Nel labirinto di misteri che da oltre quarant’anni avvolge la scomparsa di Emanuela Orlandi, emerge una voce fuori dal coro. È quella di Sophie, una giovane donna francese che tra la fine del 2021 e l’inizio del 2022, come racconta Gianluigi Nuzzi su La Stampa, ha inviato una serie di email dense di rivelazioni scioccanti: accuse di abusi, incontri con alti prelati, il coinvolgimento di Enrico De Pedis, e perfino l’esistenza di un dossier segreto custodito all’interno del Vaticano.
Le email che Sophie invia al giornalista si moltiplicano tra ottobre e novembre del 2021, arrivando a cadenza quasi oraria in certi giorni.
Afferma di parlare con il supporto spirituale della Curia di Avignone e, in alcune comunicazioni, scrive come se fosse Emanuela stessa, ricostruendo i momenti precedenti alla sua scomparsa.
Un incontro con De Pedis e monsignor Vergari
In uno dei messaggi più dettagliati, Sophie racconta a Nuzzi di aver incontrato, quel 22 giugno 1983, una macchina con a bordo due uomini: monsignor Vergari, rettore della basilica di Sant’Apollinare (poi risultato estraneo ai fatti), e Enrico De Pedis, boss della banda della Magliana (deceduto incendurato ndr). Dice che De Pedis le avrebbe offerto un lavoro come venditrice per un evento, con la promessa di guadagni elevati.
Secondo il suo racconto, avrebbe accettato di preparare una messa per Vergari quella stessa sera, e che De Pedis sarebbe passato a prenderla dopo la lezione di musica. Racconta di aver atteso l’auto fuori, di aver salutato un’amica prima di salire e di essere sparita da quel momento.
Accuse choc e un dossier top secret
Le affermazioni più gravi emergono nelle email successive. Sophie parla di molestie subite nei giardini vaticani da parte di un cardinale ancora in vita, e della partecipazione dello stesso a presunte orge avvenute in ambienti ecclesiastici. Aggiunge che il Vaticano custodirebbe un fascicolo segreto in una cassaforte, contenente intercettazioni, appunti e resoconti di incontri riservati nei giorni successivi al rapimento. «Emanuela è al centro di un tabù – scrive –. Le conseguenze per la Santa Sede, se venisse fuori la verità, sarebbero senza precedenti».
Minacce e paura: «Temo di essere rapita»
Man mano che le settimane passano, Sophie si mostra sempre più preoccupata. Racconta al giornaklista che dopo una visita a Milano avrebbe notato uomini sospetti aggirarsi attorno alla sua abitazione. «Temo che stiano aspettando un ordine. È un modo per mettermi pressione? Ho paura di essere rapita. Vi prego, aiutatemi». Tutte queste rivelazioni il giornalista le condivide con persone vicine a Pietro Orlandi, fratello di Emanuela. Ma la risposta della famiglia è fredda: «molte informazioni risultano già note, altre sono state smentite in passato».
La replica: «Non posso sapere se tutto è vero»
Nonostante la freddezza ricevuta, Sophie non si arrende. Afferma di aver agito con umiltà, di aver solo trasmesso quanto ricevuto da fonti spirituali. «Mi dispiace se alcune cose non corrispondono alla realtà. Non ho un interesse personale. So solo che Emanuela Orlandi vuole che suo fratello sappia la verità. Forse ho sbagliato nel modo, ma ho fatto del mio meglio». Nel suo ultimo messaggio, invoca lo Spirito Santo come guida per chi legge le sue parole. E lascia una convinzione: la chiave del mistero sarebbe nel legame tra la scuola di musica e De Pedis.
Una testimonianza fragile, tra fede e ombre
Sophie afferma di non essere nata al tempo della sparizione di Emanuela e di agire solo per amore della verità e della Chiesa. Le sue email oscillano tra rivelazioni mistiche e affermazioni già smentite, tra timore e fervore religioso. Resta il fatto che la sua voce – vera, falsa, ispirata o confusa – si aggiunge alle tante che, negli anni, hanno cercato di sciogliere il mistero di Emanuela Orlandi. Un mistero ancora senza risposte ufficiali, ma che continua ad alimentare ombre e sospetti tra le mura più segrete del Vaticano.
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