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Papa Francesco, alla Camera silenzio e applausi. Meloni: «Con lui niente barriere»


ROMA«Papa Francesco era un uomo che sicuramente sapeva essere determinato, però quando parlavi con lui non esistevano barriere. Non creava distanza con il suo interlocutore. Con lui eri a tuo agio e potevi parlare di tutto. Potevi aprirti, potevi raccontarti, senza filtri, senza timore di essere giudicato. Così lui poteva vedere la tua anima, poteva vederla a nudo. Voleva ascoltarti, come se per lui significasse dire “Io ci sono per te”. Lo faceva per tutti, lo faceva con tutti. E ti faceva sentire prezioso, in quanto unico e irripetibile, come ogni essere umano che nasce sulla terra». Stretta nel suo tailleur nero, Giorgia Meloni interviene in Aula alla Camera per ricordare Papa Francesco. Il pontefice che ha imparato a conoscere e ad amare in questi due anni e mezzo alla guida del Paese. Lei, devota a Wojtyla e ammaliata da Ratzinger «il gigante» (copyright Giorgia Meloni), è arrivata alla corte di Francesco inizialmente mossa da curiosità condita da una sincera dose di diffidenza. Ma in lui ha trovato, sin da subito, la spontaneità inattesa, il conforto nei momenti difficili, l’amico che non si aspettava di incontrare. Ecco perché la premier teneva ad esserci, ieri in Parlamento riunito in seduta comune — i due presidenti, Ignazio La Russa e Lorenzo Fontana, a presiedere insieme commossi, seduti l’uno di fianco all’altro -, per ricordare il Papa «degli ultimi», come in molti interventi è stato definito il pontefice, in un Aula solennemente silente. Una morte che ha toccato tutti, ma che non è riuscita a superare le divisioni, gli steccati tra le due curve dell’emiciclo. Meloni è l’ultima ad intervenire, prima di lei si susseguono i contributi di maggioranza e opposizione. Alcuni pungenti. Come quello della segretaria dem Elly Schlein, che punta il dito contro «l’ipocrisia di chi non ha mai dato ascolto ai suoi appelli» e oggi piange lacrime di coccodrillo. Meloni porta le mani davanti agli occhi, volge lo sguardo al cielo. Ma poi con un gesto fermo della mano stoppa brusii e qualche timida protesta levatasi dai banchi della maggioranza. Non è il giorno delle polemiche, è il giorno in cui le istituzioni ricordano Franciscus, il pontefice ma anche «un uomo che, per me personalmente, ha rappresentato molto di più», il ritratto intimo che Meloni restituisce all’Aula. Ed è per questo che, quando Matteo Renzi, suo acerrimo nemico, prende la parola ricordando aneddoti, momenti condivisi con Bergoglio, Meloni annuisce e sorride, tributandogli uno dei suoi applausi più sentiti. Quando l’ex premier ricorda la preghiera del buonumore, amatissima da Bergoglio — “dammi o Signore, una buona digestione ed anche qualcosa da digerire”, recita — Meloni si commuove e raccoglie. «“Non perda mai il senso dell’umorismo” è stata anche l’ultima cosa che mi ha detto», torna a ricordare la presidente del Consiglio. «C’era un senso profondo anche in questo, ovviamente. La sua allegria contagiosa, fino all’ultimo, era un insegnamento sull’amore per la vita, e su come si assolvono alcune missioni. Disse ai pellegrini “è triste vedere un prete, un religioso, un monarca inacidito”. Credo — aggiunge la presidente — che il senso fosse che non puoi guidare gli altri se non sai trasmettere gioia per quello che fai. E Papa Francesco sapeva trasmettere la gioia, la passione, per la sua missione. Ne sapeva trasmettere anche la difficoltà, e questo dava alla sua allegria un valore molto più grande». Meloni ricorda la sua ultima presenza in Piazza San Pietro — quella stessa piazza che lei attraverserà poco dopo, per omaggiare il feretro dell’amico pontefice — quando «ha impartito la benedizione Urbi et Orbi e abbracciato i fedeli . E ha sintetizzato, nelle semplici parole sussurrate al suo infermiere: “grazie per avermi riportato in piazza” la cifra forse più significativa del suo intero pontificato».

DARE VOCE A CHI NON CE L’HA
«Il mondo ricorderà Papa Francesco come il Papa della gente, degli ultimi, degli invisibili, dei poveri, delle periferie fisiche ed esistenziali. Sapeva che con la sua voce poteva restituire voce a chi non ce l’aveva, e lo ha fatto anche rompendo gli schemi, perché diceva che “non devi avere paura di andare controcorrente se è per fare una cosa buona”. È così che il Papa venuto da lontano è riuscito ad arrivare fin dentro al cuore delle persone», dice raccogliendo l’applauso bipartisan dell’Aula. La premier ricorda anche l’impegno di Bergoglio, pacifista fino al midollo, per «la fine delle guerre che feriscono l’umanità, dalla “martoriata” Ucraina al Medio Oriente, passando per il Sahel. Lo ha fatto anche quando sapeva che alcuni avrebbero potuto non capire, e che le sue parole avrebbero potuto essere travisate e strumentalizzate. Ma i suoi molteplici appelli alla pace rappresentano per noi, oggi, un ulteriore monito alla responsabilità». Che in queste ore, sulla rotta Washington-Kiev, non sembrano aver colto nel segno. La speranza è che lo facciano sabato, quando in piazza San Pietro, ad omaggiare il Papa pacifista, ci saranno sia Trump che Zelensky.

Ileana Sciarra

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