07.09.2025
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Economy

Ora i soci del patto di Piazzetta Cuccia aderiscono all’offerta lanciata da Siena


Per i manager di Mediobanca e l’amministratore delegato Alberto Nagel è un nuovo smacco. Il pattista Pierluigi Tortora ha deciso di aderire all’offerta pubblica di scambio lanciata dal Monte dei Paschi di Siena sulla banca d’affari milanese, che ha ormai superato il 30%. Un messaggio di “game over” per l’accordo che per anni ha governato Mediobanca. Nella seconda metà di luglio, mentre altri aderenti all’accordo di consultazione tra i soci storici di Piazzetta Cuccia cedevano le proprie quote, Tortora e la sua Plt Holding, la cassaforte della famiglia che opera nel settore delle rinnovabili, compravano titoli. Azioni, ha riferito l’agenzia Radiocor, ora portate in adesione all’ops promossa dall’istituto senese. Entrato nel capitale di Mediobanca a febbraio dello scorso anno, compensando assieme ad altri innesti l’uscita degli Angelini dal sindacato storicamente vicino al management, Tortora ha portato a Mps la sua intera partecipazione dell’1,1%. In totale 9,5 milioni di azioni delle quali 4 milioni rientrano nell’intesa di sindacato che continua ad assottigliarsi, con soci storici che con il tempo si sono smarcati. Crepe e movimenti c’erano stati già nei mesi passati, benché l’accordo sia di mera consultazione e non ci sia alcun obbligo a votare compatti.

I MOVIMENTI

A giugno i pattisti si divisero sul giudizio rispetto all’offerta di scambio lanciata da Mediobanca su Banca Generali, bocciata senza appello dall’assemblea dei soci lo scorso 21 agosto. Nelle settimane successive l’accordo di consultazione ha via via ridotto il proprio peso. A febbraio raggruppava l’11,87% del capitale. Trascorsi sette mesi la consistenza è scesa sotto il 7%.

Prima ad uscire è stata la famiglia Acutis che contava su una quota dello 0,27% attraverso Vittoria Assicurazioni. Tra l’inizio di luglio e fine agosto ci sono state poi nell’ordine le uscite di Mediolanum e del gruppo Ferrero. Quest’ultima è l’operazione più recente, segnalata da Mediobanca sabato scorso con l’aggiornamento periodico della consistenza dell’accordo di consultazione, adesso fermo al 6,91% del capitale. Il 26 agosto il gruppo Ferrero ha infatti venduto l’intera partecipazione dello 0,41%. Alla ulteriore limatura del peso dei pattisti ha contribuito nei mesi anche la serie di cessioni portate avanti dai Lucchini. Soltanto la scorsa settimana la quota in mano alle due società della famiglia, la Sinpar e la Ginpar, è scesa dallo 0,42% allo 0,37% comunicato venerdì scorso. A febbraio erano allo 0,56%.

Le vendite sono continuate anche con l’inizio della settimana. Lunedì Sinpar e Ginpar hanno ceduto rispettivamente 47.283 e 23.643 titoli al prezzo medio ponderato di 20,7 euro.

Sempre lunedì a vendere è stata la Aurelia della famiglia Gavio: 225mila azioni a un prezzo ponderato di 20,75743 euro. E contemporaneamente hanno acquistato opzioni call con un sottostante di 45mila azioni.

Dallo scorso inverno il disimpegno dei Gavio dal patto, al netto di operazioni in derivati, si è tradotto in una quota passata dallo 0,62% allo 0,14%. Il colpo più forte è però arrivato a inizio luglio, quando sul mercato è andato l’intero pacchetto del 3,49% in mano a Mediolanum, prima della vendita maggiore componente dell’accordo.


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