Notizie Nel Mondo - Notizie, affari, cultura Blog Sports «Parteciperò per denaro ma non è la fine dello sport, gli imbroglioni sono altri»
Sports

«Parteciperò per denaro ma non è la fine dello sport, gli imbroglioni sono altri»


In fuga dal sogno. Andriy Govorov, primatista mondiale dei 50 farfalla (crono di 22”27 nuotato al Settecolli di Roma nel 2018) è uno dei quattro campioni che hanno deciso di ritirarsi per partecipare agli Enhanced Games. Il talentuoso ucraino avrebbe potuto proseguire fino ai Giochi di Los Angeles, ora che il Cio ha inserito nel programma olimpico la sua specialità, ma ha accettato la corte della controversa competizione che consente l’uso di sostanze dopanti. «Stai distruggendo la tua reputazione», gli ha scritto lo svizzero Jérémy Desplanches.

Andrii, per molti lei si è venduto l’anima al diavolo. Cosa risponde?

«Capisco la loro frustrazione. Quando senti qualcosa come questo, pensi: “Oh, è uno scherzo”. Ma quando cominci a capire profondamente le cose, è diverso. Questa non è la fine. Questa è l’evoluzione. Sono i «giochi potenziati»».

Qual è la sua versione?

«Innanzitutto, mi sono ufficialmente ritirato e ora che faccio parte della squadra degli Enhanced Games, so che non avrò alcuna possibilità di tornare a gareggiare. Una volta presa la decisione, non si torna più indietro. E non intendo farlo, perché rispetto i miei avversari e lo sport tradizionale. Ma ho la libertà di scegliere qualsiasi cosa voglio fare nella mia vita. Sono onesto e non sto facendo qualcosa di illegale, anzi. Semmai abbiamo già una crisi nello sport: passiamo da uno scandalo doping all’altro. Sappiamo che ci sono imbroglioni, ma non siamo noi».

Però prendere alcune sostanze per migliorare le vostre prestazioni non è barare?

«No. L’idea degli Enhanced Games non riguarda il barare. Negli Enhanced Games è permesso prendere sostanze legali, cioè sostanze che le persone usano nella medicina e che i dottori prescrivono per rendere la loro vita migliore. L’idea degli Enhanced Games è supportare il corpo senza abusare del corpo. Lo scopo è provare che gli avanzamenti tecnologici sono d’aiuto non solo per gli atleti, ma anche per gli uomini. E poi saremo completamente monitorati e prima ci sottoporremo a tantissimi test di controllo sulla salute».

Cosa volete scoprire?

«Vogliamo provare che un uomo di 36 anni può essere ai livelli di un atleta di 26. Si tratta di usare la scienza per aiutare gli atleti. Noi sportivi a volte non mangiamo bene, a volte non dormiamo bene, perché il nostro corpo ha problemi con gli ormoni e non abbiamo abbastanza monitoraggio. Quante volte nello sport olimpico si controlla la salute? Non molti atleti hanno l’accesso per controllarla e monitorare cosa sta succedendo, quindi questa è l’idea».

E il suo obiettivo?

«Primo, l’obiettivo è vincere più gare possibili ed essere il più pagato. Secondo, di star meglio fisicamente perché se usi questo supporto ti darà maggiore longevità nello sport e nella vita. Terzo, avrò l’opportunità di cambiare la storia dello sport e usare i miei talenti per migliorarlo».

Ma comunque non è una missione per tutti.

«Solo chi ha già dimostrato sul campo di essere un atleta di alto livello può farlo. Non è per tutti. Per anni ho dedicato la mia vita a superare i limiti umani. Adesso vorrei diventare il primo uomo a scendere sotto i 22 secondi nella farfalla. Questa missione non è finita, si è solo trasformata».

Nella sua decisione ha pesato anche il futuro della sua famiglia.

«Non è stata una scelta facile, quando ho saputo dell’inserimento dei 50 farfalla per Los Angeles pensavo di non accettare visto che sognavo l’oro olimpico da quando avevo 9 anni. Ma poi ho pensato: come faccio a preparare un’Olimpiade e al tempo stesso pagare le spese per mantenere la mia famiglia visto che non abbiamo neanche un tetto sotto cui vivere? Lì ho iniziato ad analizzare quello che serviva per vincere. Ma per via della guerra la federazione non può aiutarmi. Non posso tornare a Sebastopoli, in Crimea, dove sono nato perché è troppo pericoloso. Allora con la mia famiglia abbiamo preso insieme questa decisione. Ho già vissuto una vita bellissima da nuotatore e ho la fortuna di avere una bellissima moglie, Daria, e un bellissimo figlio di 6 anni».

Dove vive?

«Sono stato per un periodo in America, mentre mia moglie e mio figlio erano in Austria prima, poi sono andati in Portogallo e ora vivono in Polonia. Io vivo in tutto il mondo, non ho una casa. Vorrei stare il più possibile con la mia famiglia, ma mi sto allenando anche in posti diversi».

L’australiano Kyle Chalmers dice che i nuotatori guadagnano poco.

«E’ vero, il nuoto non è una professione, e non dovrebbe essere così. Il nuoto può essere l’opportunità, ma non è qualcosa che può darti soldi. Per esempio, non abbiamo la pensione, in Ucraina è di 100 dollari dopo 20 anni di sport».

Ma alla fine, chi glielo fa fare?

«Questa è una decisione da adulti. Proprio come l’alcool, le sigarette, ecc. Richiede età, maturità, istruzione e piena comprensione. Quello che sostengo è dare alla prossima generazione strumenti per pensare lucidamente, non avere paura ciecamente. Fare scelte consapevoli quando è il momento giusto, e rispettare strade diverse senza vergogna».

La strada non la porterà più al Settecolli, dove ha nuotato e realizzato l’ultimo record.

«Ho bellissimi ricordi del record al Settecolli, è stato uno dei migliori momenti della mia vita. Amo l’Italia ed è il mio Paese preferito. Ho vissuto lì tre anni e mezzo. Ho molti amici e molto supporto dagli amici italiani per questo ho la responsabilità di spiegare a voi che non si tratta di mancanza di rispetto, non si tratta di dire che gli sport tradizionali non sono buoni. Si tratta di scelta e responsabilità, di essere trasparenti e onesti».

© RIPRODUZIONE RISERVATA

© RIPRODUZIONE RISERVATA

Moda e Tendenze, ogni martedì
Iscriviti e ricevi le notizie via email

Exit mobile version