraverso detrazione Irpef o Ires al 75% riconosciuta per i lavori di riqualificazione energetica, il Sismabonus, ossia la detrazione fino all’85% per lavori riguardanti misure antisismiche su abitazioni e immobili usati per attività produttive. Ma anche il Bonus Verde: detrazione Irpef del 36% per la sistemazione di aree verdi scoperte degli edifici privati e il bonus mobili ed elettrodomestici.

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