10.08.2025
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Politics

ora il cessate il fuoco, poi si tratta


Cessate il fuoco subito, solo poi possono aprirsi i negoziati. È tarda sera quando i leader europei condensano in un comunicato congiunto la posizione dell’Ue sul futuro dell’Ucraina. «I negoziati possono solo aver luogo nel contesto di un cessate il fuoco o di una riduzione delle ostilità» si legge nella nota firmata dalla premier Giorgia Meloni e da Merz, Macron e Tusk, insieme ad Ursula von der Leyen e il presidente finlandese Stubb. «Il percorso per la pace non può essere deciso senza l’Ucraina». Un messaggio forte diretto a Donald Trump dopo una giornata di fitti contatti diplomatici. Ruotata intorno all’incontro, anticipato dal Messaggero, fra il vicepresidente americano JD Vance e i consiglieri per la sicurezza nazionale a pochi chilometri da Londra.

I PALETTI EUROPEI

«Apprezziamo gli sforzi di Trump per fermare le uccisioni in Ucraina, finire la guerra di aggressione russa e raggiungere una pace giusta e duratura» scrivono i leader europei allungando la mano al Tycoon che venerdì prossimo incontrerà in Alaska Vladimir Putin. Poi però piantano paletti chiari per la trattativa. Uno svetta su tutti: «I confini internazionali non possono essere modificati con la forza». Un assist a Zele nsky, che proprio ieri mattina ha rigettato la proposta di Trump di uno «scambio di territori» con i russi. Ed ecco il secondo paletto: «L’attuale linea del confine dovrebbe essere il punto di partenza dei negoziati» scrive Meloni con gli alleati europei. Tradotto: cessino le armi e nessuna concessione territoriale prima di sedersi al tavolo delle trattative.

È la linea difesa dai consiglieri europei che ieri hanno incontrato Vance nella Chevening House, la residenza del ministro degli Esteri inglese Lammy. Per l’Italia presente il consigliere diplomatico della premier Fabrizio Saggio. Due ore e mezza a conclave — collegati anche il segretario di Stato Rubio e gli inviati Witkoff e Kellogg — per preparare lo storico summit di Ferragosto tra Putin e Trump. Vance ha spiegato che il Tycoon americano «vuole parlare di persona con Putin e gestirla lui», è convinto di riuscire a smuovere lo zar. Ma l’Europa vuole stare al tavolo e dire la sua. Come fa capire in serata con la nota congiunta. «Siamo determinati a promuovere i nostri interessi comuni», spiega Meloni con gli altri tre, chiedendo «garanzie di sicurezza robuste e credibili che permettano all’Ucraina di difendere la sua sovranità e la sua integrità territoriale». Ancora, a scanso di equivoci: «L’Ucraina è libera di scegliere il suo destino». Una presa di posizione netta che parla a Trump ma soprattutto a Putin. Che stando alle indiscrezioni degli ultimi giorni è pronto a chiedere l’intera Ucraina orientale in cambio di uno stop ai combattimenti.

Posizioni ancora lontanissime. Nei colloqui tra Mosca e Washington non sarebbero poi state discusse l’occupazione della centrale nucleare di Zaporizhzhia, né le posizioni tenute dai russi negli oblast di Kharkiv, Sumy, Dnipropetrovsk e Mykolaiv. E non è chiaro, nota l’Institute for the study of war, cosa intendesse Trump quando ha ipotizzato «qualche scambio di territori a beneficio di entrambi». Putin starebbe «offrendo deliberatamente una proposta concepita per essere inaccettabile per l’Ucraina, al fine di ritardare le sanzioni e anche negoziati significativi per il cessate il fuoco». In sostanza, nei piani di Putin l’Ucraina sarebbe costretta ad abbandonare la sua “cintura fortificata”, la principale linea difensiva nell’oblast di Donetsk dal 2014, senza alcuna garanzia che i combattimenti non riprendano.

IL FRONTE

Questa cintura, lunga 50 km, ha resistito per 11 anni, composta «da 4 grandi città e diversi paesi e insediamenti da nord a sud sull’autostrada H-20 Kostyantynivka-Slovyansk, con una popolazione complessiva prebellica di quasi 381mila persone». Slovyansk e Kramatorsk costituiscono la metà settentrionale e fungono da importanti nodi logistici per le forze ucraine.

Kramatorsk serve come centro amministrativo provvisorio dell’oblast di Donetsk ed è una grande città industriale. La metà meridionale è costituita da Druzhkivka, Oleksiyevo-Druzhkivka e Kostyantynivka. Per l’intelligence britannica, la Russia nel mese di luglio avrebbe conquistato circa 500 km quadrati di territorio ucraino, principalmente attorno a Pokrovsk. Il resto, Putin vorrebbe prenderselo con la mediazione di Trump. L’Europa ieri sera ha risposto con un secco no. Si riparte da qui. 


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