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ordinanze anti-spreco, stop notturni e multe fino a 500 euro


Non bastava metà Italia a corto d’acqua, sono arrivati anche gli incendi. Le temperature di fuoco hanno già messo in ginocchio il Mezzogiorno e in particolare la Sicilia, tra pozzi a secco, coltivazioni a rischio e turisti in fuga dagli alberghi a corto d’acqua soprattutto nella Valle di Agrigento. A Fiumefreddo si sta valutando l’ampliamento dell’uso dei pozzi per la provincia di Catania e Messina. E da lunedì l’acqua sarà razionata a Palermo. L’allarme è scattato anche in Puglia, con il Foggiano e il Barese in prima linea. Con tanto di costi esorbitanti per l’acqua indispensabile reperita dalle cisterne (30 euro a metro cubo). Ma ora anche il centro-Italia sta finendo nella morsa della siccità. E le temperature attese nei prossimi giorni non fanno ben sperare. Il ministro della Salute, Orazio Schillaci, ricorda l’importanza di bere acqua per anziani e fragili. Di qui le contromisure avviate un po’ ovunque: dall’Abruzzo al Lazio fino alle Marche, sono corsi ai ripari con una raffica di ordinanze. In Puglia c’è il tavolo regionale permanente per l’emergenza irrigua. E in Sicilia il blocco delle centrali idroelettriche.

Una fotografia amara, l’ennesima, che aggiunge nuove criticità al quadro complesso dell’emergenza climatica. Secondo l’Agenzia europea dell’Ambiente, negli ultimi quattro decenni, le condizioni meteorologiche estreme sono responsabili di mezzo trilione di perdite economiche e di vittime umane comprese tra le 85 e le 145 mila. In Italia, invece, si legge nel Pnacc, il Piano nazionale di adattamento ai cambiamenti climatici, i fenomeni di dissesto geologico, idrologico e idraulico, costano più di due miliardi l’anno. I danni arrivano a un miliardo in Puglia solo negli ultimi due anni secondo le stime di Coldiretti Puglia, con raccolti dimezzati dalle ciliegie al grano, passando dalle olive al miele. Cia Sicilia Orientale e Confagricoltura Catania chiedono ristori per gli agricoltori della Piana di Catania. Ci mancavano solo gli incendi. Dal 15 giugno «sono stati 15mila gli interventi complessivi per incendi boschivi e di vegetazione», dice il centro operativo nazionale dei Vigili del Fuoco, oltre il 30% in più dell’anno scorso nello stesso periodo. E oltre 10mila ettari di terreno sono andati a fuoco nel 2024, quasi 8.400 soltanto nell’ultimo mese, favoriti dalla siccità. Per l’analisi Coldiretti su dati Effis, ogni rogo pesa per oltre 10mila euro all’ettaro.

LE CONTROMISURE

In Abruzzo l’emergenza è scoppiata da Chieti. Il sindaco ha chiesto tre autobotti per distribuire acqua. E gli stop notturni dell’erogazione lasciano all’asciutto migliaia di famiglie nelle prime ore della giornata. Del resto, la disponibilità idrica è diminuita del 40% e si calcola che ogni minuto la domanda di acqua sia di mille litri inferiore alla disponibilità reale. Ma inizia a preoccupare anche Pescara, dove pesa l’aumento delle presenze estive. Anche qui, le chiusure notturne lasciano a secco interi quartieri. Ai limiti della rete si somma l’inefficienza degli impianti privati, serbatoi e autoclavi. Nella Valle Peligna, in provincia dell’Aquila, invece, sono previste tre macrozone nelle quali l’erogazione scatterà a rotazione con interruzioni del servizio irriguo per permettere il riempimento della vasca di compensazione. Ma per evitare al massimo gli sprechi è stato firmato anche un protocollo d’intesa tra il prefetto dell’Aquila e i sindaci della provincia. E ancora, è un’estate da incubo nel Viterbese, nel Lazio. L’ultimo comune a ricorrere alle autobotti è stato Gallese, mentre continua il monitoraggio ai corsi d’acqua.

IL BILANCIO IDRICO

I dati parlano chiaro: il livello delle sorgenti è in netto decremento (-40% a Piancastagnaio). Tutta colpa del livello medio di precipitazioni che registra un deficit del 20% rispetto alla media storica 2022-2024. Disagi a macchia di leopardo per il calo della portata sono poi registrati a Sermugnano, frazione di Castiglione in Teverina e a Montefiascone fino ad arrivare a Viterbo. Passando alle Marche, secondo l’agenzia regionale Amap, manca all’appello quasi un quarto della pioggia che mediamente, a oltre metà dell’anno, è caduta nell’ultimo trentennio. Così le ordinanze anti-spreco prevedono anche multe, come ad Ascoli, fino a 500 euro per chi non si attiene a un uso responsabile. Anche qui c’è anche la sospensione notturna per una ventina di Comuni tra il Piceno e il Fermano. Di fronte a questi numeri la serie di misure tampone delle autorità locali sembrano non bastare. «Le autorità di bacino sono gli enti che possono aiutare il Paese a governare l’emergenza siccità affidando loro la pianificazione dell’approvvigionamento idrico primario e lasciando solo la gestione locale alle regioni», spiega al Messaggero il commissario straordinario nazionale, Nicola Dell’Acqua che sarà audito oggi alla Camera. «L’unico strumento per la pianificazione degli interventi», ha continuato, «è quello del bilancio idrico da redigere a livello di distretto in una visione più ampia che superi diatribe locali e regionali». Inoltre, «servono nuove infrastrutture. Non se ne fanno da settant’anni in Italia». Il governo si è già mosso con il piano Pniissi (Piano nazionale di interventi infrastrutturali e per la sicurezza del settore idrico) con 250 milioni per rifunzionalizzazione di invasi e progettazione. È un primo passo.

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