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ora Conte non faccia passi indietro


Raccontano che l’euforia di Elly Schlein sia montata minuto dopo minuto. Spoglio dopo spoglio. «Siamo 6 a 0», esplode la segretaria dem a metà pomeriggio quando, oltre alla già conquistata Cagliari (al primo turno), al carniere del Pd e del campo largo si aggiungono Firenze, Bari, Campobasso e poi Perugia e Potenza strappate al centrodestra.

«Questo è il segno che la strategia scelta è vincente», festeggia Schlein corsa a telefonare per congratularsi a Sara Funaro e Vito Leccese, «siamo davanti a risultati clamorosi, abbiamo vinto pressoché dovunque». Dunque, per dirla con il capogruppo dem in Senato, Francesco Boccia: «Ora si va avanti così, continuiamo sulla strada tracciata. Continuiamo e continueremo testardamente a cercare l’unità, con chi c’è…». E al Nazareno chiosano: «Dopo le elezioni europee che hanno visto una bella affermazione del partito, ecco le prime amministrative con Elly segretaria. Niente male, no?!».

Schlein, che dopo l’attacco ad Antonio Di Caro a Bari era scesa in prima linea, coglie anche l’occasione per rispedire al mittente le accuse del centrodestra: «Volevano inchiodarci sulla questione morale», confida ai suoi, «invece siamo rinati proprio da Bari. Abbiamo dimostrato che su etica e moralità non siamo attaccabili: la questione morale non ci sfiora».

LA COALIZIONE

La cifra di questa giornata, segnata anche dall’amarezza per aver perso Lecce, è rivendicare il ruolo del Pd come partito guida della coalizione. Lo sottolinea Debora Serracchiani: «È l’identità forte del Pd che trascina il campo largo alla vittoria». Sulla stessa posizione Boccia: «Abbiamo dimostrato che la linea politica proposta da Elly è quella che vogliono gli elettori e che quando guidiamo una coalizione unitaria, ricostruita dopo la sconfitta alle elezioni del 2022, si vince e si batte la destra».

Tutti, compresi Boccia e Serracchiani, parlano però di «vittoria plurale». E Matteo Ricci, ex sindaco di Pesaro appena eletto eurodeputato, pur rimarcando «l’identità forte del Pd», avverte: «Il nuovo centrosinistra non può prescindere da Sinistra, Verdi e 5Stelle. Come non può fare a meno delle energie locali che queste elezioni comunali e le Europee dimostrano essere la nostra vera forza».

L’euforia spinge i dem a escludere rotture con i 5Stelle. A dare per certa la replica del campo largo alle elezioni regionali in Umbria e presto in Emilia Romagna.

«Sono convinto che Conte resterà al timone del Movimento, che la sua linea prevarrà: non c’è altra strada per i grillini, se non quella di restare alleati con noi», dice Ricci. E aggiunge Chiara Braga, capogruppo dem alla Camera: «In questi anni, dopo le divisioni del 2022 che hanno portato Meloni alla vittoria, i 5Stelle hanno potuto constatare l’evoluzione della coalizione. Mi auguro che non venga meno il loro impegno a costruire un’alternativa al centrodestra alle sue politiche che contrastiamo ogni giorno assieme in Parlamento».

LA STRATEGIA

Il collante, secondo i dem, saranno i referendum. In primis quelli sull’Autonomia differenziata e il premierato. «Su questi temi parliamo la stessa lingua noi e i 5Stelle», certifica Braga. «Quei referendum saranno un fattore di saldatura dell’alleanza, Meloni ci sta dando una mano», aggiunge Serracchiani. E Boccia: «Dobbiamo continuare a essere uniti nella battaglia contro premierato e autonomia e sui temi rilevanti che interessano al Paese come lavoro sanità e ambiente». Tant’è, che c’è pure un’altra cosa che trova tutti i dem d’accordo: «Un aiuto per la vittoria è arrivata dalla decisione scellerata della destra», per dirla con Schlein ai suoi, «di dare il via libera all’autonomia differenziata».

Per vincere nel 2027, però, non basta andare compatti alla battaglia contro le riforme targate centrodestra. C’è da sperare, nonostante gli scongiuri, che i 5Stelle non tornino alle origini con la defenestrazione di Conte a opera di Virginia Raggi o di qualcun altro: Giuseppi, insomma, è diventato un santino da tutelare. E c’è da rimettere assieme i cocci del centro moderato che alle Europee si è inabissato. «È assolutamente indispensabile riorganizzare quell’area superando le divisioni tra Renzi e Calenda. Ciò è possibile valorizzando le tante energie locali collegate al civismo e alle liste civiche», azzarda Ricci. Impresa impossibile, secondo i più, finché in campo resteranno i due autodistruttori di quel che fu il Terzo Polo.

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