Papa Francesco ieri pomeriggio è tornato dal suo ottico di fiducia a via del Babuino a cambiare le lenti degli occhiali. Ne aveva bisogno, da qualche tempo le trovava un po’ deboli nella lettura e così ha telefonato direttamente ad Alessandro Spiezia per fissare un appuntamento. Come un cliente qualsiasi. «Naturalmente gli ho subito detto che sarei andato io da lui in Vaticano, ma non ha voluto sentire ragioni». Dall’altro capo del telefono la voce era piuttosto perentoria: «Lei si è già disturbato già due volte, verrò nel pomeriggio». E così la solita utilitaria targata SCV si è fermata all’orario pattuito davanti al civico 199. Sono scesi i gendarmi, hanno estratto dal baule la sedia a rotelle e il Papa è stato portato nello storico negozio.
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LA VISITA
In pochi minuti un tranquillo pomeriggio estivo, in quel tratto di strada centrale e particolarmente battuta dai turisti, si è formata una gran folla con la gente che si spintonava per sbirciare all’interno, catturare qualche immagine col telefonino, mentre i gorilla si affrettavano a fare cordone e tenere a distanza di sicurezza i curiosi. «Tutta queste persone sono per me?». Il Papa sembrava assai divertito sfoderando la sua solita ironia: «Anche se sono morto mi fa piacere se la gente viene».
«Santità mi pare pure normale, lei è una delle persone più importanti al mondo, è il padre dell’umanità e, se mi consente, mi pare il minimo che possa accadere». Intanto Luca, il figlio dell’ottico preparava gli strumenti necessari e faceva accomodare quel cliente particolare sulla postazione per verificare le diottrie. «Un controllo normale. Probabilmente anche in considerazione all’operazione di cataratta cui si è sottoposto alcuni anni fa». Spiezia insisteva perché sostituisse anche la montatura e non solo le lenti ma Bergoglio non ha voluto sentire ragioni. «No no, va benissimo questa. Sono un conservatore, non la voglio cambiare».
La signora Annamaria, moglie del titolare, poco prima di uscire, veniva presentata per l’ennesima volta al Pontefice.«La conosco, la conosco» ha commentato ridendo il Papa.
Il rapporto che si è instaurato con questa famiglia — da quando nel 2013, agli inizi del pontificato, uno dei segretari si presentò nel negozio per riparare un paio d’occhiali — è evoluto in amicizia. Ogni anno, il 13 dicembre, per la festa di Santa Lucia protettrice della vista, Spiezia con un gruppo di colleghi varca il confine vaticano. Ogni volta vengono ricevuti in una saletta di Santa Marta dove restano a chiacchierare per un’oretta. «Gli facciamo sempre un sacco di domande. Si capisce che si diverte, ama il contatto con le persone, avere scambi fuori dal protocollo, ascoltare e trascorrere momenti leggeri».
In mezz’ora ha fatto tutto, il tempo necessario per ritornare con gli occhiali nuovi che ovviamente ha voluto pagare. «Ha accettato solo un piccolo sconto ma tanto lo sa che l’incasso di questa vendita andrò a versarlo alla sua associazione vaticana che aiuta i poveri».
BANCONOTA
Spiezia mentre racconta si fruga in tasca ed estrare il portafoglio con dentro diversi santini e una banconota da dieci euro. «La vede questa? La conservo da allora, quando venne la prima volta a farsi cambiare una asticella rotta. Mi disse: il lavoro va pagato. Da allora la conservo e la porto con me». Una sorta di portafortuna, una reliquia, un talismano.
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«Pensi che un giorno mi è stata persino fatta una proposta commerciale da certe persone di promuovere una collezione di occhiali da chiamare col nome del Papa. Come esistono le collezioni Gucci, Rayban o Persol. Ovviamente li ho cacciati fuori dal mio negozio. Le amicizie non vanno strumentalizzate. Mai». La prossima volta che si rivedranno probabilmente sarà a cena. «Mia moglie lo ha invitato ci ha promesso che verrà. So che gli piace la pizza, gli faremo trovare la più buona che c’è».
© RIPRODUZIONE RISERVATA
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